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Foto LaPresse
Serie A
Dentro le crisi di Empoli e Parma
Partite bene, elogiate spesso, si ritrovano ora a cercare di evitare la retrocessione. Pecchia intanto è staro esonerato
C’era una volta il calcio d’agosto, amichevoli più o meno di prestigio ammassate una in fila all’altra e ritenute, per loro stessa natura, non necessariamente affidabili: mai giudicare un libro dalla copertina, mai valutare una squadra dal suo precampionato. Ma a forza di tirare indietro il momento del primo calcio d’inizio, il calcio d’agosto è diventato ufficiale. E così, a rileggere la classifica della terza giornata, certamente non indicativa ma comunque portatrice di un dato ufficiale, si scoprivano l’Udinese a quota 7, il Verona a 6, l’Empoli a 5 e il Parma a 4, quest’ultimo appena scottato da una clamorosa sconfitta al Maradona maturata soltanto in inferiorità numerica e con il malcapitato Delprato bombardato tra i pali al posto dell’espulso Suzuki.
E se i friulani hanno saputo più o meno mantenere la barra dritta, con alti e bassi inevitabili, fa abbastanza rumore il pessimo momento vissuto da Empoli e Parma, con i toscani che sono ancora in zona di galleggiamento soltanto perché i ducali, se possibile, stanno riuscendo a fare peggio. La squadra di D’Aversa non vince dai quattro gol rifilati all’Hellas, un’altra delle grandi illuse di inizio stagione: era l’8 dicembre. Da quel momento, il tassametro recita otto sconfitte e due pareggi, uno dei quali arrivato in una partita teoricamente da vincere a tutti i costi contro il Venezia. Soltanto sette giorni prima, il Parma aveva centrato quello che rimane il suo penultimo successo, un rocambolesco 3-1 contro la Lazio. In mezzo, un solo lampo di felicità, una capocciata di Valenti al minuto 98 di una brutta partita giocata col derelitto Monza, pure ridotto in inferiorità numerica per più di mezz’ora.
L’Empoli sembra aver innanzitutto perso brillantezza fisica e forse il tecnico D’Aversa sta incappando in uno dei suoi problemi ricorrenti: gironi di ritorno non all’altezza dopo andate illusorie. Numeri alla mano, parliamo di un tecnico che fino al giro di boa, in Serie A, ha accumulato 28 vittorie, 31 pareggi e 39 sconfitte, numeri lontanissimi da quelli dei gironi di ritorno (11-16-48). “Sarò matto, ma dopo questa sconfitta sono sempre più convinto che ci salveremo: l’atteggiamento sarà decisivo, ma noi abbiamo quello giusto”, ha detto D’Aversa dopo le tre reti subite dall’Udinese.
Discorso totalmente diverso va invece fatto per il Parma, partito con ambizioni di bel gioco peraltro ammirate in campo almeno fino alla fine di settembre e poi andato via via a scarnificare il suo calcio, tra decisioni cervellotiche, come la graduale sparizione dall’undici titolare di Bonny, e la scelta di far arrivare a gennaio un centravanti che è l’emblema di questa abdicazione, il pennellone supremo Milan Djuric, che si è infortunato: per lui stagione finita. Il Parma ha iniziato a sentire la paura, a viverla come un problema: a San Siro contro il Milan era arrivata una sconfitta manifesto, con il disastroso inserimento di Hainaut per Cancellieri dopo aver trovato l’1-2 con Delprato e il tracollo nei minuti finali. Dalla Roma (5-0 all’Olimpico il 22 dicembre) alla Roma (0-1 Soulé, qualche ora fa), il Parma si è scoperto fragile, incapace di attaccare e di difendere, colpito in praticamente tutti gli scontri diretti: sconfitta col Genoa, pareggio scialbo in casa col Venezia, ko interno col Lecce e scivolone a Cagliari. Perché “la paura è un odore, e i viandanti lo sentono”, come diceva Gaber. Intanto Fabio Pecchia è stato esonerato. Si vedrà se il sostituto riuscirà a sistemare le cose.