A Roma inizia la Rome Startup Week. Con un obiettivo ambizioso ma necessario
Una settimana di innovazione, imprenditorialità e investimenti, con ospiti nazionali e internazionali
Da domani, giovedì 6 aprile, fino a sabato 14, a Roma c’è la Rome Startup Week. Si discuterà di innovazione, imprenditorialità e investimenti in oltre 50 eventi, con ospiti nazionali e internazionali. Non solo: ci saranno anche competizioni tra startup, focus group e workshop sui temi come l’intelligenza artificiale, la cybersecurity, Blockchain e la mobilità sostenibile. Organizzato in collaborazione con la regione Lazio e il comune di Roma, l’evento è alla sua seconda edizione e coinvolge i principali operatori dell’ecosistema italiano delle start up. Gianmarco Carnovale, presidente di Roma startup, spiega al Foglio che “l’obiettivo è di fare un piccolo Big Bang nel settore, prendendo come riferimento il modello anglosassone di fare start up. Ci sono troppe incomprensioni. Vogliamo che diventi un appuntamento ricorrente e un punto di riferimento per chi vuole capire cosa significa fare start up rispetto al fare impresa in generale”.
L’obiettivo dichiarato è quello di ricostruire il rapporto tra il paese e le start up, e nei 50 dibattiti previsti ci sono eventi per educatori, università e scuole per definire il loro ruolo nell’istruzione di imprenditori con la soft skill più importante, la resilienza; eventi per la corporate e l’innovazione per valorizzare meglio i concorsi per le start up; dal lato della policy, ci sono dibattiti incentrati su quali azioni prendere per far crescere i venture capital, scarsi in Italia. Non manca uno sguardo allo sviluppo di corretti modelli economici e sul potenziale di crescita delle imprese per farle diventare le future multinazionali. Da segnalare “Cacciatori di Unicorni”, discussione incentrata sulle storie di successo per capire da chi l’ha ottenuto come rincorrerlo nel modo giusto. Sarà presente Riccardo Zacconi, imprenditore romano che con il gioco CandyCrush, ha creato un’azienda valutata di 5 miliardi di euro. Ma anche un masterclass per formare gli investitori, per imparare come investire nelle start up in base alla propria propensione al rischio e al proprio patrimonio disponibile. Si pensa anche alle industrie del futuro, nel campo delle monete, della sicurezza (Cybersecurity, Blockchain) e del cibo. Per terminare con la Gladiator Challenge, dove start up in early stage, cioè giovanissime, vengono aiutare e affiancate a strutturare il cosiddetto pitch, la presentazione del proprio progetto in maniera esaustiva in poco tempo e, infine, esporlo davanti a una platea, con a seguire relativa premiazione.
Durante la settimana, sarà lanciato anche lo Startup Act, un documento di linee di azione e proposte legislative suddiviso in dieci capitoli con diverse proposte. Obiettivo è sempre quello di incentivare e semplificare la burocrazia per le imprese che nascono con una componente fortemente innovativa. Nel documento si evidenziano diverse mancanze e problemi. La necessità di modelli di riferimento etici che incoraggino l’evoluzione verso un livello qualitativo superiore e non speculativo e non rivolti alla creazione di valore. Creare una connessione più forte tra la ricerca e impresa, favorendo di più gli spin-off. In Italia, meno del 5 per cento delle startup provengono dalla ricerca. Le grandi aziende italiane, inoltre, devono essere educate a investire e acquisire le start up, favorendo appunto l’exit. Servono non solo più soldi, ma anche più investitori professionali di vario taglio e di approccio differenziato. Bisogna attrarre a livello internazionale sia talenti che investimenti. Un obiettivo che mira a rivoluzionare tutto l’ecosistema start up in Italia, un approccio più chiaro e più innovativo. Un vaste programme: difficile da realizzare, ma vale la pena di provarci.
Il Foglio sportivo - in corpore sano