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Il foglio sportivo - il ritratto di bonanza

Diritti e doveri di Ademola Lookman

Alessandro Bonan

E' giusto pretendere di non essere denigrati. Ma il dissing con Gasperini chiama in causa anche le responsabilità dell'attaccante. E l’accettazione di pubbliche reprimende, soprattutto da parte di chi ti ha reso un calciatore migliore

È tutta colpa del poeta con la chitarra in mano, che quella storia di Nino l’ha fatta conoscere a mezzo mondo. Perché se è vero che i panni sporchi si lavano in famiglia, poi non ci lamentiamo se gli stessi panni, sciacquati nel segreto delle quattro mura, sanno poco di bucato. Il dissing (ormai l’ho detto) tra Gasperini e Lookman, al di là di come sia stato poi ricomposto, mette in risalto una questione ormai centrale nelle società di calcio: la comunicazione. Gasperini la gestisce in modo proprio, seguendo un istinto che lo porta spesso ad assumere posizioni estreme. Giusto o sbagliato che sia, ne viene fuori uno spaccato autentico del gruppo, nel quale la regola del “sacro spogliatoio” viene infranta costantemente in nome di un principio: comandano Gasperini e i Percassi, tutto il resto conta poco. Nello specifico, Lookman si è risentito delle parole del suo allenatore, dimenticando però di chiedere scusa per non avere rispettato un suo dovere. In una squadra di calcio non conta l’“io”, conta il “noi”. Lookman era euforico per aver segnato dopo l’ingresso in campo. Credo si sia sentito importante, più importante degli altri, e così ha chiesto il pallone ed è andato sul dischetto. I rigoristi designati, Retegui e De Ketelaere, invece di impedirglielo lo hanno accettato, con una reazione comprensibile.

 

Gasperini avrebbe potuto usare altre parole per sottolineare l’errore di Lookman e invece ha sparato ai giornalisti la verità in maniera cruda, senza intorpidirsi la lingua con l’anestetico della diplomazia. Probabilmente ha sbagliato, ma c’è una considerazione da fare. Dalla Champions escono soprattutto l’Atalanta e l’allenatore, con un danno tecnico ed economico notevole, mentre le ricadute su Lookman sono minime. È spiacevole ma necessario ricordare che questa estate Lookman voleva andarsene al Paris Saint-Germain, ingolosito dal gesto analogo di Koopmainers. Non ci era riuscito per l’offerta decisamente inadeguata dei francesi. In quella circostanza la società rimase spiazzata, Lookman non aveva mai dato segni di insofferenza. Fu messo fuori squadra per un po’ e poi reintegrato, senza nessuna accusa ufficiale.

Non risulta che il giocatore si sia mai scusato con Gasperini per un comportamento che in quel momento (ma anche oggi) parve fortemente irrispettoso nei confronti dell’allenatore, dei dirigenti, dei compagni e di tutta la città che lo ha amato e adottato. È importante ogni tanto sottolineare i diritti dei giocatori – e quello di sentirsi denigrato dalla frase “il peggior rigorista” forse lo è – ma anche i doveri. Tra questi l’assunzione di responsabilità e l’accettazione di pubbliche reprimende, soprattutto da parte di chi ti ha reso un calciatore migliore. Perché è anche da questi particolari che si giudica un giocatore.