Charles Melman, l'esplorazione di una servitù Il noto psicoanalista francese sarà a Roma il prossimo 26 ottobre presso il Centro studi San Luigi de' Francesi per l'incontro "Una donna sa ancora ciò che vuole?", con Marie-Charlotte Cadeau e il 27 ottobre al MACRO per la rassegna di incontri "Ripensare la comunità", organizzata da Castelvecchi Editore e Filosofia in Movimento, in collaborazione con Macro Asilo e con l'Associazione Lacaniana Internazionale-Roma. Castelvecchi, tra l’altro, pubblicherà tutte le opere di Melman, e i primi a partire da questo mese: "Che potere vogliamo?", conMarcel Gauchet; "L'arché-logica o la logica dei principi dellʼautorità"; "Psicologia dell'immigrazione", con Nazir Hamad. L’occasione è troppo ghiotta per non anticipare l’attesa visita con un’intervista. La stessa proposta a tanti analisti italiani Davide D'Alessandro 01 OTT 2019
Maurizio Balsamo, un nuovo inizio A colloquio con l’analista di formazione freudiana, che spiega: “L’analisi è libertà di ricominciare un tragitto rimasto interrotto. Allo stesso tempo però essa apre all’acquisizione soggettivante di tutte le necessità che hanno contrassegnato la nostra storia e che ne hanno caratterizzato le traiettorie destinali, gli esiti, le domande, come ciò che abbiamo dovuto lasciare a margine o che gli altri ci hanno consegnato, come mandato, obbligo, prospettiva” Davide D'Alessandro 29 SET 2019
Antonio Di Ciaccia, la buca delle lettere dell'inconscio A colloquio con il noto analista lacaniano, che spiega: "L'inconscio è il funzionamento basilare dell'essere umano. Ma, per l'appunto, è inconscio, vale a dire fuori dalla portata del soggetto che non potrà averne se non la lettura di un sapere che si è iscritto nel suo corpo. Lo si coglie quindi tramite l'atto e il dire di ogni vero analista, il quale fa solco. Il problema è di sapere quale sia il solco che arrivi più lontano nella messa in chiaro della logica di questo funzionamento. Lacan è il più convincente dei maestri perché è il più logico. Senza di lui non me la sarei cavata" Davide D'Alessandro 27 SET 2019
Franco Borgogno, una vita che cura una vita Lo psicoanalista torinese, di formazione freudiana, spiega: “Io credo che ciò che cura sia l’“essere responsivo” dell’analista, il fatto cioè che egli risponda alla sofferenza che gli comunica il paziente. Il fatto che egli trovi per quello specifico paziente e per quel momento dell’analisi il modo appropriato per essere responsivo con lui. Per questa ragione, in certi momenti, anche il tacere può essere la cosa migliore da fare, il tacere ascoltando quanto il paziente dice; il più spesso questo tacere va però accompagnato da un gesto di presenza partecipe” Davide D'Alessandro 26 SET 2019
Claudio Widmann, narcisismo e psiche collettiva A colloquio con lo psicoanalista di formazione junghiana, che avverte: “Il narcisismo mi pare la dinamica psichica a maggiore diffusione. Copre aree della grande patologia psichiatrica, della nevrosi vera e propria e di organizzazioni della personalità prive di esiti patologici. Se guardo all’ordinaria diffusione di atteggiamenti autoreferenziali, pretese egocentriche, superficialità di valori, ostentazione di immagini fittizie (virtuali e reali), sono indotto a ritenere che il narcisismo sia un tratto endemico nell’attuale psiche collettiva” Davide D'Alessandro 25 SET 2019
Umberto Galimberti, l'uomo greco e il senso del limite A colloquio con il noto psicoanalista e filosofo, che chiarisce: “Mi definisco uomo greco perché vuol dire prendere sul serio la morte. Prendere sul serio la morte ti dà il senso del limite. Il fondamento etico per i greci non sta nei comandamenti, ma nel senso del limite. Eugenio Borgna e Mario Trevi sono stati i miei maestri. Nel 1979, quando ho cominciato la professione analitica, le nevrosi avevano sfondo emotivo, sentimentale, sessuale. Oggi, che la sessualità è ampiamente sdoganata, la domanda è la ricerca di senso, si fatica a trovare il senso della propria esistenza, poiché viviamo nell’età della tecnica, che ci prevede come funzionari di apparati” Davide D'Alessandro 23 SET 2019
Vittorio Lingiardi, l’immersione nella memoria Per lo psicoanalista di formazione junghiana, psichiatra e professore ordinario di Psicologia dinamica e clinica alla Sapienza, “l’analisi è anche uno stato mentale e affettivo, la capacità di parlare di sé e dell’altro in termini psichici. Occorre essere per il paziente un oggetto capace di svolgere funzioni diverse, avere cioè un funzionamento multiplo in modo da offrirgli diverse possibilità di sintonizzazione. Il peggior analista è quello che usa la sua posizione per sedurre intellettualmente o affettivamente la persona in analisi” Davide D'Alessandro 22 SET 2019
Giancarlo Ricci, i conti con l’inconscio A colloquio con lo psicoanalista di formazione freudiana, che spiega: “Il lavoro analitico punta a ritrovare il desiderio di progettare una libertà Altra che ha il sapore di una conquista perenne. Si tratta di qualcosa di differente rispetto al classico concetto di liberarsi da o di qualcosa. Evidentemente non ci si libera dall’inconscio, ma proprio qui risiede la cifra dell’umano. Saper fare lealmente (eticamente) i conti con questa cifra, senza aggirarla e senza scorciatoie, chiama in causa un differente concetto di libertà” Davide D'Alessandro 19 SET 2019
Antonello Sciacchitano, l’analisi infinita Per lo psichiatra e psicoanalista di formazione lacaniana, non c’è scampo: “L’analisi non si abbrevia: i numeri pari sono infiniti non meno degli interi e come i dispari. Non esistono rapporti quantitativi nell’infinito. Il termine usato da Freud, ma non adeguatamente sviluppato, è proprio il termine matematico, unendlich, ‘infinito’, malauguratamente tradotto ‘interminabile’. La psicoanalisi è infinita perché l’oggetto causa del desiderio, l’oggetto a, come lo chiama Lacan, è infinito nel senso matematico del termine. Lacan diceva che è originariamente perduto. Forse voleva dire che non è concettuale, proprio come l’infinito” Davide D'Alessandro 15 SET 2019
Giuseppe Civitarese, Freud e non più Freud A colloquio con l’analista di formazione freudiana, che spiega: “Il fondatore è un genio assoluto e ha inventato la psicoanalisi, una forma di relazione umana che prima di lui non esisteva. È una fonte inesauribile di ispirazione e penso che non avrei fatto questo mestiere se non fossi rimasto abbagliato dalla sua intelligenza e dal suo stile di persona e di scrittore. Ciò detto, per quel che mi riguarda, per me essere un analista vuol dire fare riferimento (e contribuire a sviluppare) un paradigma che non è più quello di Freud” Davide D'Alessandro 15 SET 2019