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Formula 1

Un bizzarro fine settimana cinese per la Ferrari

Fabio Tavelli

Vittoria nella sprint, doppia squalifica la domenica al termine di un Gp di Cina pochissimo emozionante. La stagione delle Rosse è già in salita

Il fine settimana in Cina messo in scena dalla Ferrari appartiene a uno di quei copioni che dalle parti di Modena sanno sadicamente mettere in scena per la disperazione di milioni di tifosi. Tra sabato e domenica la Scuderia è riuscita a produrre un condensato di situazioni che fotografa alla perfezione quel che da tempo immemore accade tutti i santi anni. Grande aspettativa, un risultato illuminante come l’accoppiata qualifica-gara sprint di Hamilton e poi, invariabilmente, appena la temperatura della spasmodica attesa del tanto auspicato rilancio sale ecco la classica, rovinosa caduta. Questa volta peggiorata da una doppia squalifica per motivi diversi che rappresenta un’onta inaccettabile per la storia che Ferrari rappresenta e per l’azienda che è oggi.

   

Non ci si sfugge, è una condanna alla quale ormai il popolo del Cavallino si è tristemente abituato al punto che ormai quasi nemmeno si arrabbia più. Fortunatamente la Formula 1 non è il calcio altrimenti il sorriso perennemente stampato sul volto di Vasseur avrebbe una configurazione un tantino diversa. Ma siccome le stagioni della Ferrari vanno spesso in modi bizzarri non è escluso che quando meno te lo aspetti le Rosse trovino improvvisi colpi a sorpresa. Si tratta di attendere qualche gara e in un modo o nell’altro Hamilton riuscirà a bissare il successo, inatteso, nella Sprint di sabato scorso e magari anche Leclerc troverà pace per i suoi bellicosi istinti. Lasciata la Ferrari a bollire nel suo brodo il Gp di Cina ha invece riproposto un tema che rischia se non di vanificare almeno di depotenziare il fatto che a contendersi i successi di tappa ci siano, sulla carta, quattro scuderie. E’ il combinato-disposto tra ingegneri e pneumatici. La questione delle gomme ha reso di una noia mortale sia la gara sprint che quella più importante della domenica. E se agli “zero a zero” della sprint siamo orami abituati, ma prima o poi bisognerà che Liberty Media ci faccia una seria riflessione, il paragone tra quel che abbiamo visto in Australia e quel che invece non abbiamo visto in Cina è impietoso. D’accordo che non si può avere sempre la pioggia a intermittenza ma il letargico trenino solo poche volte rinvigorito da qualche sorpasso rischia di diventare una mazzata per chi tenta di resistere al seducente abbraccio di Morfeo quando gli orari delle gare sono molto mattinieri. Piloti tenuti a freno dagli ingegneri che via radio dettano il passo impedendo di fatto una sana e virile competizione sono la negazione del Motorsport. Che si chiama proprio così, non “Tyresport”. Gli pneumatici sono una componente importante, importantissima. Ma non si può correre con la museruola per non compromettere la temperatura ed evitare di trovarsi quelle strisce nere che prendono nomi come “graining” o “blistering”. Via radio si è sentita una litania di piano-A, piano-B, piano-C nelle comunicazioni tra chi guida e chi dovrebbe essere d’aiuto e non un freno. Il lavoro degli ingegneri è di un livello altissimo, sono in grado di trovare soluzioni che noi poveri studenti di materie umanistiche ci sogniamo. Noi ancorati al dubbio Socratico impallidiamo rispetto alla loro capacità di fornire dati su angoli di sterzo e utilizzo o meno dei cordoli. Ma questi ragazzi sono piloti, sono in macchina per correre e ogni tanto lasciamoli liberi di cercare un sorpasso, una staccata, qualcosa figlio del loro talento invece di rintronarli con decine di informazioni alla volta quasi tutte figlie della necessità di non rovinare gli pneumatici.

   

Finalmente dallo scorso anno stiamo assistendo a gare dove i distacchi non sono ciclistici e la possibilità di avere vincitori diversi (nel 2024 furono ben sette, nel 2025 già due su due) è uno stimolo in più per seguire le gare. Ma, per carità, che i piloti possano tornare ad essere il principale fattore discriminante invece che lasciare che a decidere tutto o quasi siano le power unit, l’aerodinamica e le famigerate gomme. Il tutto sotto la sadica regia degli ingegneri di pista. 

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