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Formula 1

A Melbourne un altro psicodramma Ferrari

Fabio Tavelli

Errori di configurazione della vettura e scelte strategiche scellerate hanno penalizzato Charles Leclerc e Lewis Hamilton. Lando Norris ha vinto il primo Gran premio della stagione

George Russell oltre a evidenti doti di guida ne ha anche alcune insospettabili di predittore. Con margini di errore davvero molto stretti. Due anni fa alla prima gara disse che la Red Bull le avrebbe vinte tutte. Sbagliò solo di una, visto che i torelli fecero 21 su 22 (vinse Sainz a Singapore impedendo il monocolore). Stavolta ha predetto che la McLaren non avrà bisogno di sviluppare questa vettura durante la stagione e che può dunque già iniziare a pensare al 2026, anno di un nuovo cambiamento regolamentare, considerando già sistemata la questione 2025.

   

Bisognerebbe chiedere a Russell anche qualche pronostico sulla Ferrari visto lo psicodramma andato in scena a Melbourne. Un grande uomo d’impresa, Ennio Doris, ricordava sempre che: “C’è anche domani”. Era il mantra che usava quando le cose non andavano per il verso giusto e la sua storia gli ha dato certamente ragione. Quello della Ferrari invece è un inesorabile circolo vizioso che parte sempre dallo stesso “via” e non si sottrae all’ineluttabile destino deludente. Grandi aspettative generano entusiasmo allo stesso modo in cui il popolo di rosso vestito si abbatte alla prima difficoltà. Più che andare nella profondità di scelte strategiche, la configurazione della vettura con una scelta estrema sulla sospensione anteriore, e di quelle tattiche, la scellerata idea condivisa da pilota e muretto (nel caso di Leclerc) di restare fuori con le gomme da asciutto, è opportuno dare uno sguardo al comportamento dei piloti l’uno nei confronti dell’altro. A Melbourne abbiamo assistito ad un inequivocabile marcamento del territorio da parte di Leclerc nei confronti di Hamilton. In che modo? In ogni momento della gara nel quale i due della rossa sono stati vicini, dalla partenza side by side fino ad un paio di situazione dopo le ripartenze da safety car, il monegasco ha sempre messo bene in chiaro le cose tenendo giù il piede nel corpo a corpo confidando che il settevoltecampione lo alzasse. Cosa che LH ha sempre saggiamente fatto. Ci sta. Era la prima gara e Leclerc sa che ognuna delle ventiquattro saranno innanzitutto una sua sfida personale con l’ingombrante compagno di squadra.

   

Dall’Australia il cosiddetto predestinato torna a casa con un due a zero (davanti in qualifica e davanti in gara) che certamente è un pannicello caldo ma che nelle logiche non sempre lineari delle sfide interne alle scuderie può avere un senso. Ovvero: siamo andati malissimo, è vero, ma almeno io sono davanti a te. È la legge della giungla in chiave Formula 1. Non andrà sempre così, nel senso che presto a tardi Hamilton inizierà a far pesare la sua collezione di titoli mondiali, argomento nel quale CL è oggettivamente in difficoltà, e in caso di spalla a spalla non ricambierà l’eventuale cortesia (cit. La guerra di Piero di De Andrè). Si tratterà solo di capire che tipo di osso ci sarà in palio. Auspicabilmente, e ragionevolmente, è immaginabile che prima o poi in casa Ferrari ci si possa confrontare per qualcosa di più rispetto a posizioni di imbarazzante rincalzo. Se invece il confronto sarà del tipo di quel che abbiamo visto a Melbourne i tifosi della rossa avranno tristemente ragione nell’intonare ancora una volta il loro sempiterno motto: “anche quest’anno il Mondiale lo vinciamo l’anno prossimo”.

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