L'esterno del Genoa Maxwel Cornet (foto LaPresse)  

Olive s3 e20

L'equivoco Maxwel Cornet

Giovanni Battistuzzi

L'esterno del Genoa una volta faceva l'attaccante centrale. Poi accadde qualcosa che lo portò a giocare all'ala e da centravanti non ci giocò più

Gli equivoci hanno sempre una data d’inizio, quasi mai una di scadenza. Sono cose che accadono tipo il crollo di un muro che non sta messo bene ma che ha resistito per anni. C’è sempre una spiegazione agli equivoci, solo che questa spiegazione non interessa a nessuno. 

 

L’equivoco Maxwel Cornet è iniziato il 7 febbraio 2014, dieci anni fa. Aveva diciotto anni, era un centravanti di buon livello e ottimo potenziale. Uno di quelli che ci sapevano fare col pallone, con gambe veloci, velocissime, e resistenti ai contrasti, la capacità di difendere il pallone e intravedere gli spazi buoni per farsi trovare libero. Nelle categorie giovanili aveva fatto gol a bizzeffe e parecchi ne aveva fatti fare. Quel giorno però Yeni Ngbakoto, che giocava all’ala destra di solito, non era stato bene in settimana, Bouna Sarr, che era quello che lo doveva sostituire, era infortunato. Così a giocare all’ala destra ci misero Maxwel Cornet. Perché se uno non è uno stangone, è veloce, ci sa fare col pallone e sa dribblare, può benissimo fare l’esterno. 

 

Quel giorno Maxwel Cornet fece un partitone. Cinquantanove minuti di galoppate sulla fascia, alcuni dribbling da esterno navigato, un paio di cross da ala di scuola brasiliana. 

 

Quel giorno sugli spalti del Stade Saint-Symphorien, a vedere Metz-Caen c’era anche un osservatore dell’Olympique Lyonnais che era lì per vedere giocare il ventitreenne Gaëtan Bussmann, ma che tornò a Lione con un solo nome in testa: Maxwel Cornet, “una strepitosa ala destra”. 

 

A fine stagione Maxwel Cornet venne acquistato dall’Olympique Lyonnais. L’allenatore Hubert Fournier lo presentò dicendo di essere contento “di avere con noi uno degli esterni più promettenti di Francia”. Maxwel Cornet però voleva fare l’attaccante, aveva sempre fatto l’attaccante e giocare davanti a tutti gli piaceva da matti e sentiva di essere fatto per quello.  

 

Hubert Fournier all’epoca però aveva riportato in Ligue 1 lo Stade de Reims e con una squadra di non eccelso valore aveva rischiato per due anni la qualificazione europea, giocando, almeno secondo L’Equipe, “il più bel calcio di Francia”. Per questo godeva di stima enorme e tutti lo stavano a sentire come fosse un novello Sacchi

 

Fatto sta che pure i commissari tecnici delle Nazionali giovanili francesi iniziarono a schierare Maxwel Cornet sulla fascia, anzi sulle fasce, perché Maxwel Cornet era mancino, ma pure con il destro ci sapeva fare. 

 

Maxwel Cornet non tornò più a giocare da centravanti. Si ritrovò a essere un esterno e a giocare all’ala, in esilio dalla sua zona di campo preferita, quella nella quale si sentiva più a suo agio e nella quale per anni aveva segnato valanghe di gol. 

 

Per anni Maxwel Cornet non ci pensò. Era diventato uno degli esterni più forti della Ligue 1 e andava bene così. Però giocando all’ala a un certo punto iniziò a sentire quello che dicevano gli spettatori. E gli spettatori avevano sempre qualcosa da ridirgli. Perché gli spettatori non solo sono ottimi allenatori, ma sanno sempre fare meglio di quelli che sono in campo. Fosse stato per lui sarebbe tornato in mezzo all'attacco a fare quello che aveva a lungo fatto: il centravanti. Ormai era un esterno però e iniziò a non capirci granché. E più non ci capiva granché, più si interrogava, e più si interrogava più non ci capiva granché.  

 

Finì che se ne andò in Premier League, così almeno non capiva che dicevano i tifosi. 

Finì che giocò un po’ bene, e molto bene: venne preso dal West Ham. Ma pure un po’ male. 

Finì che a stare in Inghilterra gli veniva la malinconia di casa, ma non della Francia, dell’Africa. 

Finì che finì a metà strada, a Genova, al Genoa

 

Finì che continua a fare l’esterno, ma quanto meno si può accentrare (e segnare, come ha fatto contro il Venezia), quanto meno il Genoa gioca con due attaccanti e si sa mai nella vita. Quanto meno c’è il sole. 

     


      

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.

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