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Il Foglio sportivo

Il bluff degli arbitri parlanti

Marco Gaetani

All’arbitro spetterà solamente la possibilità di comunicare la motivazione della decisione, che comparirà in sovraimpressione sui maxischermi dello stadio. Sarà soltanto un piccolo passo, aspettando il Var a chiamata

Santi, poeti, navigatori, sperimentatori di novità sul Var. L’Italia si conferma come uno dei movimenti calcistici in prima fila per quanto riguarda la volontà di alzare l’asticella della tecnologia applicata al calcio, stavolta con quella che è stata presentata come un’apertura alla trasparenza, soprattutto per la svolta prevista per le semifinali e la finale di Coppa Italia: l’arbitro dovrà infatti annunciare al pubblico il cambiamento di decisione dopo un controllo al monitor o dopo un silent check. Ma per usare un passaggio chiave del Divo di Paolo Sorrentino, nella scena del dialogo tra Giulio Andreotti ed Eugenio Scalfari, “la situazione è un po' più complessa”. All’arbitro, infatti, spetterà solamente la possibilità di comunicare la motivazione della decisione: nessun approfondimento nel dettaglio dei motivi che hanno portato al cambio di decisione, dunque, ma soltanto l’annuncio di un rigore assegnato o cancellato per una determinata tipologia di fallo. Un piccolo passo avanti, questo è indubbio, ma non la svolta epocale dipinta dalla Lega Serie A in sede di presentazione. 

Anche per quanto riguarda l’altra principale novità, la sovraimpressione sui maxischermi dello stadio della motivazione di un controllo Var, non stiamo parlando di una rivoluzione copernicana: già in Premier League, per esempio, sugli schermi appare l’informazione relativa al check dei due assistenti video. Nulla di più di ciò su cui possono contare gli spettatori seduti comodamente sul divano di casa, insomma. E nel momento in cui l’esperimento televisivo di Open Var sembrava prossimo a inabissarsi, con spezzoni sempre meno interessanti ed episodi chiave non affrontati neanche a mente fredda per cercare di proteggere in qualche modo una classe arbitrale ormai messa nel mirino, questo doppio annuncio ha il sapore del tema gettato in pasto al popolo del calcio italiano più come distrazione che come svolta reale.

Per paradosso, il tema più interessante è quello rimasto sotto traccia, vale a dire la richiesta presentata dalla Figc all’Ifab di introdurre il Football video support, un sistema che consentirebbe all’arbitro di rivedere le immagini televisive in Serie C e nella Serie A femminile, due campionati attualmente non coperti dal Var. Il concetto è simile ma il costo è decisamente ridotto e per questo alla portata anche di club meno potenti a livello economico: meno telecamere utilizzate, nessun ufficiale di gara supplementare impegnato nell’analisi dei video, ma soltanto un operatore tecnico che dovrà occuparsi di gestire le immagini su richiesta del fischietto, possibilità di check richiesta direttamente dall’arbitro e, a furor di popolo, anche due gettoni da spendere a partita da parte delle panchine. Una sorta di mini-Var molto simile al challenge tennistico per quanto riguarda la dinamica della richiesta: in caso di decisione effettivamente ribaltata dopo la chiamata della panchina, la squadra non vedrebbe intaccato il suo numero di richieste. Si tratta di uno dei temi più caldi per il presidente federale Gabriele Gravina, che ha commentato la proposta inviata all’Ifab definendo l’Italia “in prima linea per l’innovazione nel mondo del calcio”. 

Ci avviciniamo così sempre di più all’agognato arrivo ai massimi livelli del “Var a chiamata”, scenario che però dovrebbe tenere in considerazione fattori non presenti nel Football video support: come reagirebbero non uno ma ben tre arbitri, considerando anche i due assistenti in sala video, alle prese con una convocazione imposta dalle panchine per una decisione già presa con l’ausilio delle immagini? In bocca al lupo a chi dovrà decidere.
 
 

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