L'aperitivo elettorale con Melandri e Madia? "Nun se po' ffa" Certo, Francesco Rutelli c’azzecca più di Antonio Di Pietro con l’aperitivo (perlomeno è abbronzato), ma insomma non pensavamo di doverlo nominare in queste sede, per giunta dopo aver dedicato una puntata di questa rubrica al neoaperitivista ministro uscente delle Infrastrutture, organizzatore di bevute elettorali a orari normali (ovvero nel tardo pomeriggio-sera). E invece ci tocca citare Rutelli, letteralmente: “Nun se po’ ffa” (frase proferita dal candidato sindaco, parafrasando il candidato premier, in un campo nomadi, tempo fa). Nun se po’ ffa’, dicevamo, un aperitivo elettorale alle ore 12 di lunedì, specie se successivo all’iniziativa alcolica dipietrista. 31 MAR 2008
Che c'azzecca Di Pietro con l'happy hour? Questa non ce la aspettavamo, non essendo noi Walter Veltroni. Non ci aspettavamo di dover fronteggiare il fuoco-amico di Antonio Di Pietro. E invece, proprio nel giorno in cui ci apprestavamo a rispondere ad alcune critiche sopraggiunte da Nord a questa rubrica, al grido di “l’aperitivo è torinese”, Di Pietro ha organizzato un aperitivo. Già è difficile capire che cosa c’azzecchi Di Pietro con l’happy hour, sia esso a base di vino, birra o mojito (drink garantista nonostante i trascorsi antilibertari cubani, garantiamo noi). Già facciamo fatica a vedere Di Pietro con in mano un Martini dry, meglio se dell’Hotel Plaza di New York, come consiglia un lettore bon vivant. 27 MAR 2008
Ci siamo piegati al sushi in concomitanza con l’incrudelirsi della propaganda cinese Abbiamo capito che è impossibile essere alcolicamente avveduti e, allo stesso tempo, politicamente solidali con il Tibet. E questo perché, a voler fare un’azione mirata e capillare di boicottaggio della Cina, a non voler essere gli ultimi a muoversi dopo Nicolas Sarkozy, ci tocca, a questo punto, favorire indirettamente il Giappone, paese che pure ci crea inquietudine preventiva, e quindi piegarci all’aperitivo-sushi – durante il quale si può forse, con molta fortuna, mangiare decentemente, ma non altrettanto decentemente bere. 25 MAR 2008
Basta con la generazione degli happy hour Il nostro giovane collega Luigi De Biase, ventotto anni e nessuna propensione per il mojito, minaccia di scriverci una pubblica lettera di dissociazione antiaperitivista poiché è stufo “di veder imperversare la generazione degli happy hour”. Ohibò, siamo noi, abbiamo pensato lì per lì, sgomenti sia per la minaccia di una pubblica lettera di dissociazione sia per il fatto di essere considerati “altra generazione” dai ventottenni. Poi abbiamo capito. 15 MAR 2008
Ritirate fuori il Cinzano, è ora di farlo Da alcolicamente grezzi quali siamo – gente che appunto non si stanca del mojito, definito da un nostro conoscente snob “drink per turisti italiani a Formentera” (e manco a dirlo siamo stati pure a Formentera) – abbiamo trasecolato nel leggere la gentile mail di precisazione dell’amico e radicale storico Angiolo Bandinelli: “Anche io adoro gli aperitivi, anzi vado matto per il Cinzano bianco secco, ma non tutti i bar lo hanno”. 14 MAR 2008
Le sei regole romane. Primo di una lunga serie di mojito Le circostanze inducono il redattore con il più alto livello di aperitivitudine – ovvero io, la sottoscritta Marianna Rizzini – a prendere in mano la situazione per impedire che un rimprovero nientedimeno che del Garante per la concorrenza (o peggio della Corte europea dei diritti dell’Uomo), come minacciato dal lettore e illustre collaboratore dottor Carlo Stagnaro, si abbatta su questa redazione, e proprio a causa dell’alto grado di aperitivitudine della sottoscritta (e non solo). 12 MAR 2008