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La fondatrice di Displayce ci spiega perché la Francia incoraggia gli imprenditori a rischiare
Parigi. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha più volte ripetuto che vuole rendere la Francia una nazione startup. Può farlo anche perché, grazie alle politiche pubbliche volute da chi l’ha preceduto, oggi il suo paese è tra i più aperti e capaci in Europa di aiutare chi intende fare impresa nei settori tecnologicamente più avanzati. “Siamo molto fortunati in Francia, qui l’ambiente per creare una startup è ideale”, ci spiega Laure Malergue, imprenditrice e fondatrice di una delle tante aziende innovative che stanno conquistando il mercato digitale francese. Displayce ha utilizzato una delle piattaforme più antiche che esistono, i pannelli pubblicitari disseminati nelle nostre città, e ha capito che, con la loro progressiva digitalizzazione, sarebbe stato possibile lanciare campagne informative molto accurate.
Il software di Displayce permette di comunicare direttamente su circa 35 mila pannelli digitalizzati presenti in tutto il paese, e consente alle aziende di evitare i passaggi burocratici necessari all’acquisto degli spazi: “In Francia esistono sedici società che gestiscono questi spazi. Lanciare campagne vuol dire trattare con ognuna di loro, è un processo lungo: noi, invece, abbiamo già negoziato con tutte. Quando un’impresa ci contatta ha un solo interlocutore a cui rivolgersi”. Displayce possiede una conoscenza molto approfondita del pubblico che si può raggiungere attraverso i pannelli digitali, circostanza che le ha permesso di raccogliere quasi un milione di euro di investimenti nella fase di lancio: “Le faccio un esempio – continua Malergue – un negozio come Leroy Merlin vuole comunicare che questa settimana è aperto la domenica. Sono decisioni che si prendono con poco preavviso, informare i clienti è complicato. Il nostro algoritmo permette di individuare subito tutti i pannelli entro due chilometri o in determinati quartieri”.
L’azienda è basata a Bordeaux, non a Parigi. Una scelta che può sembrare strana visto che la capitale è considerata la città più attrattiva per le startup in Europa. Perché questo percorso inverso dal centro alla “periferia”? “La regione Nouvelle-Aquitaine ha dei programmi interessanti per chi decide di lanciare una startup. A Bordeaux ci sono strutture pubbliche che aiutano nel finanziamento, nella logistica e nella formazione. Nelle prime fasi, quando bisogna orientarsi tra i bandi, le opportunità e i contatti, avere del personale qualificato che ti aiuta, ti indica i finanziamenti più adatti e il modo giusto per proporre la tua candidatura è molto utile”.
Durante la nostra conversazione Malergue torna spesso sul ruolo dello stato, una visione del potere pubblico che è molto cambiata, ci racconta: “Lasciare un posto sicuro per iniziare la propria vita imprenditoriale non è semplice, siete sereni soltanto se il vostro stipendio precedente era molto alto e siete riusciti a risparmiare. Il fatto che oggi chi lascia il lavoro per fare la propria impresa abbia diritto alla disoccupazione per due anni è fondamentale: spesso, nel nostro settore, sono proprio due anni il tempo che si impiega a mettere a punto la tecnologia che consentirà di avviare l’impresa. In più, i soldi risparmiati durante il lavoro precedente sono subito investiti per i primi prototipi. Sapere che, almeno per un po’, non dovete preoccuparvi del reddito, è un grande incentivo per assumere dei rischi”. Il diritto alla disoccupazione non è il solo aiuto economico per gli imprenditori, che possono beneficiare di crediti facilitati sia dalla Banque publique d’investissement, che finanzia la parte di ricerca e sviluppo, sia della borsa French Tech per le imprese più innovative, che garantisce circa 25 mila euro: “Queste tre cose, all’inizio, rendono possibile l’impresa. Poi se l’idea è buona cammina da sola”, ragiona Malergue.
Displayce è in espansione. Fondata nel 2014, oggi ha dodici dipendenti ma prevede di arrivare a trenta entro la fine di quest’anno. L’obiettivo è lanciare il servizio sui mercati internazionali: “Le multinazionali che gestiscono la pubblicità su internet, come Google, non sono ancora interessate ai pannelli digitali, ma non sappiamo fino a quando le cose resteranno così. E’ importante per noi quindi, che siamo diventati esperti in questo settore, poter puntare subito ad altri mercati”.
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