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la nota stonata #32

Il Torino non sfugge dal torpore

Enrico Veronese

Cambia poco o niente nelle prime posizioni della Serie A, qualcosa si muove invece nella lotta salvezza grazie alla vittoria del Venezia. Intanto il Sassuolo ha conquistato la promozione e ritorna nella massima serie

È primavera, madonne fiorentine volteggiano sopra lo stadio Franchi al cospetto del pareggio interno contro il Parma, che – per quanto meritato in campo – toglie alla Viola due lunghezze sopra le quali contava per la scalata alla zona Champions League, e che potrebbero esserle fatali. Non tutti i pareggi sono uguali, di qui alla fine: cominciano ad affiorare quelli di stagione, tra squadre già virtualmente salve, spiritualmente consensuali e di conseguenza svogliati.

 

Non si parla qui dell’aggiornamento relativo allo scandalo delle scommesse per pagare debiti, che coinvolge dall’atleta in Nazionale alla riserva di Serie B; ma del fatto che in vetta gli scostamenti sono infinitesimali, dalla ripresa dell’Atalanta alla contestuale battuta d’arresto del Bologna, che quasi nessuno giudica più che incidentale.

    


Questa è "La nota stonata", la rubrica di Enrico Veronese sul fine settimana della Serie A, che racconta ciò che rompe e turba la narrazione del bello del nostro campionato che è sempre più distante da essere il più bello del mondo


   

Saranno le ultimissime giornate a dirimere ogni busillis, e con esse il caldo, le rose ampie, la svagatezza di chi non rimane: se nei bassifondi la paura fa novanta, perché stare senza i soldi della Serie A è un problema anzi un dramma per tutte le casse societarie, il Sassuolo che risale dopo una sola stagione in cadetteria è ben lieto di avere di questi problemi. Per le poche che hanno già definito il raggiungimento dell’obiettivo minimo, c’è modo e modo di preparare l’avvenire: a Udine, ad esempio, scommettono nella grande resa dei talenti scovati nelle periferie dei campionati limitrofi.

 

Uno come Arthur Atta, cognome sinistro ma confidenza col pallone che vale la pena di definire spicciola, primordiale, per certo istintiva: di partita in partita ha convinto Kosta Runjaić ad affidargli una maglia stabile, fosse da interno a cinque o da finta ala per coprire le discese di Kingsley Ehizibue; del resto in rosa non c’è più Roberto Pereyra che può fungere da equilibratore tattico con le fasce, né Florian Thauvin garantisce più una copertura costante e scevra da infortuni.

 

E perciò il ragazzo francese si ritrova catapultato dalla Ligue 2 col Metz (dove anche il Venezia ha pescato il suo nuovo lanciatore dalla distanza, Fali Candé) alle sfide contro società blasonate a livello internazionale, portando tutto il suo tignosissimo inseguire il terzino anche alla bandierina del corner e i tentativi di lib(e)rarsi nell’area piccola, in fazzoletti di terra dalla dubbia attribuzione. In sostanza, il calcio degli Atta è fatto per vedersi anche nelle giornate storte, come l’imbarcata ad opera del Milan, e trova trasposizione visiva nel concetto romagnolo di sfunezzo, ovvero il far casino tanto per farlo, e qualcosa di buono uscirà. Bisogna ringraziarlo, anzi, per rendere sfrigolante l’emozione istantanea quando è in possesso di palla, e pure quando ne è privo e cerca di ottenerlo.

 

Chi non rinviene dal proprio consolidato torpore è il Torino, che ormai si accontenta di non far soffrire più la propria afición, senza tuttavia darle alcun margine per sognare un futuro da Bologna o Fiorentina, figurarsi da Atalanta. Spesso anzi le tre compagini vengono associate per i margini da città medio-grande (o proprio metropolitana, come nel caso granata seppure in coabitazione), la tifoseria diffusa, i troppi anni senza guizzi che non siano occasionali comparsate nelle meno nobili competizioni internazionali.

 

Un’aurea mediocrità che sotto sotto non dispiace -oppure fa comodo- al padrone del vapore, il quale altrimenti avrebbe già operato altrimenti: ma mentre il modello Lotito, pure accusato dalla fanbase di mancata generosità, sfodera quasi ogni anno un undici in grado di giocarsela per qualcosa che conta, sotto la Mole granata la rassegnazione primaverile va di pari passo con l’effimera esaltazione iniziale: certo perdere subito Duván Zapata è micidiale, e in pochi se ne ricordano.

 

Sicuramente un difensore come Perr Schuurs non si regala a nessuno, ma basta che salti per una settimana la regia di Samuele Ricci e i punti non arrivano, nemmeno schierando due attaccanti. Le gazzette di casa hanno un bell’appigliarsi al goal annullato a Ivan Ilić oltre il 90esimo, ma centinaia di migliaia di sostenitrici e sostenitori meritano risposte meno autoassolutorie, e foriere invece di cambiamenti radicali nel modo di amministrare al meglio un patrimonio che non è solo sportivo.

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