Giuseppe Di Chiara, curare con la psicoanalisi A colloquio con l’analista freudiano di lungo corso, che spiega: “L’esperienza analitica ha mostrato come lo scomporre e il conoscere le parti della psiche umana, in un contesto specifico che è quello della situazione analitica, consente nuovi rapporti tra le istanze psichiche, che conducono alla cura di alcune malattie della mente, prima di tutto le nevrosi. Gli elementi principali della qualità dell’analista sono il buon esito della sua analisi con il suo seguito di autoanalisi e il buon apprendimento nella sua formazione. La prima deve avergli consentito l’affrontamento e la maturazione evolutiva del complesso di Edipo, e la sua capacità di continua regolazione dello stesso. Il secondo deve avergli assicurato la capacità di continuare ad apprendere nel gruppo di lavoro di cui fa parte” Davide D'Alessandro 11 SET 2019
Augusto Romano, la ferita dell’analista A colloquio con lo psicoanalista junghiano, che afferma: “Non so cosa sia un ottimo analista. ‘Ottimo’ mi sembra una parola eccessiva e presuntuosa. Ogni analista ha una falla. Dovrebbe essere capace di: empatia, immaginazione, resistenza alla frustrazione, controllo delle proprie inclinazioni narcisistiche, sopportare i transfert seduttivi e/o aggressivi del paziente, ironia non distruttiva, una paradossale indifferenza rispetto ai risultati. Ed essere in grado di lasciare andare il paziente quando è il momento, e di rispettare ‘religiosamente’ quello che si potrebbe chiamare il ‘destino’ dell’altro. Ma potrei essere facilmente smentito…” Davide D'Alessandro 10 SET 2019
Silvia Lippi, corpo a corpo con Lacan A colloquio con l’analista di formazione lacaniana, che vive e opera a Parigi: “È stato il mio primo incontro con il pensiero psicoanalitico. È venuto prima di Freud, e ha condizionato e occupato gran parte della mia vita: ancora oggi mi scervello per cercare di capirlo. Non smetto mai di leggere i suoi scritti e seminari, e mi interrogo sulla pertinenza di certi suoi enunciati. Quello che mi convince in lui non è solo la sua forza innovatrice e clinicamente efficace, ma anche la sua posizione analitica, una posizione che è allo stesso tempo rigorosa, ironica e popolare: mai come con lui, la psicoanalisi ha brillato nel mondo della cultura internazionale” Davide D'Alessandro 09 SET 2019
Antonino Ferro, parole che curano A colloquio con lo psicoanalista freudiano, che precisa: “Forse non a caso la psicoanalisi è stata chiamata ‘the talking cure’. Ingredienti imprescindibili di un buon analista sono una analisi personale sufficientemente profonda, un training adeguato, un continuo lavoro su sé stesso e una successiva messa a punto degli strumenti di cui dispone” Davide D'Alessandro 07 SET 2019
Il senso di Carla Stroppa per Jung A colloquio con l’analista junghiana, che spiega: “Disponibilità a lasciarsi trascinare dalle immagini oniriche senza presumere di capirle del tutto riportandole a teorie predefinite. Disponibilità al gioco, all’immaginazione, agli aspetti esoterici della vita, visti come valori, non come derive patologiche dalla razionalità. Penso che abbiamo bisogno di intuire il valore dei simboli, non solo di decifrare i segni. Qui sta anche una grande differenza tra Freud e Jung. Per fare un ottimo analista occorrono innanzitutto onestà intellettuale e sincerità di sentimento. E naturalmente profonda passione conoscitiva e attitudine a una perenne ricerca nel confronto con gli altri, ma senza tradire il proprio portato individuativo, ovvero il proprio centro di energia affettiva e conoscitiva” Davide D'Alessandro 05 SET 2019
Psicoanalisi e filosofia, la forza di Lacan Domenico Cosenza, analista lacaniano, spiega: “Quando lo incontrai attraverso i suoi testi come studente di filosofia mi colpì come lo psicoanalista che più era stato in grado di cogliere gli effetti di sovversione radicale che la scoperta di Freud aveva introdotto nel pensiero occidentale. Man mano che presi a studiarlo a partire dall’esperienza della mia analisi, mi divenne sempre più chiaro che tutto quanto Lacan utilizzava nel campo del sapere, di cui era onnivoro, aveva tuttavia un solo punto di orbitazione: chiarire l’enigma di ciò che accade nell’esperienza di una psicoanalisi. Per fare questo si serviva di tutto quanto potesse essergli utile: dalla filosofia alla letteratura, dalla logica alla topologia. Anzi, i punti più oscuri dei testi di Lacan mi si chiarivano all’improvviso dopo anni a partire da passaggi interni al mio percorso analitico” Davide D'Alessandro 03 SET 2019
“Amo Freud perché non ha mai smesso di cercare” Per Laura Ambrosiano, analista freudiana, il fondatore della psicoanalisi “non si accontentava delle risposte che trovava e continuava a cercare, attraverso i suoi incontri con i pazienti, con i colleghi, con uomini di cultura, con i terribili eventi della sua epoca. Per fare un ottimo analista occorre innanzitutto un ottimo paziente, motivato e desideroso di accostarsi al suo inconscio. Il lavoro psichico è necessario per vivere, per modulare l’impatto che gli eventi hanno su di noi” Davide D'Alessandro 02 SET 2019
Jacques Lacan, il velo che si squarcia Per Paola Francesconi, analista lacaniana, il Maestro francese è il più convincente poiché “ha saputo riconoscere i rischi e gli inganni di ciò che chiamiamo Io e che non costituisce l’essenza della nostra soggettività. È colui che ci ha messo in guardia dalle facili comprensioni, dalle pigrizie di ciò che crediamo e che ci sembra indiscutibile, mentre è solo ingannevole e può ritorcersi contro l’individuo, prima o poi. L’analisi porta, da un lato, a fare il lutto dei propri ideali, delle proprie fissazioni e, dall’altro, ad apprezzare il lato disincantato dell’esistenza. È l’approdo a un approccio tragicomico dell’esistenza” Davide D'Alessandro 02 SET 2019
“La sessualità è al centro del mondo” Per Sarantis Thanopulos, analista freudiano, il fondatore della psicoanalisi “ha introdotto il concetto epistemologico di “pulsione”, una spinta corporea che afferra, innerva lo psichico, istituendo la psicoanalisi come terzo dominio di conoscenza tra quello dello studio del corpo biologico e quello dei processi mentali. Ha scoperto il linguaggio simbolico naturale dei sogni. Ha rivoluzionato la nostra conoscenza della memoria, comprendendo l’importanza della componente ricostruttiva nei ricordi. Ha riconosciuto la sessualità infantile e ne ha fatto il centro dello sviluppo successivo dell’individuo. Siamo ancora nel solco aperto da Freud: delle sue scoperte, delle sue aporie, delle sue contraddizioni e delle sue incomprensioni” Davide D'Alessandro 31 AGO 2019
Paziente e analista, la grande danza dell’esistenza Antonino Buono, neuropsichiatra e psicoanalista junghiano, autore di “Sogni. Realtà altra, immaginazione creativa, profezia”, avverte: “Il rischio di chi svolge questa professione è di montarsi la testa e ritenere di saperla lunga. Dentro la stanza giriamo sempre intorno alle speranze e ai desideri di “Vita”, all’inquietudine su ciò che verrà o non verrà dopo. L’analisi è un cammino verso una semilibertà o una prigione meno rigida” Davide D'Alessandro 26 AGO 2019