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la nota stonata #30
In Serie A è già tempo di rimpianti
A otto giornate sono tante le squadre che guardano il recente passato chiedendosi: e se non avessimo sbagliato all'inizio? Da Bologna e Fiorentina sino alla Roma
Lo si potrà dire solo tra otto giornate, ma per molte squadre sarà (stato) il campionato dei rimpianti. E non tutti sono così scontati: la cacciata di Thiago Motta, resasi inevitabile per il mancato polso nello spogliatoio oltre che per i risultati carenti, ha il difetto di cancellare con un colpo di spugna anche ciò per cui la stagione bianconera avrebbe potuto prendere un’altra piega. Ovvero quei momenti, nemmeno rarissimi, dove è stato concesso di intravedere il motivo per cui l’allenatore italobrasiliano era stato scelto, e cosa avrebbe potuto fare in condizioni differenti. Dov’è finita la Juventus in grado di ribaltare due volte la partita di Lipsia, giocando di squadra e con i singoli (le due cose non sono in contraddizione)? Che ne è stato della valanga iniziale, quando lo stupore aveva i nomi giovani di Nicolò Savona e Sam Mbangula? Il calcio totale canceliano di Andrea Cambiaso – ala, terzino, registra aggiunto – dove è stato smarrito? Quello che poteva essere, e non è stato.
Questa è "La nota stonata", la rubrica di Enrico Veronese sul fine settimana della Serie A, che racconta ciò che rompe e turba la narrazione del bello del nostro campionato che è sempre più distante da essere il più bello del mondo
Ora Igor Tudor farà bene e si moltiplicheranno le voci che vogliono la sua conferma, quando la società l’ha tesserato a tempo determinato proprio per valutare con più tempo il prossimo profilo: non mancava in effetti la possibilità di ripartire subito con un progetto lungo, da affidare a chi come Roberto Mancini qualcosa di importante ha già vinto. Ma tant’è, poche persone ricordano che giocare una stagione intera senza Gleison Bremer non è la stessa cosa (e nemmeno sbarazzarsi di Danilo, però). Rimpianti che non può avere il Milan, fabbro a ogni livello della sua stessa sfortuna: ogni mossa sbagliata è stata compiuta, anche da molto prima rispetto allo scorso agosto. E ora che, con buona approssimazione, i rossoneri sanno di non dover disputare l’Europa che conta, magari è più facile prendere con leggerezza decisioni altrimenti pesanti: la prima delle quali non può non riguardare Zlatan Ibrahimovic, e lo scioglimento del suo ruolo, sicuramente sovradimensionato nella percezione più che nella realtà.
Lungo la dorsale appenninica, invece, si staranno chiedendo quale sarà lo scotto da pagare al lungo rodaggio coi nuovi tecnici: vedendo il Bologna di Vincenzo Italiano vincere cinque gare di fila, o la Fiorentina di Raffaele Palladino abbattere praticamente tutte le grandi (con un Moise Kean tanto forte quanto egoista), bisognerà che altrove si riconosca come alfine hanno avuto ragione loro. Ma cosa sarebbe successo se avessero ingranato da subito, in continuità? E quale la posizione della Roma – è scontato pensarci – ove Claudio Ranieri avesse rilevato direttamente il testimone da Daniele De Rossi, senza l’intermezzo di Ivan Jurić? Solo l’Atalanta, in apparenza, non può covare simili alibi: ma il rischio è che ora, con lo strombazzato disimpegno di Gian Piero Gasperini, il torneo 2024-2025 dei bergamaschi possa finire anche peggio. Se è vero che la Dea correva per lo scudetto, mentre ora non è sicuro nemmeno l’ingresso nella prossima Champions League, una competizione diventata contendibile fino alla Fiorentina stessa. Ma gli errori, mai visti prima, di Isak Hien e Mateo Retegui non possono essere spiegati solo con la fine di un ciclo, specie se Marco Carnesecchi (se ne parla troppo poco) continua a sfoderare ogni domenica le parate dell’anno.
Fuori i secondi, anzi i terzi: ormai la bagarre al vertice si riduce alle sole favorite iniziali, che vincono con la stessa dinamica, soffrendo dopo la mezza rimonta e ringraziando i rispettivi portieri. Yann Sommer e Alex Meret, con il citato Carnesecchi, oggi valgono gran parte dei successi sportivi di Inter e Napoli, a prescindere che stiano dimostrando di essere le più forti del lotto. Il fatto nuovo è rappresentato dalla seconda giovinezza di Marko Arnautovic, un altro che dovrebbe rimpiangere il troppo latte versato lungo la strada per diventare un campione infinito: l’austriaco, peraltro, sta segnando solo gol di pregevole fattura. Da notare come l’espulsione di Simone Inzaghi non sia propriamente all’ordine del giorno: e nel suo caso non ha nemmeno potuto sostituirsi dopo la prima ammonizione, come fa di regola con gli atleti in campo: una policy per la quale i soliti dei meme lo sfottono, e che invece figura quale buona pratica per chiunque abbia una rosa con almeno due elementi di pari livello per ogni ruolo.
Un altro mezzo verdetto di giornata viene da Cagliari, dove i rossoblu si chiamano fuori dalle zone calde: saranno gli scontri diretti a decretare chi accompagnerà il Monza agli inferi. Rimpianti che non investono Oumar Solet, crack di gennaio e (pre)destinato ad altre luci, anche senza vincere.