I giocatori della Juventus festeggiano il gol dell'1-0 di Teun Koopmainers (foto LaPresse)

Ocio però #32

Vittorie che non fanno primavera

Giovanni Battistuzzi

Juventus e Milan tornano a vincere, anche se ciò che non andava non si è risolto. I bianconeri possono ancora arrivare in Champions League, i rossoneri no

Se la Serie A ha qualcosa da insegnare a tutti noi è che cambiare giudizio è qualcosa di facile, se non necessario. Quanto sta accadendo a Torino, nella Torino bianconera, ne è un ottimo esempio. La Juventus sembrava vivere una stagione tremenda, al limite della tragedia, nemmeno fosse lì lì per retrocedere. La dirigenza si è sbarazzata di Thiago Motta, il male assoluto, il presunto vate che doveva riportare lo scudetto – sebbene nessuno glielo avesse chiesto ufficialmente – e ha messo in panchina Igor Tudor, uno che trasuda bianconero a ogni urlo e a ogni fare minaccioso in panchina. La Juventus era in quel momento quinta in campionato. Ora è quarta dopo aver giocato contro Genoa, Roma e Lecce. E Torino è pronta alla beatificazione di Igor Tudor, capace di ridare alla Juventus la grandezza che merita per storia e talento in campo. Anche perché finalmente Teun Koopmeiners è tornato a essere un giocatore e Kenan Yıldız il campione che reputano siaOcio però, che contro il Lecce ancora una volta, per l’ennesima volta, tra vittoria e pareggio ci si è messo il solito Michele Di Gregorio capace di parare, come sempre, tutto il parabile e, forse – ma nemmeno tanto forse – qualcosa di più. E se non fosse per lui il processo di beatificazione non sarebbe nemmeno iniziato.

    


Questa è Ocio però, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sul campionato di calcio italiano, un piccolo breviario per evitare di prendere troppo sul serio la giornata di Serie A appena giocata


 

I tifosi juventini dovrebbero chiamare quelli milanisti per farsi spiegare tutto questo. Perché tutto questo l’hanno vissuto dal 30 dicembre, il giorno nel quale quell’incapace, a dir loro, di Paulo Fonseca era stato cacciato in malo modo per dare la squadra al rampante e ben rappresentato, da Jorge Mendes, Sérgio Conceição. Il 30 dicembre il Milan era ottavo a sette punti dal quarto posto, oggi è nono a otto punti dal quarto posto. Ma dopo la vittoria in Supercoppa italiana a gennaio e la vittoria per 0-4 di venerdì contro l’Udinese è tutta un’altra squadra. Ocio però che nella Milano rossonera hanno iniziato a capire che sarà pure primavera, ma una vittoria, per quanto convincente, cambia poco o nulla. Perché in fondo ciò che sottolineava Paulo Fonseca: ossia che Rafael Leão sarà anche bravo, ma solo quando ha voglia di giocare, e non capita sempre; che la difesa ha la capacità di concentrarsi di uno in discoteca strafatto di md; che in campo tutti pensano a chiedere palla e solo Tijjani Reijnders e Youssouf Fofana a rincorrere gli avversari per evitare che facciano quello che vogliono con il pallone.

 

In fondo è andata bene solo alla Roma. Ma qui non c’entra l’aver cambiato allenatore, ma che l’allenatore scelto fosse Claudio Ranieri, uno che i calciatori ascoltano perché riflettente un’aura quasi mistica, di chi ne ha vissute tante e sempre mettendoci la faccia, senza accampare scuse

 

Claudio Ranieri è riuscito a riavvicinare la squadra alla qualificazione Champions e ha riacceso la passione dei tifosi. Tifosi accusati di tutto il male del mondo in queste ore, rei di aver voluto di incontrare i tifosi della Lazio per risolvere un po’ di cose che mai si sono risolte negli ultimi anni. Si sarebbero menati un po’, come è sempre accaduto. La polizia si è messa di mezzo, è successo il pandemonio. Ocio però che non è detto che sarebbe andata peggio di come è andata. 

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