Una schiacciata di Luke Kornet dei Boston Celtics (foto Ap, via LaPresse)  

a canestro

Tutto quello che c'è da sapere sui playoff Nba

Francesco Gottardi

Le grane attorno a Jokic e l’attesa per la coppia Doncic-LeBron. Chi sale e chi scende nella corsa all’anello: oltre ai Celtics campioni in carica, la concorrenza è aumentata

Ora si fa sul serio. Tutti all’inseguimento di Boston, da un oceano all’altro: sabato iniziano i playoff Nba, che accompagneranno il grande basket fino a metà giugno. Ed era da anni che, ai nastri di partenza, la situazione non si presentava così equilibrata. Con così tanti protagonisti, vecchi e nuovi: la coppia glamour Doncic-LeBron, l’ascesa di Oklahoma e Cleveland, il genio di Jokic sempre più solo. Le favorite le ha indicate la regular season. Ma le squadre da titolo – per vocazione, esperienza o stato di forma – sono quasi una decina.

 

Di seguito una breve guida sul minitorneo che porterà all’anello: come ci arrivano le partecipanti (e perché le 82 partite appena concluse contano davvero meno di zero).

 

LA SITUAZIONE NELLA WESTERN CONFERENCE

Il baricentro del gioco è dalle Grandi pianure in poi. Come sempre, un po’ di più: nella stagione regolare le franchigie dell’Ovest hanno superato di 46 vittorie totali quelle dell’Est, dando vita a una serratissima corsa per un posto fra le prime otto risoltasi soltanto all’ultima curva – basti pensare che Memphis e Golden State, costrette a un play-in rovente, con questo punteggio (48-34) nell’altra Conference sarebbero arrivate comodamente quinte. Ma dalla bagarre è uscita una sola squadra al comando. E detiene il miglior record Nba (68-14) dell’ultimo decennio: gli Oklahoma City Thunder, trascinati dal solito Shai Gilgeous-Alexander in formato macchina da punti (32,7 a partita). L’anno scorso avevano sorpreso, centrando il primato in comproprietà con Denver. Oggi si sono confermati sbaragliando la concorrenza: i playoff saranno tutt’altra musica, la squadra è giovane ma ha talento da vendere e se manterrà la qualità di questi mesi si prospetta un’avversaria dura per chiunque. Abbastanza per centrare l’anello? Non da favorita. Ma se non ora, quando?

Il garbuglio delle inseguitrici si è invece risolto in volata, con i Rockets – altra rivelazione del momento – a chiudere in seconda posizione dopo anni di vacche magre. Attorno ai due Jalen – Green e Williams – Houston sogna, ma sarebbe un’ulteriore colpo di scena vederla oltre le semifinale di Conference. In rialzo le quotazioni delle due Los Angeles: i playoff sono l’habitat di King James e per il salto dimensionale dei Lakers ci sarà anche Luka, in cerca di riscatto dopo le Finals della scorsa stagione. Occhio pure ai Clippers, compagine esperta e ben allenata, reduce da 8 successi di fila: Harden e Leonard – tornato dall’infortunio – potrebbero essere all’ultima spiaggia e dal gran modo in cui giocano danno l’impressione di saperlo. Capitolo a parte per i Denver Nuggets, che se la vedranno contro di loro. Con ogni probabilità Nikola Jokic vincerà il premio di Mvp della regular season per la quarta volta – è il primo centro della storia a chiudere in tripla doppia di media – ma attorno a lui c’è aria di burrasca: esonerati allenatore e general manager in un colpo, sparring partner non più all’altezza, ripetuti cali di tensione. Tutto è nelle straordinarie mani di The Joker, ma l’impresa si preannuncia davvero ardua.

Le altre? Minnesota, prossima avversaria dei Lakers, ha acciuffato i playoff per il rotto della cuffia, ma senza più Karl-Anthony Towns ha perso ambizione e potenza di fuoco. Golden State – che ai colpi di Curry ha appena aggiunto la grinta di Jimmy Butler – conta almeno di acciuffare la post-season via spareggi, così come i Grizzlies di Morant. Da lì, entrambe le squadre sarebbero un’autentica mina vagante. Più defilate – le uniche del gruppo sotto il 50 per cento di vittorie – Sacramento e Dallas: soprattutto per i Mavericks il secondo posto della passata stagione potrebbe diventare presto un lontano ricordo. D’altronde, cedere Doncic ha il suo prezzo.

 

LA SITUAZIONE NELLA EASTERN CONFERENCE

La terra di Cleveland. Mai, alla vigilia di questo 2024/25, gli osservatori avrebbero dato i nuovi Cavs di Kenny Atkinson davanti a tutte. E invece: partenza da imbattuti, almeno 11 vittorie di fila per tre volte in stagione, score totale di 64-18. Mitchell e compagni si sono fermati a un punto da quota 10mila a referto e si presentano ai playoff da miglior attacco dell’intera Nba: come per Oklahoma, il problema sarà il fattore esperienza nelle serie a eliminazione diretta. E le stagioni recenti – il fulcro del roster è lo stesso – non danno garanzie in questo senso. La squadra da battere resta dunque Boston (61-21), che pur senza strafare ha marciato in scioltezza centrando pure un record assoluto: la tripla segnata da Payton Pritchard un paio di settimane fa è stata la numero 1.364 nella stagione dei Celtics. Nessuno in Nba era mai arrivato a tanto: messaggio chiaro per le rivali, almeno fino alle Finals.

Un gradino sotto, sulla carta troviamo New York. Con l’arrivo di Towns i Knicks hanno guadagnato parecchio in termini offensivi, ma non sempre hanno brillato per costanza di rendimento: da vedere se le rotazioni corte di coach Thibodeau – e la condizione fisica di Bruson in regia – miglioreranno il cammino delle ultime due annate, terminate in semifinale di Conference. Ad affrontarli, nel primo turno ci saranno i Pistons di Simone Fontecchio. In ogni caso da applausi, dopo aver migliorato il terribile score del 2023/24 (14-68) di ben trenta vittorie: attorno al promettente talento di Cade Cunningham, a Detroit sta tornando il basket che conta. L’altra sfida, rematch della passata stagione, vedrà i Bucks di Antetokounmpo contro i Pacers di Haliburton: filosofie all’opposto, con i singoli di Milwaukee – sull’asse Giannis-Lillard – incalzati dal sistema Indiana, probabilmente la miglior pallacanestro corale dell’attuale Nba.

Che dal play-in sulla costa atlantica escano invece pretendenti per l’anello sarebbe invece oltre ogni previsione. I Magic di Banchero sono la difesa meno battuta del torneo ma hanno perso smalto rispetto a qualche mese fa. A Miami è rimasto soltanto coach Spoelstra – che non è mai poco –, Chicago e Atlanta sono già contente di esserci. Ma il bello del parquet è che è tutto fuorché una scienza esatta. Soprattutto ai playoff, sin dalla palla a due.

Di più su questi argomenti: