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La nota stonata #25

Una giornata di Serie A degna di Sanremo 2025

Enrico Veronese

Rallenta l’Atalanta fermata dal Cagliari, frena il Napoli che pareggia oltre i propri meriti in casa della Lazio, cade l’Inter dopo aver dominato per 70 minuti allo Juventus Stadium. Nulla cambia nell'alta classifica

Il ritmo delle cose del campionato di Serie A è un moderno decrescendo. Rallenta l’Atalanta fermata dal Cagliari, frena il Napoli che pareggia oltre i propri meriti in casa della Lazio, cade l’Inter dopo aver dominato per 70 minuti allo Juventus Stadium: una competizione tra virgolette, come i nomi dei calciatori nella maglia panafricana del Milan, in cui le poche ebbrezze vengono dagli atleti pluriruolo che una settimana fanno i braccetti e quella dopo i trequartisti, che giocano indifferentemente a destra e a sinistra, a patto di mantenere saldo lo schema di partenza, immutabile secondo troppi allenatori. Tutto cambi affinché niente cambi, come nel Festival della restaurazione.

   

A Sanremo di note stonate se ne sono ascoltate tante: per forza vince la “Balorda nostalgia” dell’”Amarcord”, di quando certe sguaiataggini nei richiami ai compagni uno come Gaetano Scirea non le aveva, mentre i presunti leader difensivi di oggi invece sì. E basta assistere al sussiego di Kyle Walker, uno che ha vinto tutto e vedendolo giocare si capisce perché, nel dover trattare la palla con centrocampisti confusionari senza educazione al ruolo (ma con molta energia). “Cuoricini” per il gioco di Cesc Fábregas, per la rinascita di Jurgen Ekkelenkamp, per la difesa di Davide Nicola, per gli “Incoscienti giovani” che appena schierati prendono le loro prime, evitabili espulsioni.

  


Questa è "La nota stonata", la rubrica di Enrico Veronese sul fine settimana della Serie A, che racconta ciò che rompe e turba la narrazione del bello del nostro campionato che è sempre più distante da essere il più bello del mondo


       

“Damme ‘na mano”, dice Claudio Ranieri al suo piede sinistro, buono, argentino: si chiami Paulo Dybala a Venezia o Matías Soulé a Parma, sbancate con rigori e punizioni, applicazione e provvidenza. Se c’è un Lucio Corsi in questo torneo, sta in riva al lago: Assane Diao ha il talento dalla sua, ma è underdog e non l’hanno visto arrivare, quando faceva la spola tra campo e panchina al Betis di Siviglia. Più o meno come non sono tecnicamente potuti arrivare i voti delle e dei calabresi in supporto a Dario Brunori Sas (primo globale al primo turno) durante il ballottaggio… altrimenti verrebbe raccontata un’altra storia, sai quante narrazioni da smontare.

   

Rumoreggia il teatro Ariston: ciò che è bello, come la voce di Giorgia (Todrani), può non essere anche giusto, ovvero riconosciuto. Ma anzi viene messo “Fuorilegge”: Mattia Zaccagni come Michel Platini nella finale di coppa Intercontinentale a Tokyo’85. Un gesto tecnico di rara bellezza – un minuto dopo il vantaggio napoletano –cancellato con un tratto di fuorigioco semiautomatico, che ha pizzicato il dorso dell’ala laziale dietro la linea della vita o della morte, qualche secondo prima che diventasse influente. Logico che a molte e molti piaccia che le cose vadano così, in violento decrescendo; ma per chi ama il calcio la risposta non può che essere “Grazie: ma no, grazie”.

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