magazine Jung e la casa delle passioni Una moglie-madre, un’amante scontrosa, figlie e figlio, statue e idoli. Viaggio nei luoghi dello psicoanalista svizzero Sandra Petrignani 12 OTT 2024
Il Foglio del weekend Amori e psiche. Le molte donne di Jung, padre della psicoanalisi Pazienti, ex pazienti, terapeute formatesi con lui, segretarie, semplici ammiratrici. Oltre alla moglie, Emma Rauschenbach, e all’ispiratrice-amante di una vita Toni Wolff, ecco le jungfrauen. Nel “Dialogo” con Aniela Jaffé, l’allieva che più di tutti ha saputo raccontare il Maestro Sandra Petrignani 28 AGO 2023
Centoventi anni di psicoanalisi e il mondo va sempre meglio L’ultimo libro di Vittorio Lingiardi consente anche una doverosa riflessione sulla straordinaria invenzione di Sigmund Freud. Di conoscenza trattasi, di scandaglio critico, di discesa agli inferi, di accesso alla verità, a quella quantità di verità che ognuno di noi può permettersi di accettare. Se scienza è, è scienza capace di rivelare l’uomo a sé stesso. Non promette guarigione, ma conoscenza Davide D'Alessandro 15 NOV 2019
Trattati e Dizionari, le parole della psicoanalisi Antonio Aberto Semi, Aldo Carotenuto e Umberto Galimberti ci aiutano a riscoprire opere immense per ritrovarsi dentro ogni parola, dentro ogni richiamo, dentro ogni ulteriore sollecitazione. Dietro ci sono una straordinaria invenzione, un notevole giacimento culturale, donne e uomini che hanno scompaginato e ribaltato modi di pensare e di agire. Grazie a loro questa storia continua. Data tante volte per morta, continua Davide D'Alessandro 10 OTT 2019
Antonello Sciacchitano, l'analisi infinita Per lo psichiatra e psicoanalista di formazione lacaniana, non c’è scampo: “L’analisi non si abbrevia: i numeri pari sono infiniti non meno degli interi e come i dispari. Non esistono rapporti quantitativi nell’infinito. Il termine usato da Freud, ma non adeguatamente sviluppato, è proprio il termine matematico, unendlich, ‘infinito’, malauguratamente tradotto ‘interminabile’. La psicoanalisi è infinita perché l’oggetto causa del desiderio, l’oggetto a, come lo chiama Lacan, è infinito nel senso matematico del termine. Lacan diceva che è originariamente perduto. Forse voleva dire che non è concettuale, proprio come l’infinito” Davide D'Alessandro 15 SET 2019
Luigi Zoja, oltrepassare il padre (e l'analista) A colloquio con il noto psicoanalista di formazione junghiana: “Ettore (al cui nome ho intitolato il mio studio sul padre) si augura precisamente di essere oltrepassato dal figlio, non ucciso: quindi il mito greco offre ben più del modello sofocleo. Se il rapporto padre – figlio dovesse essere sempre di rivalità inconciliabile non sarebbe esistita la società occidentale tutta, che è stata patriarcale. Oltrepassare, invece, è possibile e auspicabile, nelle relazioni famigliari come in quelle professionali” Davide D'Alessandro 12 SET 2019
Augusto Romano, la ferita dell'analista A colloquio con lo psicoanalista junghiano, che afferma: “Non so cosa sia un ottimo analista. ‘Ottimo’ mi sembra una parola eccessiva e presuntuosa. Ogni analista ha una falla. Dovrebbe essere capace di: empatia, immaginazione, resistenza alla frustrazione, controllo delle proprie inclinazioni narcisistiche, sopportare i transfert seduttivi e/o aggressivi del paziente, ironia non distruttiva, una paradossale indifferenza rispetto ai risultati. Ed essere in grado di lasciare andare il paziente quando è il momento, e di rispettare ‘religiosamente’ quello che si potrebbe chiamare il ‘destino’ dell’altro. Ma potrei essere facilmente smentito…” Davide D'Alessandro 10 SET 2019
Il senso di Carla Stroppa per Jung A colloquio con l’analista junghiana, che spiega: “Disponibilità a lasciarsi trascinare dalle immagini oniriche senza presumere di capirle del tutto riportandole a teorie predefinite. Disponibilità al gioco, all’immaginazione, agli aspetti esoterici della vita, visti come valori, non come derive patologiche dalla razionalità. Penso che abbiamo bisogno di intuire il valore dei simboli, non solo di decifrare i segni. Qui sta anche una grande differenza tra Freud e Jung. Per fare un ottimo analista occorrono innanzitutto onestà intellettuale e sincerità di sentimento. E naturalmente profonda passione conoscitiva e attitudine a una perenne ricerca nel confronto con gli altri, ma senza tradire il proprio portato individuativo, ovvero il proprio centro di energia affettiva e conoscitiva” Davide D'Alessandro 05 SET 2019
Roberto Pozzetti, tessere la cura Lo psicoanalista lacaniano, autore di un recente libro sulla pratica analitica, precisa: “Nessuno è un ottimo o un pessimo analista, non c’è un analista più bravo e uno meno bravo. Vi è il funzionare come analista, vi è il desiderio dell’analista. Si tratta di una posizione che a volte si riesce a sostenere e a volte no, anche con lo stesso paziente. Vi è il desiderio dell’analista, dopo un’analisi, anche grazie alle supervisioni e all’apprendere dai colleghi. Perché ci sia dell’analista occorre non aspettarsi nulla dai pazienti, lasciando loro uno spazio potenziale, per dirla con Donald Winnicott. Si tratta di permettere al paziente di interrogarsi sui propri sintomi, sul proprio inconscio, sul proprio desiderio accogliendolo e ascoltandolo senza inculcargli alcunché” Davide D'Alessandro 27 AGO 2019
Paziente e analista, la grande danza dell'esistenza Antonino Buono, neuropsichiatra e psicoanalista junghiano, autore di “Sogni. Realtà altra, immaginazione creativa, profezia”, avverte: “Il rischio di chi svolge questa professione è di montarsi la testa e ritenere di saperla lunga. Dentro la stanza giriamo sempre intorno alle speranze e ai desideri di “Vita”, all’inquietudine su ciò che verrà o non verrà dopo. L’analisi è un cammino verso una semilibertà o una prigione meno rigida” Davide D'Alessandro 26 AGO 2019