Maurizio Balsamo, un nuovo inizio A colloquio con l’analista di formazione freudiana, che spiega: “L’analisi è libertà di ricominciare un tragitto rimasto interrotto. Allo stesso tempo però essa apre all’acquisizione soggettivante di tutte le necessità che hanno contrassegnato la nostra storia e che ne hanno caratterizzato le traiettorie destinali, gli esiti, le domande, come ciò che abbiamo dovuto lasciare a margine o che gli altri ci hanno consegnato, come mandato, obbligo, prospettiva” Davide D'Alessandro 29 SET 2019
Antonio Di Ciaccia, la buca delle lettere dell'inconscio A colloquio con il noto analista lacaniano, che spiega: "L'inconscio è il funzionamento basilare dell'essere umano. Ma, per l'appunto, è inconscio, vale a dire fuori dalla portata del soggetto che non potrà averne se non la lettura di un sapere che si è iscritto nel suo corpo. Lo si coglie quindi tramite l'atto e il dire di ogni vero analista, il quale fa solco. Il problema è di sapere quale sia il solco che arrivi più lontano nella messa in chiaro della logica di questo funzionamento. Lacan è il più convincente dei maestri perché è il più logico. Senza di lui non me la sarei cavata" Davide D'Alessandro 27 SET 2019
Nicolò Terminio, il genio di Lacan Il giovane psicoanalista di formazione lacaniana spiega: “Leggere i Seminari e gli Scritti di Lacan è un’esperienza estremamente coinvolgente perché si entra in contatto con il farsi dell’inconscio. La genialità di Lacan consiste nell’aver elaborato molto prima di tanti altri autori una certa concezione del soggetto e dell’inconscio. Nel panorama della psicoanalisi contemporanea la prospettiva di Lacan trova tantissime risonanze – al di là dei ghirigori e del gergo – nelle formulazioni di autori di primo rilievo” Davide D'Alessandro 24 SET 2019
Umberto Galimberti, l'uomo greco e il senso del limite A colloquio con il noto psicoanalista e filosofo, che chiarisce: “Mi definisco uomo greco perché vuol dire prendere sul serio la morte. Prendere sul serio la morte ti dà il senso del limite. Il fondamento etico per i greci non sta nei comandamenti, ma nel senso del limite. Eugenio Borgna e Mario Trevi sono stati i miei maestri. Nel 1979, quando ho cominciato la professione analitica, le nevrosi avevano sfondo emotivo, sentimentale, sessuale. Oggi, che la sessualità è ampiamente sdoganata, la domanda è la ricerca di senso, si fatica a trovare il senso della propria esistenza, poiché viviamo nell’età della tecnica, che ci prevede come funzionari di apparati” Davide D'Alessandro 23 SET 2019
Antonello Sciacchitano, l’analisi infinita Per lo psichiatra e psicoanalista di formazione lacaniana, non c’è scampo: “L’analisi non si abbrevia: i numeri pari sono infiniti non meno degli interi e come i dispari. Non esistono rapporti quantitativi nell’infinito. Il termine usato da Freud, ma non adeguatamente sviluppato, è proprio il termine matematico, unendlich, ‘infinito’, malauguratamente tradotto ‘interminabile’. La psicoanalisi è infinita perché l’oggetto causa del desiderio, l’oggetto a, come lo chiama Lacan, è infinito nel senso matematico del termine. Lacan diceva che è originariamente perduto. Forse voleva dire che non è concettuale, proprio come l’infinito” Davide D'Alessandro 15 SET 2019
Silvia Lippi, corpo a corpo con Lacan A colloquio con l’analista di formazione lacaniana, che vive e opera a Parigi: “È stato il mio primo incontro con il pensiero psicoanalitico. È venuto prima di Freud, e ha condizionato e occupato gran parte della mia vita: ancora oggi mi scervello per cercare di capirlo. Non smetto mai di leggere i suoi scritti e seminari, e mi interrogo sulla pertinenza di certi suoi enunciati. Quello che mi convince in lui non è solo la sua forza innovatrice e clinicamente efficace, ma anche la sua posizione analitica, una posizione che è allo stesso tempo rigorosa, ironica e popolare: mai come con lui, la psicoanalisi ha brillato nel mondo della cultura internazionale” Davide D'Alessandro 09 SET 2019
Psicoanalisi e filosofia, la forza di Lacan Domenico Cosenza, analista lacaniano, spiega: “Quando lo incontrai attraverso i suoi testi come studente di filosofia mi colpì come lo psicoanalista che più era stato in grado di cogliere gli effetti di sovversione radicale che la scoperta di Freud aveva introdotto nel pensiero occidentale. Man mano che presi a studiarlo a partire dall’esperienza della mia analisi, mi divenne sempre più chiaro che tutto quanto Lacan utilizzava nel campo del sapere, di cui era onnivoro, aveva tuttavia un solo punto di orbitazione: chiarire l’enigma di ciò che accade nell’esperienza di una psicoanalisi. Per fare questo si serviva di tutto quanto potesse essergli utile: dalla filosofia alla letteratura, dalla logica alla topologia. Anzi, i punti più oscuri dei testi di Lacan mi si chiarivano all’improvviso dopo anni a partire da passaggi interni al mio percorso analitico” Davide D'Alessandro 03 SET 2019
Jacques Lacan, il velo che si squarcia Per Paola Francesconi, analista lacaniana, il Maestro francese è il più convincente poiché “ha saputo riconoscere i rischi e gli inganni di ciò che chiamiamo Io e che non costituisce l’essenza della nostra soggettività. È colui che ci ha messo in guardia dalle facili comprensioni, dalle pigrizie di ciò che crediamo e che ci sembra indiscutibile, mentre è solo ingannevole e può ritorcersi contro l’individuo, prima o poi. L’analisi porta, da un lato, a fare il lutto dei propri ideali, delle proprie fissazioni e, dall’altro, ad apprezzare il lato disincantato dell’esistenza. È l’approdo a un approccio tragicomico dell’esistenza” Davide D'Alessandro 02 SET 2019
“Ho scelto lo psicoanalista come si sceglie un amore” Marisa Fiumanò, analista lacaniana, si è formata con Muriel Drazien e Jean Paul Hiltenbrand, “un vero maestro. Con lui ho fatto un percorso molto diverso dalla mia prima analisi ma non in contrapposizione. Sono entrata in un altro transfert, in un altro discorso, in un’altra lingua e dunque in un altro tipo di percorso. Per fare un ottimo analista occorrono una buona formazione (un’analisi, la lettura rigorosa dei testi fondatori, il lavoro con gli altri analisti), molta esperienza clinica, un lavoro incessante di ricerca, una cultura vasta che spazi nei campi più diversi del sapere e infine doti personali, imponderabili come quelle di un artista. La sessualità è assolutamente al centro della cura. La psicoanalisi non si occupa che di questo, non è esperta che di questo, non lavora che a questo: rendere un soggetto capace di desiderio sessuale e di sublimare questo desiderio nel lavoro o nella produzione artistica” Davide D'Alessandro 30 AGO 2019
Roberto Pozzetti, tessere la cura Lo psicoanalista lacaniano, autore di un recente libro sulla pratica analitica, precisa: “Nessuno è un ottimo o un pessimo analista, non c’è un analista più bravo e uno meno bravo. Vi è il funzionare come analista, vi è il desiderio dell’analista. Si tratta di una posizione che a volte si riesce a sostenere e a volte no, anche con lo stesso paziente. Vi è il desiderio dell’analista, dopo un’analisi, anche grazie alle supervisioni e all’apprendere dai colleghi. Perché ci sia dell’analista occorre non aspettarsi nulla dai pazienti, lasciando loro uno spazio potenziale, per dirla con Donald Winnicott. Si tratta di permettere al paziente di interrogarsi sui propri sintomi, sul proprio inconscio, sul proprio desiderio accogliendolo e ascoltandolo senza inculcargli alcunché” Davide D'Alessandro 27 AGO 2019