Jacques Lacan, il velo che si squarcia Per Paola Francesconi, analista lacaniana, il Maestro francese è il più convincente poiché “ha saputo riconoscere i rischi e gli inganni di ciò che chiamiamo Io e che non costituisce l’essenza della nostra soggettività. È colui che ci ha messo in guardia dalle facili comprensioni, dalle pigrizie di ciò che crediamo e che ci sembra indiscutibile, mentre è solo ingannevole e può ritorcersi contro l’individuo, prima o poi. L’analisi porta, da un lato, a fare il lutto dei propri ideali, delle proprie fissazioni e, dall’altro, ad apprezzare il lato disincantato dell’esistenza. È l’approdo a un approccio tragicomico dell’esistenza” Davide D'Alessandro 02 SET 2019
“La sessualità è al centro del mondo” Per Sarantis Thanopulos, analista freudiano, il fondatore della psicoanalisi “ha introdotto il concetto epistemologico di “pulsione”, una spinta corporea che afferra, innerva lo psichico, istituendo la psicoanalisi come terzo dominio di conoscenza tra quello dello studio del corpo biologico e quello dei processi mentali. Ha scoperto il linguaggio simbolico naturale dei sogni. Ha rivoluzionato la nostra conoscenza della memoria, comprendendo l’importanza della componente ricostruttiva nei ricordi. Ha riconosciuto la sessualità infantile e ne ha fatto il centro dello sviluppo successivo dell’individuo. Siamo ancora nel solco aperto da Freud: delle sue scoperte, delle sue aporie, delle sue contraddizioni e delle sue incomprensioni” Davide D'Alessandro 31 AGO 2019
“Ho scelto lo psicoanalista come si sceglie un amore” Marisa Fiumanò, analista lacaniana, si è formata con Muriel Drazien e Jean Paul Hiltenbrand, “un vero maestro. Con lui ho fatto un percorso molto diverso dalla mia prima analisi ma non in contrapposizione. Sono entrata in un altro transfert, in un altro discorso, in un’altra lingua e dunque in un altro tipo di percorso. Per fare un ottimo analista occorrono una buona formazione (un’analisi, la lettura rigorosa dei testi fondatori, il lavoro con gli altri analisti), molta esperienza clinica, un lavoro incessante di ricerca, una cultura vasta che spazi nei campi più diversi del sapere e infine doti personali, imponderabili come quelle di un artista. La sessualità è assolutamente al centro della cura. La psicoanalisi non si occupa che di questo, non è esperta che di questo, non lavora che a questo: rendere un soggetto capace di desiderio sessuale e di sublimare questo desiderio nel lavoro o nella produzione artistica” Davide D'Alessandro 30 AGO 2019
Roberto Pozzetti, tessere la cura Lo psicoanalista lacaniano, autore di un recente libro sulla pratica analitica, precisa: “Nessuno è un ottimo o un pessimo analista, non c’è un analista più bravo e uno meno bravo. Vi è il funzionare come analista, vi è il desiderio dell’analista. Si tratta di una posizione che a volte si riesce a sostenere e a volte no, anche con lo stesso paziente. Vi è il desiderio dell’analista, dopo un’analisi, anche grazie alle supervisioni e all’apprendere dai colleghi. Perché ci sia dell’analista occorre non aspettarsi nulla dai pazienti, lasciando loro uno spazio potenziale, per dirla con Donald Winnicott. Si tratta di permettere al paziente di interrogarsi sui propri sintomi, sul proprio inconscio, sul proprio desiderio accogliendolo e ascoltandolo senza inculcargli alcunché” Davide D'Alessandro 27 AGO 2019
Paziente e analista, la grande danza dell’esistenza Antonino Buono, neuropsichiatra e psicoanalista junghiano, autore di “Sogni. Realtà altra, immaginazione creativa, profezia”, avverte: “Il rischio di chi svolge questa professione è di montarsi la testa e ritenere di saperla lunga. Dentro la stanza giriamo sempre intorno alle speranze e ai desideri di “Vita”, all’inquietudine su ciò che verrà o non verrà dopo. L’analisi è un cammino verso una semilibertà o una prigione meno rigida” Davide D'Alessandro 26 AGO 2019
Sigmund Freud, maestro incomparabile A colloquio con Franco De Masi, psichiatra e membro ordinario della Spi: “Il fondatore della psicoanalisi ha scoperto l’importanza della vita inconscia e della verità psichica che esiste dentro di noi, anche se continuamente la neghiamo. Da qui nasce gran parte della sofferenza dell’uomo. È stato paragonato a Colombo, che aveva pensato di aver trovato le Indie mentre aveva incontrato un immenso territorio ancora tutto da scoprire. Freud ha studiato solo una parte dell’inconscio. Le ricerche sulle funzioni inconsce e inconsapevoli della mente proseguono tuttora e si avvalgono anche del contributo scientifico delle neuroscienze” Davide D'Alessandro 24 AGO 2019
Jacques Lacan, il pensiero che s’impone A colloquio con Carmelo Licitra Rosa, psichiatra e psicoanalista: “Nella storia del pensiero ci sono dei pensieri che oltrepassano e sminuiscono quelli precedenti. Si potrebbe fare l’esempio di Cartesio e del suo pensiero che surclassò tutta la filosofia prodotta nel ‘400 e nel ‘500, fino a lui. L’originalità del Maestro francese e la forza del suo insegnamento consistono nell’aver utilizzato i saperi di punta del Novecento per connettere la scoperta freudiana a tutta l’avventura del logos nella cultura occidentale sin dalle sue origini del IV secolo a.C. in Grecia” Davide D'Alessandro 22 AGO 2019
Romano Màdera, la ricerca del senso A colloquio con il filosofo e psicoanalista di formazione junghiana: “Ritengo Jung il più convincente dei maestri intanto perché ringraziava Dio di non essere junghiano, poi perché pensava che fossero integrabili gli insegnamenti di Freud e di Adler con il suo, a secondo della situazione concreta che ci si trova davanti. Siamo chiamati a cercare un senso capace di benedire e di sopportare la vita” Davide D'Alessandro 20 AGO 2019
L’arte della psicoanalisi, tra Eros e Pathos A colloquio con Roberto Ruga, uno degli allievi di Aldo Carotenuto: “Siamo chiamati a realizzare noi stessi, la nostra unicità, e di conseguenza dobbiamo assecondare la nostra vocina interiore che è flebile ma persistente. È la voce dell'anima inquieta che ci indica la via verso la nostra individuazione” Davide D'Alessandro 18 AGO 2019
Antonio Alberto Semi, i rischi dello psicoanalista Il problema è “pensare – inconsciamente – di essere un guru o un profeta o un caposcuola o di ‘aver capito davvero’ com’è fatto l’altro. In generale, il rischio appunto di perdere il gusto del mestiere. La psicoanalisi serve a comprendere la propria complessità e quella altrui e le rispettive soggettività. L’ottimo analista non esiste oppure è il risultato di una idealizzazione. Invece per fare bene il proprio mestiere occorre una buona dose di onestà intellettuale, di autocritica e autoironia, di comprensione dei propri stati d’animo” Davide D'Alessandro 15 AGO 2019