Tadej Pogacar solo al comando della Strade Bianche 2025 (foto LaPresse)  

a Siena

Tadej Pogacar ha vinto la Strade Bianche 2025

Giovanni Battistuzzi

Il campione del mondo è caduto in discesa, si è rialzato, ha raggiunto Tom Pidcock e poi lo ha staccato sullo sterrato di Colle Pinzuto. Terza vittoria per lui in questa corsa: gli intitoleranno un settore di sterrato

Va riconosciuto a Tom Pidcock una certa dose di consapevolezza delle proprie abilità, di menefreghismo dello status quo, di immaginazione. Sul settore di sterrato di Monte Sante Marie non solo non ha perso la ruota di Tadej Pogačar, ha attaccato. Per primo. A poco più di ottanta chilometri dal traguardo della Strade Bianche C’entra niente il coraggio in tutto questo. Tom Pidcock vuole essere un parigrado del campione del mondo. Lo rispetta, lo teme, ma sa che il ciclismo va in maniera stramba e non sempre il più forte vince. E allora tanto vale fare il possibile per mettere in difficoltà anche chi di solito in difficoltà non va mai. 

Tom Pidcock aveva bisogna di una botta di libertà per ritrovare se stesso, per sfuggire dalla tristezza dell’impiegato della bicicletta. Ha lasciato la Ineos, uno squadrone, è andato alla Q36.5 Pro Cycling Team, che squadrone non è, pur di sentirsi libero di correre alla sua maniera per tornare a vincere

Oggi ci è andato vicino, molto vicino. Secondo dietro Tadej Pogačar. 

 

Tadej Pogacar con Tom Pidcock (foto LaPresse)
    

Il campione del mondo ha dovuto faticare e soffrire per vincere Strade Bianche, la sua terza Strade Bianche: avrà un settore con il suo nome, come Fabian Cancellara, l’unico con lui e prima di lui ad aver vinto tre volte la corsa degli sterrati toscani. 

Tadej Pogačar a diciannove chilometri dall’arrivo ha accelerato sulla ghiaia di Colle Pinzuto, lo ha fatto gradualmente, ha percepito il fiato di Tom Pidcock diventare affannato. In quel momento la gradualità si è trasformata in bruta violenza. In cinquanta metri ha staccato Tom Pidcock di venticinque. 

Ha trovato la solitudine tra la polvere ancora una volta. L’ha ritrovata con la maglietta lacerata sulla spalla e sporca di verde sulla schiena, con i pantaloncini bucati su coscia sinistra e natica destra. Anche i campioni cadono a volte. Pure Tadej Pogačar. Questa volta per un errore banalotto: una curva presa troppo stretta, la bicicletta troppo inclinata, la gravità che vince. Giusto la gravità può battere Tadej Pogačar alla Strade Bianche

La caduta, le botte, il sangue, quasi non si vedevano però mentre Tadej Pogačar pedalava avvolto da urla, applausi e solitudine. Il suo incedere era elegante alla solita maniera, un movimento quasi perfetto: dinamismo di un ciclista. A piazza del Campo a Siena Tadej Pogačar è arrivato solo, festante, vincente.

     

L'arrivo vincente di Tadej Pogacar a Siena (foto LaPresse)  
       

Tom Pidcock c’è rimasto male. Sperava di reggere botta in salita, di arrivare con il campione del mondo ai piedi di via Santa Caterina e lì sperare. S’è intristito, ha rischiato la deriva, di farsi riprendere da un Tim Wellens arrembante. Poi si è ripreso. In fondo non è poi così male chiudere al secondo posto. O almeno non è così male quando a vincere è Tadej Pogačar. 

Tra loro, con loro, a lungo è rimasto pure Connor Swift, più intruso che terzo incomodo. Un gigante da pianura e inseguimenti tra due scricioli di talento. 

Era andato in fuga al mattino. Aveva staccato i suoi compagni d’avventura, poi si era messo a ruota di Tadej Pogačar e Tom Pidcock. Ha retto sino a quando ha potuto, ossia ben oltre la naturale capacità di sofferenza. Non è più corsa per lungagnoni la Strade Bianche, non è più una corsa da Fiandre che si è trovata per caso in Toscana. È altro, più simile alle Ardenne, ma nemmeno troppo. È altro, qualcosa di unico. Uno spettacolo di polvere e ciclismo. 

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