
Foto ANSA
una stagione maledetta
L'anno da incubo del metallaro Juric
Dalla brutta chiusura del suo triennio al Torino al subentro sulla panchina della Roma, fino al calvario del Southampton: nessun collega in questa stagione ha fatto peggio
Poiché secondo la legge di Juric quando qualcosa deve andare male lo farà, in platea è stato accolta con sollievo - per lui, chiaro - la notizia che il Southampton, a retrocessione certificata, ha deciso di esonerarlo. Fine pena mai, altrimenti. Nei prossimi anni lo strano caso di Ivan Juric nell’anno di (dis)grazia 2024-25 verrà studiato a fondo, perché nell’uomo in questione si riscontrano i tratti di Paperino con quelli dell’Arturo Bandini di John Fante, mai che gliene vada dritta una.
E’ indubbiamente stata - questa - una stagione maledetta, iniziata alla finestra - si era chiuso in malo modo il suo triennio al Torino - continuata con il subentro in corsa sulla panchina della Roma - vedi alla voce disaster-movie - e finita con il calvario del Southampton, seriamente candidato - considerati i risultati ottenuti - a diventare la peggior squadra di sempre nella storia della Premier League, quella cioè retrocessa con meno punti da quando il football è football. E così l’allenatore più metallaro del panorama europeo - dovete sapere che Juric è un profondissimo conoscitore dell’heavy metal in tutte le sue declinazioni - è rimasto stordito dal rumore dei fallimenti. I numeri fotografano una realtà impietosa.
Juric in questa stagione, tra Roma e Southampton, tra campionati nazionali e coppe, si è seduto in panchina 28 volte: 12 con i giallorossi, 16 con gli inglesi. E sono stati dolori. Lo score srotola 6 vittorie, scandisce 4 pareggi e lo inchioda a ben 18 sconfitte, che il modo ancora li offende (i tifosi di entrambi i club). La media-punti è quella di uno studente che non può cercare giustificazioni alla sua inefficienza: 0,79 punti a partita. Nessun collega in questa stagione ha fatto peggio. E dire che in questi anni il figlioccio di Gasperini - che lo ha avuto alle sue dipendenze a Crotone e Genoa e di cui è stato anche vice - si era legittimamente costruito la fama di allenatore solido, forse ruvido, di sicuro efficace e capace di usare le scudisciate per motivare i suoi giocatori. Dopo un Fiorentina-Roma 5-1 di ottobre 2024 le telecamere lo colsero in lacrime, atteggiamento che cozzava assai con la posa gladiatoria con cui si offre solitamente al riquadro televisivo. Disse Juric che tutto il lavoro fatto era “stato buttato nel cesso”, e fu proprio l’utilizzo di quest’ultimo termine ad anticipare - in un qualche modo - lo sciacquone finale con cui - a metà novembre - venne sollevato dall’incarico, con feroce e compulsivo utilizzo dei meme - da parte del popolo della Lupa - a mo’ di sberleffo a esorcizzare il trauma vissuto. La verità è che i suoi subentri, quest’anno, sono apparsi piuttosto inspiegabili. Cacciato De Rossi, Juric non faceva nemmeno parte del casting di candidati, ma alla fine venne proposto, quindi scelto.
La paternità della scelta, è agli atti, fu della Ceo Lina Souloukou, che si fidò del consiglio di un procuratore: “Prendi lui fino a giugno, poi si vedrà”. Si è visto, in effetti. E dopo i 53 catastrofici giorni alla Roma, nessuno riesce ancora a spiegare il motivo per cui il Southampton a dicembre pensò che lui e soltanto lui potesse raddrizzare una situazione già compromessa. Titanic-Juric è affondato senza la consolazione dell’orchestrina che suona e vien da pensare che no, peggio di così non può andare, per cui è da qui - dal punto più basso della sua dignitosa carriera - che il croato ripartirà, prendendo una rincorsa lunghissima e sfidando chiunque si irrigidisca ponendo una domanda: “Juric?”.