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Il Foglio sportivo

Che cosa ha reso imbattibile Brignone quest'anno

Stefano Vegliani

L’amore per la velocità l’ha resa straordinaria in discesa. L’aiuto del fratello, dello skyman e del preparatore: dieci vittorie in tre discipline sono un palmares che non ammette discussioni

La prima immagine di Federica Brignone su una pista di Coppa del mondo, o quasi, risale a oltre 30 anni fa.  Una “nanetta” già con una massa di riccioluti capelli neri, si aggirava nella mix zone delle gare di Cortina con i suoi scarponcini di plastica azzurri, ben controllata dallo sguardo attento della mamma. Ninna Quario, ex Azzurra con quattro vittorie in Coppa del mondo, giornalista, aveva portato la figlia al seguito della Coppa del mondo per lavoro. La neve era indubbiamente già la confort zone di Federica, certo non era possibile pensare che avrebbe vinto così tanto

 

              

 

Oggi nella discesa libera di San Valley in Idaho sul lato est delle montagne rocciose le basterà arrivare nona per mettere in saccoccia i 29 punti necessari per vincere la Coppa del mondo generale. Insomma non c’è ancora la certezza aritmetica, ma bisogna tener conto che il nono posto è il peggior risultato in discesa ottenuto in stagione nell’esordio in dicembre a Beaver Creek in Colorado. Se riuscirà a mettere le punte degli sci davanti alla svizzera Cornelia Hutter, aggiungerà in bacheca anche la Coppa di specialità della discesa. Sono ben tre le coppette di specialità alla portata della valdostana: Discesa, Super G e Gigante, ma la grande sfera di cristallo resta il traguardo più prezioso. Sarà la seconda, solo Thoeni tra gli sciatori italiani ne ha vinta più di una, ma mentre quella del 2020, peraltro meritata sul campo, fu viziata dalla stagione stroncata dal lockdown per la pandemia, questa volta nessuno potrà portare alcuna obiezione. Dieci vittorie in tre discipline sono un palmares che non ammette discussioni

Tra le disavventure della Coppa 2020 ci fu anche la triste spedizione per posta dei trofei, questa volta invece ci sarà una premiazione vera, peccato che là nell’Idaho non ci sarà l’entusiasmo che il suo Fan Club avrebbe portate con le finali sulle Alpi. I tifosi potranno rifarsi il 30 marzo a Courmayeur quando a mezzogiorno verrà inaugurata una pista a suo nome, pista naturalmente omologata per le gare al Col Checrouit con vista sul Monte Bianco

C’è da dire che le nevi americane hanno segnato la carriera di Federica Brignone. Il 28 novembre del 2009 ad Aspen conquistò ad appena 19 anni il primo podio in Coppa del mondo. Un terzo posto in Gigante, la disciplina preferita, quella dove si celebra il talento puro della tecnica.  

Il totale dei successi in Coppa è a oggi trentasette, vuol dire che in una sola stagione ha messo insieme più di un quarto del totale. Ma cosa è cambiato a 34 anni per arrivare a una serie di trionfi così impressionante? Quest’anno per la prima volta ha vinto viaggiando alla massima velocità in Discesa libera a St Anton, replicando poi a Garmish; tre i sigilli in Super G, dove guida anche la classifica di specialità, e quattro in Slalom Gigante, dove invece è seconda dietro alla neozelandese Robinson che ne ha vinta una sola, ma ha sbagliato meno. Il ritardo comunque è di appena venti punti, quindi basterebbe un successo anche con la neozelandese seconda per concludere la stagione al primo posto anche in Gigante.

Diciassette anni di Coppa del mondo e non sentirli, una longevità che stupisce. Alla sua età la mamma Ninna Quario aveva già smesso da 10 e soprattutto aveva già due figli. Come detto quest’anno, a trentaquattro anni, sono arrivate le prime vittoria in Discesa libera. Quando la Tigre si affaccia al cancelletto di partenza, abbassa la testa è tutto il modo ammira il disegno felino sul casco la pista è già sua. Agli inizi della carriera sembrava scontato che le sue gare sarebbero state Slalom e Gigante, come la mamma, secondo uno schema che appariva naturale, invece ben presto è stata la velocità a rapire Federica. Oggi la dimestichezza con i cento all’ora l’ha costruita con tenacia, magari spinta anche dalla rivalità con Sofia Goggia che della discesa è sempre stata regina. Sicuramente il primeggiare in Discesa è stato aiutato da tracciati sempre più tecnici. Va detto che oggi i rapporti tra Brignone e Goggia sono molto migliorati e sicuramente questo ha dato serenità a tutto l’ambiente.

L’importanza di avere il fratello Davide come allenatore non è una novità, ma sicuramente c’è il suo zampino nella scorrevolezza migliorata nei tratti in cui le piste sono meno ripide. Un plauso va sicuramente allo skiman Danilo Sbardelotto di cui si parla soprattutto come preparatore degli sci di Deborah Compagnoni, ma “Sbarde” nella sua carriera ha preparato anche gli sci velocissimi delle vittorie in libera di Isolde Kostner e quelli del titolo Olimpico di Daniela Ceccarelli in Super G nel 2004. Insomma c’è anche il suo zampino non solo nei risultati, quanto nell’avere spinto l’atleta a dedicare più tempo alla velocità. Quanto oggi si trovi a suo agio Federica Brignone con la velocità lo si è visto anche in Gigante, soprattutto negli errori, quando si è trovata in condizioni in cui per un eccesso di velocità ha perso il controllo, ma quando non ha sbagliato è stata imprendibile: dai 17 centesimi di distacco rifilati alla Robinson nell’esordio di ottobre sul ghiacciaio di Solden fino al secondo e trentasei  dell’ultimo Gigante di due settimane fa ad Are in Svezia: quando è arrivata senza errori al traguardo la supremazia è stata più che evidente. “Non frena mai, da sempre” ha detto Federico Colli, il suo preparatore atletico, che la segue oramai da dieci anni, ma la conosce fin da bambina. “Oggi ha maturato una capacità straordinaria di gestione del fisico, questo è il segreto della sua longevità”.

Ora tutti l’aspettano su quella pista di Cortina dove qualcuno sicuramente se la ricorda piccola bambina. In fondo manca solo l’oro Olimpico, quest’anno sull’Olimpia delle Tofane ha vinto in Super G.

 

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