Il gol del 2-0 di Jamal Musiala contro l'Italia in Germania-Italia 3-3 (foto Getty Images)

pallone sgonfio

Quel momento in Germania-Italia nel quale l'Italia del calcio è stata messa a nudo

Giovanni Battistuzzi

La Nazionale di Luciano Spalletti è stata eliminata nei quarti di finale di Nations League. L'Italia calcistica è andata avanti con la sicumera di essere forte e vincente, non capendo che i tempi erano cambiati

Una delle ragioni che spiega il perché la Nazionale italiana non gioca una partita in una fase finale del Mondiale dal 24 giugno 2014 (Italia-Uruguay 1-1, quella del morso di Luis Suárez a Giorgio Chiellini) si è palesata chiaramente domenica sera al Westfalenstadion di Dortmund al 36esimo minuto di Germania-Italia, quarti di finale della Nations League 2024-2025. Dopo la gran parata di Gianluigi Donnarumma sul colpo di testa di Tim Kleindienst che stava andando all'incrocio dei pali, il portiere è andato a centro area a catechizzare i compagni rei di non essere stati abbastanza bravi. Difensori e centrocampisti nel frattempo si stavano discolpando, c'è chi diceva che era più colpa di uno, chi più colpa dell'altro. Il tedesco Joshua Kimmich - uno che è centrocampista ma gioca terzino, pure difensore centrale se serve e che in vita sua si è preso addosso anche le colpe degli altri perché "questo deve fare un capitano" - batte velocemente verso Jamal Musiala che a centro area, da solo e nell'indifferenza generale, tocca il pallone e lo deposita in rete: 2-0. Una scena tra il comico e il ridicolo. Surreale eppure reale.

   

       

In quel accusare e discolparsi, in quel vociare e battibeccare, nessuno si era preso la briga di controllare cosa stesse succedendo a pochi metri. La tipica vanagloria di chi si ritiene il furbo della situazione, il ganzo convinto che solo lui può fare le furbate ed è impossibile che le possa subire: 2-0.

   

Va così da decenni, dal Mondiale 2006, quando l'ultima generazione con molti giocatori di ottimo livello ha vinto per la quarta volta la Coppa del mondo. Da quel momento in poi i giocatori di ottimo livello sono diminuti sino quasi a scomparire ed è rimasto però quel senso di superiorità infantile tipica dei vecchi nobili decaduti che guardano il deserto che hanno attorno ricordando le grandiose feste che tenevano a palazzo maledicendo i tempi che cambiano. Perché non basta constatare che le generazioni calcistiche che hanno seguito quella dei Buffon, Cannavaro, Pirlo, Totti, Del Piero sono state meno talentuose per spiegare il motivo di due estati (anzi un estate e un inverno) passate in vacanza a vedere le altre Nazionali giocarsi il Mondiale

 

L'Italia calcistica è andata avanti con la sicumera di essere forte e vincente. In un calcio che è cambiato e continua a cambiare, dove serve velocità e capacità di intercettare e, anzi, anticipare i cambiamenti, la Federcalcio, e in parte anche la Lega Serie A, sono rimaste ancorate nel loro porto sicuro. E la vittoria dell'Europeo della Nazionale guidata da Roberto Mancini, nell'unico biennio nel quale il commissario tecnico ha provato a ribaltare qualche cliché del nostro calcio, ha paradossalmente contribuito a peggiorare la volontà di arroccarsi attorno alla presunzione di poter insegnare ancora qualcosa agli altri.

   

Si trova sempre qualche appiglio alla realtà per dire "non ho sbagliato". Uno è per esempio il secondo tempo della partita contro la Germania. Sotto di tre gol, la Nazionale di Luciano Spalletti ha recuperato sino al 3-3 finale. Con tanto di proteste per un rigore non dato dall'arbitro Szymon Marciniak dopo il fallo-non fallo di Maximilian Mittelstädt su Giovanni Di Lorenzo. Quasi a dire: il problema è l'arbitro, mica il primo tempo nel quale gli Azzurri sono stati presi a pallonate dalla Mannschaft. Tedeschi che sono rientrati in campo troppo sicuri della vittoria e sono stati vittima dell'effetto Atene: i tifosi rossoneri si ricordano ancora la finale di Champions League del 25 maggio 2005.

   

In un eccesso di sincerità e di scoramento, Marcello Lippi il primo ottobre del 2000, dopo la sconfitta della sua Inter a Reggio di Calabria contro la Reggina disse: "Fossi il presidente manderei via subito l'allenatore, prenderei i giocatori e li attaccherei tutti al muro e li prenderei a calci nel culo a tutti, perché non esiste giocare in questa maniera, non esiste nella maniera più assoluta". Suggerimento che avrebbe dovuto tenere in considerazione la Federcalcio in questi anni, ma che ha sempre messo da parte.

 

La Nazionale per evitare di assistere a un altro Mondiale da spettatrice dovrà vincere il gruppo I con Estonia, Israele, Moldavia e Norvegia. Nulla di impossibile, ma in molti hanno già messo le mani avanti sottolineando quanto talento c'è in Norvegia. Certo Erling Haaland, Alexander Sørloth e Martin Ødegaard sono ottimi giocatori. Certo Andreas Schjelderup e Felix Myhre hanno un gran avvenire davanti. Il resto però non è nulla di incredibile.

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