Rosario Maria Russo

Il Foglio sportivo

Fare il calciatore in paradiso. Il viaggio calcistico di Rosario Maria Russo è arrivato a Vaunatu

Edoardo Cozza

Il calcio, certo, ma c'è tempo anche per il turismo, girovagare per il mondo sta formando Russo non solo dal punto di vista calcistico, ma anche umano. L’esperienza con l’Ifira Blackbird e con la Champions League oceanica sarà un bel banco di prova

Nei mesi primaverili gli indigeni dell’Isola di Pentecoste, una delle 83 isole che compongo lo Stato insulare di Vanuatu, si legano con una corda e si lanciano da tralicci in legno dell’altezza di 30 metri per sfiorare con la testa il terreno e renderlo così più fertile per la raccolta delle patate dolci e assicurarsi di restare in salute e di non avere difficoltà fisiche durante la stagione delle piogge. Questo rituale, che si chiama land diving (o Nanggol in Bislama, ovvero la lingua creola ufficiale di Vanuatu), è considerato l’antesignano del bunjee jumping: un’attività sportiva estrema che non ispira Rosario Mattia Russo, calciatore 26enne italiano: non proverà l’ebbrezza di tuffarsi nel vuoto (“lo lascerò fare ad altri”), ma in questa primavera 2025 sarà in campo con una squadra di Vanuatu, l’Ifira Blackbird, in un torneo che si chiama Champions League, ma è ovviamente quella dell’Oceania. 


Siciliano di origini, ma cresciuto nella Marche, Russo muove i primi passi da calciatore nel settore giovanile del Matelica, dove gioca prima di qualche esperienza nei dilettanti italiani e di iniziare le sue avventure estere: la settima divisione in Spagna, poi la Svezia (tesserato, ma non scenderà in campo per disguidi burocratici), la Mongolia, la Nuova Zelanda (esperienza subito interrotta per un problema familiare) e adesso Vanuatu, dove fa parte della rosa di una società di proprietà di una delle principali compagnie di shipping del paese: “Ho uno spirito avventuriero e girare per il mondo mi permette di avere uno status da professionista che in Italia non avevo raggiunto”, racconta Rosario mentre porta avanti la preparazione con la sua nuova squadra, con ritmi a cui si sta pian piano abituando: “Qui il calcio è praticamente un hobby: i miei compagni lavorano in porto e in pausa pranzo mangiano al volo e ci alleniamo tutti insieme per un’oretta. Non c’è molta applicazione, soprattutto dal punto di vista tattico c’è molto da crescere: se ci fosse più tempo a disposizione il livello si alzerebbe molto. Sul piano tecnico – sottolinea Russo – si punta molto sul possesso palla e sull’atletismo, che qui è una dote di natura. Io mi sto adattando anche al gran caldo”.  


L’esperienza con l’Ifira Blackbird e con la Champions League oceanica sarà un bel banco di prova: “Il livello della squadra in cui gioco è quello dell’Eccellenza italiana, ma affronteremo compagini molto forti, come l’Auckland City che parteciperà anche al Mondiale per Club: insomma, sarà un modo per testarmi anche a livello internazionale” afferma il 26enne che sogna ancora la Nazionale: “Almeno in amichevole, ma non posso negare che sarebbe bello indossare la maglia azzurra. Poi può capitare che prenda la nazionalità di qualche paese in cui gioco e allora valuterei la possibilità di esordire con un’altra selezione”. Allenarsi a Vanuatu significa anche prendere confidenza con le usanze locali: “Prima e dopo gli allenamenti e le partite si prega: ci si mette in cerchio, mano nella mano, e lo si fa tutti insieme. Ovviamente io partecipo, ma prego in italiano: non capisco la loro lingua” confida il difensore. 


Il calcio, certo, ma c’è tempo anche per il turismo in un paradiso terrestre: vive con un compagno di squadra francese con cui, al netto dell’oretta di allenamenti in quella che per gli altri è una pausa pranzo, ha la possibilità di godersi i luoghi più suggestivi dell’isola “tra cui la Blue Lagoon: è spettacolare”. Girovagare per il mondo sta formando Russo non solo dal punto di vista calcistico, ma anche umano: “Mi guardo intorno qui in queste isole e cresco tantissimo anche solo osservando: chi vive qui ha la casa, il cibo, ma non è come noi occidentali che sentiamo il bisogno di uno smartphone, di una macchina di lusso, di un orologio alla moda. Anche i bambini si divertono con poco: al mare giocano con le infradito, gli basta questo. Tutto questo mi sta insegnando molto”. La concentrazione adesso è alta sull’avventura a Vanuatu, ma Rosario ha già altri obiettivi in mente: “Avevo il desiderio di vivere un’esperienza in Mongolia e ci sono riuscito, purtroppo ho interrotto quella in Nuova Zelanda, ma mi piacerebbe giocare negli Stati Uniti: il calcio lì sta crescendo tantissimo, hanno ottime strutture e la considero una possibilità interessante per il futuro”. 


E quando sarà il momento del ritiro, le idee sono chiare: “Allenare è un mio obiettivo e pian piano spero di raggiungerlo. Vorrei allenare in posti esotici: l’Africa, che per un calciatore è più difficile da raggiungere, o in Paesi dove non ci sono campionati locali, ma solo le nazionali: come Tuvalu o Palau”. Niente salti nel vuoto, il bunjee jumping (moderno o tradizionale) Rosario Mattia Russo lo lascia ad altri. Per ora naviga con una rotta sicura: l’approdo è Vanuatu, ma l’esplorazione del mondo continua. Non per mari, ma per campi di calcio. 

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