Gli scacchi presi con filosofia

Freestyle chess, e non sai mai bene come cominci

Enrico Adinolfi

Le regole generali e il movimento dei pezzi non cambiano, ma la loro disposizione cambia casualmente a ogni partita. Non si tratta di puro diletto, ma di spazzar via la preparazione teorica a inizio partita. Una geniale invenzione di Bobby Fischer

Freestyle chess. Non un ossimoro, piuttosto una variante eterodossa degli scacchi: le regole generali e il movimento dei pezzi non cambiano, ma la loro disposizione cambia casualmente a ogni partita (salvo i pedoni sulla seconda traversa, gli alfieri su case di colore diverso e il re fra le due torri). E’ nota anche come Chess960, dalle possibili combinazioni iniziali, o Fisher Random, dal suo ideatore, nientedimeno che Bobby Fischer. Oscar Wilde scriveva che la tradizione è un’innovazione ben riuscita, e il freestyle chess ha tutta l’aria di esserlo. Non si tratta di puro diletto o di bizzarria, ma di spazzar via la preparazione teorica a inizio partita. Questo era l’intento di Fischer: conservare il gioco, ma impedire che in esso si riduca lo spazio della creatività e dell’intuito in favore del lavoro domestico. Le considerazioni dell’americano sono più attuali che mai, dopo la prepotente irruzione dei computer. Per ogni professionista, avere oggi un programma potente nello studio delle aperture è diventato tanto fondamentale quanto un buon preparatore atletico per qualunque sportivo.


Fischer non ha avuto il tempo di vedere gli ultimi sviluppi della sua invenzione, e forse avrebbe storto il naso, ma a coltivarli al posto suo ci ha pensato un’altra leggenda vivente, Magnus Carlsen. Che il Freestyle chess sia non una stravaganza o un’impertinenza rispetto alla tradizione del “nobil giuoco” ma un’innovazione ben riuscita, lo dovrebbe dimostrare infatti il ciclo di tornei ad altissimo livello che Carlsen promuove fortemente e a cui partecipa personalmente, a partire dal 2024 Freestyle Chess G.O.A.T. Challenge. L’iniziativa si è ripetuta questo febbraio, e si è conclusa, sorprendentemente, con la vittoria del giovane tedesco Vincent Keymer, che è riuscito a battere Alireza Firouzja, Fabiano Caruana e lo stesso Carlsen. Keymer ha poi definito la sua vittoria come uno dei più grandi risultati della sua carriera da scacchista. Ottenuto non giocando propriamente a scacchi: innovazione ben riuscita, appunto.
Ma sul futuro delle innovazioni è sempre difficile far congetture. Si smetterà di giocare freestyle una volta lasciate alle spalle le diatribe in corso tra Carlsen e la Fide? Gli scacchi tradizionali saranno rimpiazzati, o almeno affiancati da questa variante? Alla maggior parte degli scacchisti non piace che si evochino simili scenari. Non c’è sport senza albi, classifiche, record, statistiche: avrà senso prolungarli sul nuovo terreno di gioco? Ma soprattutto: sono ancora scacchi? Quanto può variare una cosa, conservando lo stesso nome? Vecchie domande, nuove sfide. Certo è che uno dei giochi più antichi del mondo dovrà trovare prima o poi il modo di lasciar spazio alle novità, e di pensarsi diverso.

La partita: V. Keymer vs M. Carlsen, Freestyle Chess Grand Slam Weissenhaus, Semifinal: 1-0

  
La principale minaccia del Bianco è 38. Cxc7+ Dxc7 39. Txf3 gxf3 40. Txg8. Carlsen, col Nero, sbaglia difesa e gioca 37… c6. Riesci a vedere la mossa che dà vantaggio decisivo al B.?

  

   

Soluzione:

 

38. Da3! Il Nero non può giocare 38… Td7 per via di 39. Cf8; sceglie di dare la qualità con 38…Txe6, ma dopo 39. fxe6 Tc8 abbandona.

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