(Ansa)

Il Foglio sportivo

Ecco il Super Bowl tra le due squadre meno amate d'America

Roberto Gotta

Kansas City Chiefs e Philadelphia Eagles si sfidano per il titolo. La finale però è animata anche da un'altra domanda: chi sarà il più inquadrato tra Donald Trump e Taylor Swift?

Involontariamente profetica, in una delle scene iniziali di ‘Un americano a Roma’ la madre di Alberto Sordi - Nando Meliconi, di fronte all’ennesima farneticazione del figlio, esce dalla sua camera sbottando “arridaje co’ ‘sto Kansas City”. Un concetto che, rielaborato in un linguaggio meno nobile del romanesco si esprime con la cosiddetta ‘Kansas City Chiefs fatigue’, una sorta di sfinimento causato dai ripetuti successi della squadra, reduce da due titoli Nfl consecutivi e, questa domenica, potenziale protagonista della prima tripletta consecutiva di Super Bowl vinti, nella sfida contro i Philadelphia Eagles. Che è una rivincita della finale di due anni fa, vinta appunto dai Chiefs. In quella circostanza, fu decisivo negli ultimi minuti un fallo fischiato a un difensore di Philadelphia: fallo ammesso dal difensore stesso, James Bradberry, ma che ha costituito uno dei primi esempi di quello che una forte e sconfortante fetta di appassionati pensa, ovvero un favoritismo arbitrale nei confronti di Kansas City. Perché alla Nfl fa bene una ‘dinastia’, perché da un annetto e mezzo il rapporto sentimentale tra la popostar Taylor Swift e l’ottimo attaccante dei Chiefs Travis Kelce ha avvicinato al football una porzione demografica precedentemente meno calorosa e perché… beh, non si sa, ma gli indizi appena citati sono bastati a creare supposizioni rinvigorite, purtroppo, da alcune decisioni arbitrali rivedibili in occasione delle due partite di playoff vinte da Kansas City nelle scorse settimane. 


Il tema è stato addirittura il primo sottoposto al Commissioner Roger Goodell nell’incontro con i media che ha aperto i frenetici giorni pre Super Bowl a New Orleans: Goodell, ovviamente, ha smentito con forza, ma che altro poteva fare? L’ironia di tutto questo è che quando i Chiefs, espressione di una città e una tifoseria tra le più tradizionali e appassionate, avevano vinto il loro primo Super Bowl dell’era moderna, nel febbraio 2020, il loro successo era stato accolto con molto favore dalla maggioranza degli appassionati, perché voleva dire la fine del periodo di dominio dei New England Patriots di Tom Brady: che erano sì stati 10 anni senza vincere, 2005-2015, ma tra 2002 e 2019 si erano portati a casa sei titoli ed erano a loro volta stati sospettati di aiutini dagli arbitri, con l’aggravante di uno scandalo di spionaggio e un altro di manipolazione dei palloni che avevano portato a pesanti multe (mezzo milione di dollari, al coach Bill Belichick) e squalifiche (quattro turni, Brady). Un paradosso sopra l’altro, completato dal fatto che i tanti nemici dei Chiefs saranno costretti a tifare dunque per Philadelphia, che di per sé non è amatissima come squadra, ma soprattutto come città, vista dal resto degli Stati Uniti come eccessivamente fanatica e incivile dal punto di vista sportivo, teoria supportata da una lunga serie di fatterelli anomali per la mentalità americana, come insulti e lanci di oggetti a tifosi e giocatori avversari, nonché da un’aneddotica corposa, come ad esempio il fatto che a un certo punto i disordini furono così gravi che l’amministrazione comunale ricavò nel vecchio stadio, il Veterans Stadium, un mini-tribunale per sentenze rapide ai tifosi incivili, mentre nello stadio nuovo (o quasi: è del 2003) non c’è un’aula giudiziaria, ma ‘semplici’ celle di detenzione. Ecco allora perché un meme infantile ma efficace raffigura una mappa d’America con la suddivisione del tifo sbilanciata non pro-Chiefs o pro-Eagles ma pro-meteorite, per molti il male minore. 


Il tutto, al netto dell’eccellenza vera delle due squadre, che alla fine sono davvero risultate le più forti dei due grandi gironi in cui è suddivisa la Nfl. Tanto per dire, Pat Mahomes, il quarterback dei Chiefs, ha la possibilità di arrivare al quarto Super Bowl vinto, solo tre in meno del recordman Brady che però vinse il settimo a 44 anni, mentre Mahomes ne ha 29, mentre Philadelphia sfoggia un ragazzo, Saquon Barkley, che con la palla in mano corre come il vento e ogni volta che viene coinvolto può andare fino in fondo. È inoltre curioso come i Chiefs smentiscano una sorta di legge non scritta del mondo dello sport, ovvero che alle spalle di una grande squadra ci sia una struttura di altissimo livello: un sondaggio anonimo condotto dal sindacato giocatori ha rivelato quasi ogni anno che Kansas City lascia (relativamente) a desiderare, nel panorama di organizzazione e logistica impeccabile delle squadre Nfl, eppure i risultati arrivano. Una partita dunque impronosticabile che potrebbe battere l’ennesimo record di ascolti, anche per la curiosità della presenza di Donald Trump, primo presidente in carica ad assistere a un Super Bowl. Verrà inquadrato più lui o Taylor Swift, ossessivamente ritratta lo scorso anno a ogni tempo morto? Curiosità e basta, ma pure oggetto di scommesse. È America, in fondo.

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