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Foto Epa, via Ansa
in Europa
La sparizione di Milan, Atalanta e Juventus dalla Champions League
Rossoneri, neroazzurri e bianconeri elimanati da tre squadre assai lontane dal vertice calcistico europeo. Un altro fallimento del non modello italiano che sarà dimenticato prestissimo da un po' di marketing da calciomercato
Gli esaltati ed esultanti giubili dopo un calciomercato invernale di rilevanza europea, capace di portare in Italia di nuovo campioni del pallone, o quanto meno presunti e propagandati tali, si sono spenti definitivamente nella notte del 19 febbraio, dopo un'agonia di ben un giorno. Milan, Atalanta, Juventus, in perfetto ordine cronologico, sono state eliminate dalla Champions League. Mandate a casa, e senza scandalo, da Feyenoord, Club Brugge e Psv. Tre buone squadre, di quelle che però sono talmente lontane dal vertice del calcio europeo che non possono non essere battute. E invece...
Feyenoord, Club Brugge e Psv hanno una cosa in comune: sono tre squadre che corrono molto e sono capaci di darsi una mano. In Serie A di squadre che corrono e sanno darsi una mano ce ne sono pochissime. Una era l'Atalanta, ma ha smesso di correre e di darsi una mano dopo aver vissuto qualche settimana da capoclassifica in Italia e aver preso una sbornia talmente pesante da non essersi ancora ripresa.
Del perché in Serie A si corra meno che in Europa c'è pure una non decente letteratura scientifica che parte dagli anni Ottanta e arriva sino a pochi anni fa. I primi studi sostenevano che il maggior uso del pallone, gli esercizi sulla tecnica e il gioco difensivo rendevano meno necessaria la prestanza fisica che altrove. Avere in Serie A gente come Platini, Maradona, Zico, Junior, Falcão, Bertoni, Brady facilitava tutto, permetteva di correre di meno perché tanto la classe era talmente alta che un modo o un altro di segnare o far segnare l'avrebbero trovato. Ora di giocatori del genere non ce ne sono più, ma si corre comunque meno e peggio che altrove.
Se il problema fosse solo fisico però sarebbe risolvibile. C'è dell'altro e quest'altro è assai peggiore. Le squadre di Serie A tendono a darsi poco una mano. E non va inteso come capacità degli attaccanti di tornare in difesa a difendere. Si intende l'atteggiamento di non mandarsi a quel paese ogni due per tre, di essere parte di uno stesso spartito senza per forza dover fare in modo di prendere il sopravvento sugli altri strumenti. È tipico di quando si mettono troppi fighetti in un luogo. O peggio, quando tratti troppi calciatori da re assoluti del calcio, quando re assoluti del calcio non sono. Il problema della sovrastima del talento, dello strombazzamento del "GRANDE ACQUISTO", non è solo giornalistico. Parte prima di tutto dalle squadre, che provano a fare storytelling e soprattutto marketing per evitare di dover ammettere di essere impossibilitati ad avere in squadra anche solo un minimo del meglio che c'è in giro. E se non riesci ad arrivarci subito al meglio che ci sarà in giro e impiegare anni per formare il talento e soprattutto la volontà del giocatore - l'Inter l'ha fatto con Lautaro Martinez, Nicolò Barella, Alessandro Bastoni e Federico Dimarco - corri solo il rischio di accumulare fighetti che si sentono campioni, ma poi campioni non sono.
E così si finische che squadre di fascia media europea come Feyenoord, Club Brugge e Psv riescono a passare agli ottavi di finale di Champions League, mentre squadre di fascia media europea come Milan, Atalanta e Juventus no.
Solo l'Inter giocherà ancora in Champions League quest'anno. Giocherà perché si è qualificata direttamente agli ottavi, risultato che poteva facilmente raggiungere anche il Milan se non si fosse buttato via a Zagabria (il tanto vituperato Paulo Fonseca, almeno, in Europa aveva fatto molto bene, meglio senz'altro del celebrato salvatore Sérgio Conceição, colui che doveva cambiare gli equilibri del calcio italiano). Solo l'Inter, al momento, riesce a fuggire da questo continuo marketing calcistico sui giocatori. E i risultati si vedono.
Chi guida Figc e Serie A intanto è tranquillo al suo posto, si loda delle cinque italiane in Champions, dell'Inter finalista qualche anno fa, del ritorno dei presunti campioni in Italia. Silenzio, lasciamoli dormire, meritano un po' di riposo.