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Il Foglio sportivo

L'oro che manca a Sofia Goggia

Stefano Vegliani

Una lunga serie di infortuni, con la capacità di guardare sempre avanti. La campionessa azzurra spiega i suoi miracoli: “Chi pensa che io non abbia paura si sbaglia di grosso”

“Con tutte le botte che hai preso hai sempre una buona cera”. “Si ottima direi…” Questo scambio di battute era il dialogo della pubblicità di una cera, interpretato a cavallo tra fine anni Sessanta e inizio anni Settanta dai comici Brutos. Sofia Goggia, nata nel 1992, non può ricordarla, ma ha apprezzato la citazione e ha risposto sorridendo così a Il Foglio Sportivo: “Ritrovo in questo slogan il filone della mia carriera”.

 

                      

 

“In agosto pensavo fosse tutto finito”, ricorda Goggia. Il 5 febbraio del 2024 durante un allenamento a Ponte di Legno si era fratturata tibia e malleolo. Nel pomeriggio della stessa giornata era stata operata e la frattura ricomposta con una placca e sette viti. La carriera della campionessa olimpica del 2018 è costellata di infortuni, il primo addirittura a 15 anni con la rottura del crociato, quando aveva già promesso che un giorno sarebbe diventata Campionessa Olimpica. “ho quattro ossa riparate – ricorda Sofia – che fanno parte di lunga serie di infortuni, ma guardo sempre avanti. Questa è la mia forza, ma questa volta ho veramente temuto di non farcela. Quando ho messo i bastoncini fuori dal cancelletto di partenza a Beaver Creek, però, sapevo che ero pronta”. Il 14 dicembre sulla Birds of Pray (letteralmente “rapace”), trecento tredici giorni dopo quell’infortunio che poteva mettere fine alla sua carriera è arrivato un fantastico secondo posto in Discesa seguito il giorno seguente da un successo in SuperG.

Proprio come un rapace non si è fatta sfuggire la preda del podio. Senza paura? “Chi pensa che non abbia paura si sbaglia di grosso, la supero senza guardare indietro, tutti si infortunano, ma il destino non è in grado di spostare il talento e la forza mentale. Quella sono io. Tengo sempre a mente un detto di Eraclito: nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo. Chiedersi il perché non ha senso, bisogna avere la forza di invertire il paradigma, allora si può trovare la pace. In fondo, se penso alle mie condizioni di qualche mese fa, mi sento graziata”.

Dal 4 al 16 febbraio a Saalbach in Austria nella regione del salisburghese, non lontano in linea d’aria dalla più famosa Kitzbuhel si tengono i Campionati mondiali con Goggia impegnata in tre gare: Super G il 6 febbraio, Discesa l’8, Slalom gigante il 13, a caccia di quella medaglia d’oro che ancora le manca: “Non mi piace pensare in questi termini”, dice convinta la campionessa, “certo so che è una cosa che potrei raggiungere, ma non la definirei una magnifica ossessione, perché le ossessioni bloccano e logorano, diventano incubi. È giusto avere dei desideri, e il desiderio è ben presente: l’ossessione è sintomo di insicurezza, il fuoco dentro è dei principianti, i giusti affrontano gli impegni con calma interiore”.

I risultati della stagione fino a qui per un’atleta che in agosto faceva fatica a camminare, hanno dell’incredibile. Nelle prime due gare, come abbiamo già visto, sono arrivati un secondo e un primo posto, poi si è classificata terza in Super G a Sainkt  Moritz, prima a Cortina in Discesa, seconda a Garmish, sempre in Discesa; il peggior risultato il settimo posto nel Super G sulla pista delle Olimpiadi 2026. Con lei sul podio, o nei dintorni, c’era anche Federica Brignone. Sono loro due le star in tuta azzurra per i prossimi Mondiali.

Non sono più come il topo e il gatto, si abbracciano senza remore e si ritrovano spesso a dividere gli spazi: “A Cortina siamo tornate in albergo molto tardi dopo tutto il cerimoniale per il podio in discesa, le interviste e quant’altro. Abbiamo finito di pranzare alle due e quaranta, un breve riposo in camera, ma alle tre e mezza eravamo già in palestra, io e lei. Abbiamo ancora fame, un dettaglio che, unito a una dedizione al lavoro pazzesca che ci accomuna, compone un mix esplosivo”.

Peccato che la due giorni preolimpica di Cortina sia stata in parte offuscata dal successo dell’ex sciatore Jannik Sinner all’Australian Open, ma questo non modifica la rilevanza mediatica di Goggia e Brignone: “Io e Jannik siamo finiti assieme sulle prima pagine come re e regina e questa è stata una enorme soddisfazione”, ci tiene a precisare Sofia: “È la dimostrazione che non abbiamo nulla da temere dai suoi trionfi nel tennis, è incredibile quello che fa. Sinner mi piace perché trasmette autenticità e questo amplifica le sue imprese. I giornali ci hanno sempre dato spazio, non è contro Sinner che dobbiamo combattere, ma contro lo strapotere del calcio.”. Parola di una tifosa dell’Atalanta. Gasperini l’ha addirittura citata come esempio di determinazione.

Lindsey Vonn avversaria storica, ma anche amica sincera, intanto e tornata a gareggiare, con alterni risultati, ma sfiorando pure il podio a Sant Anton. Sarà tra le avversarie ai Mondiali. Quarant’anni e non sentirli? “Le ho proprio chiesto a cosa è dovuto questo come back – racconta Goggia – la risposta è stata semplice: mi ha detto che dopo la ricostruzione del ginocchio ha raccolto sensazioni che negli ultimi anni della carriera non provava. Tutti i dolori erano spariti! Sa quello che fa e nulla l’appaga come sciare. Io sono per il massimo rispetto per le scelte personali. Sorrido se penso che molti di quelli che la criticano fanno esattamente la stessa cosa da anni. Escludo che la imiterò, però in questo momento non mi do limiti, ma il giorno che abbandonerò gli sci da gara sarà per sempre. Sicuramente però non sarà subito dopo le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026”.  

Martedi 4 la prima prova della Discesa libera ci darà le prime sensazioni delle nostre atlete. Alle finali dell’anno scorso Brignone ha vinto lo Slalom gigante, Nadia Delago è arrivata terza in Discesa, mentre Sofia Goggia era immobilizzata in convalescenza. La pista non è una classica della Coppa del mondo, è stata poco frequentata, magari verrà in aiuto il libro recente regalo della mamma Giuliana  “Il codice segreto de Il Vangelo” di Igor Sibaldi. “Non l’ho ancora aperto, ma me lo porto dietro, voglio sapere di più sul Vangelo di Giovanni, sono convinta sia fonte di grandi insegnamenti”.

 

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