Imane Khelif esclusa dai Mondiali di boxe femminile. E Trump ne approfitta

Giovanni Battistuzzi

La decisione, sulla base dei test a cui la pugile algerina si era sottoposta nel 2023, è stata presa dall'Iba, la federazione che è stata privata del riconoscimento di organo di governo internazionale della boxe dal Cio. Ma alla Casa Bianca gongolano

La battaglia interna al mondo della boxe, che vede scontrarsi da una parte il Cio e dall'altra l'International boxing association (Iba), continua e a subirne le conseguenze è ancora una volta Imane Khelif, la pugile che ha conquistato l'oro nei pesi welter alle Olimpiadi di Parigi 2024. L'Iba ha escluso ancora una volta la pugile algerina dai Campionati del mondo di boxe femminile, in programma a Nis in Serbia, dall'8 al 16 marzo 2025. Era già accaduto nel 2023.

 

Secondo l'Iba “Imane Khelif non è idonea per i nostri Campionati del mondo, non soddisfa i criteri di ammissibilità. Il nostro regolamento tecnico stabilisce chiaramente i requisiti e i criteri per l'evento. Conduciamo test di idoneità di genere in modo casuale e li condurremo durante i Campionati del mondo qui", ha detto il segretario generale e ceo dell’Iba Chris Roberts.

   

Imane Khelif, che secondo l'Iba ha livelli di testosterone troppo elevati mentre secondo il Cio no, è la vittima, l'ennesima, dello scontro tra una federazione che vuole continuare a gestire la boxe alla sua maniera senza dover rendere conto a nessuno e il comitato olimpico che chiede invece trasparenza, a partire dai vertici.

   

Perché il problema, il più grande ma non il solo, è proprio il vertice della Iba, il russo Umar Kremlev.

  

Appena discreto pugile nelle categorie giovanili, diplomato all'Accademia statale di economia municipale e costruzione di Mosca, Kremlev è vicino a molti pezzi grossi dell'Fsb, il Servizio federale di sicurezza russo (l'erede del Kgb). Fu proprio grazie al supporto dell'Fsb che Kremlev riuscì a diventare segretario generale e poi presidente della Federazione pugilistica russa. E a costruire un impero composto di scatole cinese dai confini poco chiari.

   

Durante gli anni a capo della Federazione pugilistica russa, Umar Kremlev si scagliò contro la corruzione che affliggeva la boxe russa, favorendola ma in modo diverso. Venne per questo elogiato da Vladimir Putin che lo elesse a simbolo di "russità e rettitudine morale", proprio lui che si chiamava Umar Lutfulloyev, che aveva origini tagike e che cambiò nome per ricrearsi un'immagine pubblica dopo una condanna per estorsione nel 2004 e una per aggressione nel 2007.

   

Il 3 novembre 2018, Umar Kremlev è stato eletto (63 voti) nel comitato esecutivo dell'International boxing association, poi il 21 novembre 2019 è stato nominato presidente della commissione marketing. L'Iba, in quegli anni ancora Aiba, iniziò a ricevere nuovi e ingenti finanziamenti soprattutto da aziende russe legate al governo. Il 12 dicembre 2020, grazie anche ai successi commerciali, venne eletto presidente dell'Iba.

   

In poche settimane Kremlev cambiò il modus operandi di un'International boxing association che già non brillava per trasparenza, spostandone gran parte degli uffici da Losanna, in Svizzera, a Mosca, e gestendola nella prassi come un'azienda privata. La gestione interna e finanziaria dell'Iba è finita sotto indagine da parte del Cio, indagine che però si è arenata a causa del rifiuto di Kremlev di pubblicare e condividere documenti che obbligatoriamente l'Iba avrebbe dovuto mostrare al Comitato olimpico internazionale. Tanto che dal 2023 l'Iba è stata privata del riconoscimento di organo di governo internazionale della boxe e non è più riconosciuta dal Cio.

   

Il caso Imane Khelif è solo l'ultimo terreno di scontro tra Iba e Cio. Il più evidente, quello che ha portato a polemiche globali attorno a una pugile che ha la sola colpa di essere il perfetto capro espiatorio di un sistema che sta disintegrando il pugilato e rendendolo poco o per nulla credibile.

   

Nei giorni scorsi il nome di Imane Khelif è tornato alla ribalta dopo che Donald Trump, annunciando un ordine esecutivo per vietare che atlete transgender gareggino con le donne nello sport, ha citato il caso della pugile algerina, senza alcuna attinenza e fornendo una versione non corretta dei fatti. Trump ha così dato nuova enfasi alla polemica esplosa a Parigi, quando si era ipotizzato che la ragazza di Tiaret fosse nata maschio. "Chi può dimenticare le Olimpiadi dello scorso anno, dove un pugile uomo ha rubato la medaglia d'oro dopo aver brutalizzato le sue avversarie al punto che una campionessa", l'azzurra Angela Carini, "si è dovuta ritirare dopo soli 46 secondi". Il comportamento alle Olimpiadi di Parigi 2024 della pugile italiana, infatti, non ha fatto che dare alimentare uno scontro che con lo sport ha nulla a che fare. "Due donne che hanno completato la transizione hanno finito per vincere due medaglie d'oro", ha aggiunto Trump, allargando il discorso anche a Lin Yu Ting. Anche Lin era stata oggetto a Parigi di una disputa tra il Cio, che l'aveva autorizzata a competere, e l'Iba.

   

A Parigi, il viceambasciatore russo Dmitri Polyanski aveva definito il caso della pugile la dimostrazione del “danno ai diritti e alla dignità delle donne causato dall’agenda Lgbt che l’occidente impone con tanta aggressività al resto del mondo”. Una presa di posizione che aveva subito provocato la reazione indispettita dell'Algeria, un paese che è anche partner di Mosca in tanti settori, dall’economia alla difesa.

 

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