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i conti del pallone

Il calcio europeo è sempre più indebitato

Francesco Caremani

Secondo l’ultimo report annuale dell’Uefa The European Club Finance and Investment Landscape i debiti delle squadre ammontano a 28,1 miliardi di euro, con un aumento del 9 per cento rispetto all’anno precedente

Sedici anni dopo il fair play finanziario ha fallito il suo obiettivo. Quando fu introdotto dall’Uefa, fortissimamente voluto dall’allora presidente Michel Platini, nel settembre del 2009 tra i punti cardine c’erano: stimolare l’autosostenibilità delle società, soprattutto a lungo termine, stimolare la crescita delle infrastrutture, incoraggiare le società a competere soltanto entro i propri introiti, accertarsi che le società onorino gli impegni finanziari nei tempi prestabiliti. All’epoca i debiti dei club europei si aggiravano intorno al miliardo di euro, poco più, e preoccupavano per la futura sostenibilità dell’intero sistema calcio, tra sentenza Bosman e globalizzazione. Secondo l’ultimo report annuale dell’Uefa The European Club Finance and Investment Landscape nel 2023 i debiti del calcio europeo ammontano a 28,1 miliardi di euro, con un aumento del 9 per cento rispetto all’anno precedente e perdite cumulative per 1,2 miliardi. Cifre che secondo gli analisti certificano la bolla speculativa del football, lì dove alla crescita del giro di affari crescono anche le perdite.

 

Gli stipendi dei calciatori hanno raggiunto nel 2023 i 13,2 miliardi di euro, più 3 per cento rispetto al 2022, anche se pesano ‘solo’ per il 49 per cento sui ricavi totali, mentre nel 2022 pesavano per il 54 per cento e nel 2021 per il 58 per cento; l’indizio che c’è un trend e che forse la pandemia qualcosa ha insegnato alle governance calcistiche. Di contro sono aumentati del 20 per cento gli stipendi per staff tecnici e amministrativi che ammontano a 4,8 miliardi, alla voce costi operativi.

   

I debiti, però, restano il problema principale con un aumento continuo: erano 23,1 miliardi nel 2021, 25,6 nel 2022 per arrivare a 28,1 e la previsione è un ulteriore crescita capace di portarli oltre i 30 miliardi. E non è una buona notizia. La maggior parte di questi è con le banche – pessima notizia – e ammontano a 11,6 miliardi, più 53 per cento rispetto al 2019, pre pandemia. Il calciomercato ne registra 7,9, più 39 per cento rispetto a cinque anni prima. Quelli verso proprietà e investitori sono 4,8 miliardi, più 39 per cento rispetto sempre al 2019; dove sicuramente il Covid ha dato il suo contributo negativo come per il resto dell’economia mondiale. Secondo le stime dell’Uefa proprio questa è la parte dei debiti destinata a crescere in maniera importante, più 28 per cento nel 2024, certificando quello che pensano molti analisti e cioè: che una società che contrae debiti con gli investitori è la fotografia della pura speculazione finanziaria. Quello che il calcio è diventato oggi, sempre più in mano ai fondi d’investimento.

   

The European Club Finance and Investment Landscape, però, ha registrato anche alcune buone notizie per il calcio europeo come il sorpasso dei ricavi commerciali sui diritti televisivi, questi ultimi nel 2023 hanno raggiunto la cifra di 8,2 miliardi – considerando che la Premier League continua a registrare cifre record a ogni rinnovo – contro gli 8,9 dei ricavi commerciali, che erano 6,8 nel 2021 e 7,7 nel 2022, con una crescita stimata nel 2024 del 12 per cento. Crescono anche i ricavi da stadio, 4 miliardi nel 2023, che nel 2021 erano di 0,5 e nel 2022 di 3,1, dato questo contaminato dalla pandemia; nel 2024 è previsto un aumento dei ricavi da stadio dell’11 per cento. Considerando il periodo 2009-2024, cioè dall’introduzione del fair play finanziario, i ricavi commerciali sono cresciuti del 166 per cento, quelli dai diritti televisivi del 131, mentre i soldi che i club ricevono dall’Uefa sono aumentati del 367 per cento, anche se solo del 10 per cento nell’ultimo quinquennio.

 

Quest’ultima cifra dice molto sulla Champions League, in attesa di capire quanto ricaveranno le società dalla nuova formula con più partite, quindi maggiori ricavi da stadio, commerciali e dai diritti televisivi. Da un punto di vista prettamente commerciale, quindi, l’Uefa ha vinto la propria scommessa con la riforma delle coppe europee, Champions in testa, dall’altra però l’azione del fair play finanziario che avrebbe dovuto contenere i debiti pare definitivamente esaurita.

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