
Il Foglio a San Siro
Le idee di Luca Pancalli per il Coni
"La mia azione nel movimento paralimpico sia esaurita, non esistono uomini per tutte le stagioni e non credo nella personalizzazione eccessiva", ci dice il presidente del Comitato italiano paralimpico che punta a sostituire Giovanni Malagò
Le eredità più pesanti non spaventano chi è stato a sua volta abile nel costruirne altre. Se, dal palco del Foglio a San Siro, Giovanni Malagò ha ribadito la quantità e la qualità dei risultati raggiunti, dall'assegnazione di Milano-Cortina alla vagonata di medaglie tra Tokyo, Pechino e Parigi, Luca Pancalli rilancia la sua candidatura a successore dell'attuale presidente del Coni, giunto all'ultimo mandato disponibile: “Non faccio promesse, giuro solo di essere ciò che sono sempre stato, un uomo di sport e un rappresentante italiano delle istituzioni che ama programmare e raggiungere degli obiettivi per la comunità. Non credo negli uomini soli al comando”.
Pancalli parla di sé, eppure le sue frasi sembrano quasi riprendere e confutare alcuni degli interventi precedenti di Malagò: “La mia idea sui mandati è chiara, qualsiasi governance scelta democraticamente non dovrebbe avere limiti. Ritengo però che la mia azione nel movimento paralimpico sia esaurita, non esistono uomini per tutte le stagioni e non credo nella personalizzazione eccessiva”. Dunque, prima di candidarsi per il Coni, Pancalli ci tiene a specificare il suo passo indietro nel Cip, il Comitato italiano paralimpico che guida dal 2005: “Abbiamo trasformato una piccola federazione del Coni in un Comitato olimpico, un risultato straordinario”. Un percorso che ha portato a rendere riconoscibili e famosi gli atleti paralimpici grazie alle loro vittorie e alla capacità empatica di porsi come personaggi pubblici: “I risultati sportivi sono stati enormi, ma sono soprattutto merito delle federazioni e credo che la nostra sfida sia soprattutto quella di puntare sulle innovazioni e sui traguardi politici”. Un esempio? “Abbiamo aiutato l'Italia a crescere. Vedere un atleta paralimpico indossare una divisa della Polizia è un messaggio di potenza straordinaria al paese oltre che un bene recato al singolo, gli è stata data dignità”.
Se gli obiettivi sono politici, guai però a parlare di dipendenza dalla politica: “Dietro la mia candidatura c'è la politica? Frase capziosa e speculativa, certamente se il mio lavoro è apprezzato mi fa piacere, ma ciò comporta anche delle responsabilità”.
Resta solo da capire se le prossime saranno da presidente del Coni. I rivali ufficiali al momento sono Luciano Bonfiglio ed Ettore Thermes: “Dopo una lunga presidenza è normale ci sia una partecipazione allargata, mi auguro che tutto ciò porti a creare dialogo e sintesi”. A costo di rischiare qualcosa: “Ho lasciato il Cip senza avere un paracadute, convinto fosse il momento di farmi da parte. D'altronde io sono un uomo delle istituzioni e questo è il modo migliore per rispettarle e anche per educare i miei figli”.