Il sorprendente ritorno dei videoclip

Stefano Pistolini

Rendiamo omaggio al videoclip. Questa declinazione musicale per immagini e suoni che qualche stagione addietro ha conosciuto il momento peggiore della sua parabola, imboccando routine, ripetizioni e banalità, mentre le tv musicali che per un paio di decenni aveva alimentato e fatto prosperare gli voltavano le spalle.

    Rendiamo omaggio al videoclip. Questa declinazione musicale per immagini e suoni che qualche stagione addietro ha conosciuto il momento peggiore della sua parabola, imboccando routine, ripetizioni e banalità, mentre le tv musicali che per un paio di decenni aveva alimentato e fatto prosperare gli voltavano le spalle. Quando da più parti se ne parlava come un oggetto dismesso e decaduto, il videoclip ha ripreso a volare e a riproporre la sua magia di spettacolo instantaneo, conchiuso e sorprendente, che gli aveva tributato il successo già la prima volta. Le motivazioni sono tante, tra cui la diffusione di mezzi di videoregistrazione a basso prezzo e alta qualità, poi la necessità della musica leggera di scovare nuove vie di promozione poco costose, fino al progressivo dirottamento delle attenzioni di tanti validi videoartisti verso l'artigianato del clip musicale e – non ultimo – l'arrivo sulla scena di ragazzini che di prodotti-pillola come questi sono i migliori gestori possibili, per come il formato è organico alla loro natura e al loro modo di pensare. Perciò un consiglio: con l'indispensabile supporto di YouTube, tenete d'occhio il flusso ininterrotto di uscite videomusicali. Vi possiamo garantire intrattenimento e sorprese. Qualche esempio. David Bowie, nel giro di un mese l'ha già rifatto. Dopo la clamorosa rentrée con “Where Are We Now?”, clip girato per lui dall'amico artista Tony Oursler, dedicato alle sue nostalgie berlinesi e a una dimessa invocazione della giovinezza (bel video però, ruvido, snob), ora replica con “The stars (Are Out Tonight)” diretto dall'italocanadese Floria Sigismondi, firma nobile del settore (White Stripes, Bjork, Sigur Ros etc.) che mette in scena per lui un vero piccolo film, con Tilda Swinton nei panni della signora Bowie e con questa coppia attempata ritiratasi a vivere in un'appartamento di provincia, apparentemente serena e appagata, ma invece (ci risiamo) torturata da fantasmi e rimpianti dei tempi ruggenti. Davvero la ritmica pace di un epilogo può sostituire i brividi lussuriosi di quando si bruciava da due lati? Kitsch e divertente, spiritoso e coinvolgente, un video che non fa che accentuare la curiosità per questo ritorno discografico di Bowie, al quale manca solo una settimana (“The Next Day” il titolo). 

    Un altro gruppo che ha appena pubblicato un gran bel disco è Atoms for Peace, progetto parallelo di Thom Yorke dei Radiohead, affiancato, tra gli altri, dall'onnipresente Flea dei Red Hot Chili Pepper. Elettronica liquida, suoni volutamente piccoli, rifiuto di grandeur in favore di un minimalismo preciso e grondante emozioni analogiche. Di prima qualità anche il video che lo accompagna, “Ingenue”, diretto e coreografato da Garth Jennings e Wayne McGregor e interpretato, a fianco a Yorke, dalla danzatrice Fukiko Takase. Su un palcoscenico spoglio, con Thom e Fukiko vestiti come due impiegati della City e protesi a dar forma fisica ai suoni e alle parole degli Atomi per la Pace, mimando una grossolano Tai Chi il buon Yorke, e con movenze sinuosissime la sua partner. Notevole duetto.
    Piacere che  prosegue se cercate il videoclip – diretto da Mimi Cave, videoartista della Bay Area e già vista al fianco di Tune Yards – che accompagna “A New Life” il più orecchiabile dei brani di “Regions Of Light and Sound of God”, esordio solista di Jim James, leader dei My Morning Jackets (titolo che ricama sul fatto che James pare essere dei pochi americani ottimisti sul rinnovamento del cattolicesimo). Prima di tutto il disco è una delle cose migliori che si possano sentire in giro di questi tempi. Coniuga tante cose: notevole raffinatezza orchestrale, amore di James per le strumentazioni acustiche, cantati rarefatti e teatralmente efficaci (fanno tornare in mente la voce di Paddy McAloon dei Prefab Sprout) e poi spruzzate di pop, country, hippie rock e anche di filosofia del vivere americano (My Morning Jacket, in questo è uno dei gruppi più esoterici e interessanti della scena), per un personaggio con quel phisique du role da colonnello della Guerra civile e quel dono di scrivere gemme melodiche nel conforto del suo studio casalingo a Louisville, Kentucky. Come “A New Life”, il cui clip comincia in una stanza vuota dove James intona un dolce canto accompagnato dalla sua chitarra, per poi trasferirsi nella prateria, dove l'artista apre molte porte simboliche, balla seguito da leggiadre fanciulle e cade innamorato di una donna-bufalo. Qualunque cosa significhi l'allegoria, ne siamo rimasti infatuati e ora consumiamo questo disco sul senso di Dio e della luce con la stessa solerzia che molti anni fa dedicavamo ai 33 giri, comprati a caro prezzo d'importazione, il sabato pomeriggio, nel nostro negozio per intenditori.