Il nuovo allenatore del Feyenoord, Robin van Persie (foto Epa, via Ansa)

nei Paesi Bassi

Il quarto ritorno a casa di van Persie

Marco Gaetani

L'ex attaccante di Arsenal e Manchester United è il nuovo allenatore del Feyenoord che contro l'Inter giocherà gli ottavi di finale di Champions League

“Sono tornato a casa per la quarta volta”, ha detto Robin van Persie prendendo la guida tecnica dell’amato Feyenoord, il club che aveva conquistato da ragazzo, dopo aver fatto tutta la trafila giovanile nell’altro club della città, l’Excelsior, e lo aveva consacrato come giovane promessa in grado di lanciarsi nella stratosfera della Premier League con Arsenal e Manchester United, quindi riaccolto come profeta in patria a 35 anni, infine puntato su di lui come collaboratore tecnico e allenatore delle giovanili per dare il via a una nuova carriera. Il contesto che raccoglie a livello tecnico non è dei migliori, eppure il Feyenoord si ritrova agli ottavi di Champions League, avendo sfruttato alla perfezione il caos del Milan per centrare una qualificazione insperata. Ma perché la società di Rotterdam ha deciso di puntare su un allenatore con uno storico di neanche 30 panchine in carriera, vale a dire quelle alla guida dell’Heerenveen nella prima metà della stagione?

 

L’obiettivo dichiarato dalla società è di cercare di rimettere in piedi quello che era stato il lavoro di Arne Slot, andatosene in estate per accettare la corte del Liverpool, e uno dei primi riferimenti nelle parole di van Persie è stato proprio Slot, come se l’esperienza del danese Priske in questi mesi non fosse esistita: “Qui ha fatto un lavoro incredibile, ha alzato il livello della squadra e sono onorato di poter lavorare nel solco che ha tracciato: per me è un vantaggio allenare ragazzi che apprezzavano il lavoro di Arne”. Il van Persie allenatore ha mostrato idee offensive a tratti estreme, che sicuramente si sposano meglio con la qualità del Feyenoord rispetto a quella modesta dell’Heerenveen: “Il suo modo di vedere il calcio si allinea perfettamente con i nostri obiettivi: combinare un gioco d’attacco e ben strutturato con intensità, coraggio e determinazione”, ha spiegato il CEO del Feyenoord, Dennis te Kloese, nel giorno della presentazione. Ma l’ex bomber della nazionale olandese ha dalla sua anche il lascito di antichi maestri: “Ho lavorato con Wenger e Ferguson, che rendevano tutto il più semplice possibile. Il loro lavoro era straordinario, perché il calcio è tutto tranne che semplice. Loro, che allenavano cercando di assecondare un determinato stile di gioco, riuscivano a rendere tutto facile: è quello che ho cercato di rubargli”.

 

Il debutto, in casa con il Nec, non è andato benissimo, uno 0-0 che non ha di certo migliorato la classifica di una squadra che si ritrova a una distanza incolmabile dall’Ajax capolista (-14). Nella doppia sfida con l’Inter, agevolata dalla decisione della Federcalcio olandese di dare al Feyenoord più tempo per la preparazione facendo saltare la gara di campionato posta tra i due incontri europei, van Persie dovrà decidere quale anima far prevalere: se la sua, portata a un calcio offensivo, o quella che contro il Milan ha visto il Feyenoord, durante l’interim di Pascal Bosschaart, strappare il pass mescolando difesa e contropiede, in un esercizio di sanissimo pragmatismo. “Farò tutto il possibile per ripagare la fiducia del club. Al Feyenoord dedicherò giorno e notte”, ha detto “Rvp”, come veniva siglato in Inghilterra, in un altro passaggio chiave della conferenza. Per van Persie, questa, è l’occasione della vita.

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