La vittoria non vittoria di Filippo Ganna alla Volta ao Algarve (foto Getty Images)

ciclismo

Volta ao Algarve. Se il gruppo sbaglia strada non può essere colpa di Ganna

Giovanni Battistuzzi

Nel finale della prima tappa della corsa portoghese il gruppo imbocca la strada sbagliata. Il corridore italiano no e vince. Vittoria che però gli è stata levata dopo l'annullamento della tappa. Una scelta sbagliata che toglie al ciclismo il principio che chi sta in piedi ha sempre ragione

Ieri a Lagos, sud del Portogallo, il gruppo che si stava preparando alla volata della prima tappa della Volta ao Algarve ha sbagliato strada a poche centinaia di metri dall'arrivo. Hanno sbagliato i corridori. Lo hanno sostenuto in molti, pure Arnaud de Lie che era nelle prime posizioni e che voleva e poteva vincere in volata. Hanno sbagliato i corridori, certo, ma gli organizzatori ci hanno messo del loro segnalando in modo non eccelso, diciamo così, il percorso di gara. Viene un po' da ridere a vedere le immagini: tre quarti del gruppo nel controviale, fuori dal percorso di gara, e un quarto del gruppo, quello dei lesti e degli scaltri, o quanto meno quelli che hanno seguito i timidi segnali degli sbandieratori di percorso, ritrovarsi da ultimi, o quasi, a primi. C'era qualcosa di carnevalesco. Il periodo è quello giusto.

 

Il più lesto e il più scaltro è stato Filippo Ganna. Il corridore italiano della Ineos si è alzato sui pedali, ha accelerato, ha iniziato a pedalare alla maniera dell'Inseguimento individuale su pista. Ha dato tanti metri in poche centinaia di metri a tutti i rimasti nel rettilineo d'arrivo. Quello giusto.

 

Filippo Ganna ha vinto. Di forza e di merito. Di scaltrezza e per distacco. O almeno sull'asfalto. Perché in realtà Filippo Ganna non ha vinto. Almeno sulla carta. Tutto è stato annullato, la tappa è stata annullata. Gli organizzatori si sono presi la colpa di tutto, anche dell'errore del gruppo. Ha spiegato Arnaud de Lie: "La situazione nasce dal fatto che il corridore che era in testa ha seguito la moto davanti a noi mentre entravamo nell'ultima rotonda, dove era stata messa la deviazione. Anche il punto in cui è stata posizionata la deviazione era dove doveva essere. Abbiamo fatto una ricognizione del finale di questa tappa due volte negli ultimi giorni e sapevamo che dovevamo andare a sinistra nella rotonda, ma all'improvviso tutti si sono spostati a destra e a quel punto devi seguire il resto del gruppo, altrimenti potresti causare la caduta degli altri corridori".

    

Ed è ingiusto che sia accaduto. Perché va contro le regole che dicono che "In caso di incidente debitamente constatato, negli ultimi tre chilometri di una tappa in linea, il o i corridori coinvolto/i è/sono accreditato/i del tempo del o/dei corridori in compagnia del o/dei quali si trovava/trovavano al momento dell'incidente. Il suo o i loro piazzamento/i sarà/saranno quello/i con cui ha/hanno superato la linea d'arrivo. È considerato incidente ogni evento indipendente dal controllo da parte del corridore della sua biciclette o delle sue dalle capacità fisiche (caduta che coinvolga più corridori, problema meccanico, foratura) e dalla sua volontà di mantenersi con i corridori con cui si trova al momento dell’incidente".

   

Quanto accaduto ieri è ingiusto, carnevalesco, una commedia che solo per fortuna non si è trasformata in tragedia. Perché fuori dal percorso di gara le strade sono aperte, e in un controviale accanto al viale di arrivo di una tappa di gente ce ne è molta e non solo spettatori, anche addetti ai lavori, curiosi non troppo interessanti. Passare a oltre cinquanta chilometri all'ora in strade aperte può essere pericolosissimo per l'incolumità dei corridore e delle altre persone. 

 

È andata bene a tutti, o quasi. Tranne che a Filippo Ganna che ha avuto l'unica colpa di aver rispettato il percorso di gara, quindi le regole.

   

Un tempo si sosteneva che chi sta in piedi ha sempre ragione, che insomma se uno cade, magari il favorito, e la corsa la vince un altro non è colpa del vincitore se è andata così e che la corsa comunque se la è meritata poiché è quanto meno rimasto in sella. Se si toglie questo principio il principio non ha da esistere. Se il gruppo ha sbagliato si prenda le sue responsabilità. Se non ha sbagliato gli orgnizzatori si prendano le loro responsabilità. Certo non è possibile far pagare a chi non ha sbagliato gli errori altrui. Il risultato è stato falsato? Sì. E allora? Anche una caduta falsa il risultato e non si può annullare ogni corsa durante la quale qualcuno cade.