
Il presidente dell'Inter Giuseppe Marotta (foto Bozzani)
Il Foglio a San Siro
Marotta: "Vogliamo il triplete. Vincere da presidente sarebbe ancora più bello"
"Siamo contenti di essere presenti su tre fronti al momento giusto, ma dobbiamo imparare a trattare il Cagliari come il Bayern Monaco", avverte il numero uno nerazzurro, che approva il Mondiale per club e apre alla seconda squadra. "Le rose strette non bastano più. Inzaghi l'allenatore migliore per la nostra"
Per Giuseppe Marotta questo è il primo anno da presidente dell'Inter e i nerazzurri possono ancora vincere scudetto, Coppa Italia e Champions League. Mica male. “Che cosa cambia? La responsabilità nei confronti di questo club”, dice alla festa del Foglio a San Siro (segui qui la diretta integrale). La prima, però, non solo da amministratore delegato dell’Inter. “La quotidianità lavorativa è sempre la stessa. C’è però un ruolo apicale, che come tale racchiude su di sé tante decisioni da prendere, nel rapporto corretto con la proprietà che traccia le linee guida”. Novità anche qui: dall’era Suning al fondo Oaktree. “La differenza sostanziale è che prima avevamo un punto di riferimento fisso con cui interagire, nella persona fisica di Zhang. Oggi invece abbiamo un gruppo di professionisti, che ci assicurano la loro presenza in modo silenzioso ma regolare. E molto aperto al confronto, tra il nostro core business calcistico e le loro aree di competenza”. Obiettivo chiaro. “Vincere da presidente sarebbe la consacrazione di una carriera dirigenziale fortunata. Dove tutto mi è andato bene”.
Campionato e coppe: le occasioni sono dietro l’angolo. “Siamo contenti di essere presenti al momento giusto nelle varie competizioni”, continua Marotta. È quello a cui miravamo e che abbiamo raggiunto: abbiamo l’obbligo di arrivare in fondo”. Ma attenzione. “Abbiamo vinto a Monaco e non abbiamo ancora vinto nulla”, il commento dopo l’1-2 in casa dei tedeschi. “La mia esperienza insegna che tutti i risultati possono essere stravolti, ci servirà la stessa determinazione e consapevolezza di voler fare nostra la contesa. Siamo scesi in campo con l’atteggiamento giusto, ora però qui al Meazza si invertono le parti e la pressione dei favoriti sarà su di noi. E nel frattempo non possiamo dimenticare il campionato”. Una frase che aleggia sulla Pinetina: “Dobbiamo affrontare il Cagliari come il Bayern Monaco: i nostri giocatori devono tenerlo a mente, in Italia non esistono più partite facile. Mancano sette giornate, non guardo il calendario, dev’essere però un piacere convivere su questi tre fronti. Che senz’altro ci portano ad avere più tensioni emotive rispetto alle altre squadre in lotta per lo scudetto, come il Napoli”.
E poi ci sarà anche il Mondiale per club: quarta porta per il successo? “Sarà la prima volta per tutti”, il presidente dell’Inter non sottovaluta l’impegno. “Il fatto di rappresentare l’Italia è motivo d’orgoglio, frutto del lavoro degli ultimi cinque anni: ritagliarsi spazio nel ranking rispecchia una grande mentalità e continuità di rendimento. Certo sarà un’esperienza nuova, tra una stagione e l’altra, il che impone un’attenta gestione delle energie”. Si va verso le 60 partite a stagione: ritmi insostenibili per un calciatore. “Ci sono rischi e difficoltà intrinseche. La pressione agonistica delle gare rischia di diventare esagerata, gli impegni si sovrappongono, ci sono anche le convocazioni delle nazionali. Questo scenario va armonizzato: dobbiamo concertare le istituzioni del calcio per un calendario accessibile. E fare noi stessi dove possiamo: per esempio riducendo il numero di squadre in Serie A, almeno fino a 18”. Non tutte sono d’accordo. “Quelle meno blasonate, le capisco. Ma se le grandi vanno bene, va bene anche il movimento calcistico italiano”.
Marotta traccia la via: “Risultati, vittorie, maggiori ricavi, maggiori investimenti nel mercato domestico – cioè uno zoccolo duro d’italiani. E poi le rose strette non bastano più: ci vogliono le seconde squadre”. L’Inter sarà presto come Juve, Milan e Atalanta? “L’esperimento bianconero era partito sotto la mia gestione e sta dando i suoi frutti”, il commento sul progetto Next Gen. “Oltre l’aspetto economico, è fondamentale creare uno strumento propedeutico all’ampliamento delle rose, attingendo da un serbatoio già pronto. Noi faremo la seconda squadra al 100 per cento, salvo possibilità di inserimento in Lega Pro: attendiamo una rinuncia altrui”. Ma il ruolino di marcia è già pronto. “Giocheremo con ogni probabilità al Brianteo di Monza, ci alleneremo a Interello. Il divario tra Under 19 e prima squadra è troppo forte per continuare così”.
E continuare, sempre con Inzaghi al timone. “Abbiamo avuto la fortuna di prenderlo al momento giusto”, ora l’Inter se lo tiene stretto. “La fortuna di trovare un professionista serio, un bravo allenatore migliorato nel tempo e in cui ha già dimostrato di possedere tutte le conoscenze specifiche necessarie. Non solo tecnico-tattiche, ma soprattutto gestionali: uno degli aspetti più difficili di questo mestiere”. Prossima tappa? “Vogliamo credere di poter vincere Champions, scudetto e Coppa Italia. Ma se così non sarà, non si dica che tutto è buttato: dal punto di vista economico abbiamo introitato parecchio grazie al percorso europeo. Il business plan è rispettato. La nostra ambizione però è per natura puntare sempre più in alto. Nel segno della sostenibilità: una volta i presidenti mecenati mettevano l’obiettivo sportivo sopra le esigenze di bilancio, ormai sarebbe impossibile anche per i parametri finanziari imposti dall’Uefa. Le due cose però devono andare di pari passo”. Parola di Marotta. “Non vince chi spende di più. Ma chi ha più competenze”. L’Inter è pronta all’esame.