Case a San Francisco (foto di giuliana_miranda via Flickr)

Gli startuppari hanno fatto salire i prezzi delle case nella Valley? No problem, c'è un'app per questo!

Michele Masneri
Startuppari, vi odio. A San Francisco i prezzi delle case sono il 54 per cento più cari di New York, e sono saliti del 70 per cento negli ultimi quattro anni. La colpa è loro: dei nuovi imprenditori, miliardari come Mark Zuckerberg o nerd aspirazionali provenienti da ogni dove.

Startuppari, vi odio. A San Francisco i prezzi delle case sono il 54 per cento più cari di New York, e sono saliti del 70 per cento negli ultimi quattro anni. La colpa è loro: dei nuovi imprenditori, miliardari come Mark Zuckerberg o nerd aspirazionali provenienti da ogni dove, tutti oggi vogliono stare qui, in quella che dunque è probabilmente la città più cara del mondo. Così, per adesso, appena arrivati, si sta in questa Startup Basecamp, residence per startupper e aspiranti tali, ha due sedi a San Francisco, una a Bruxelles e una a Shanghai. E’ naturalmente una startup a sua volta, inventata da Guillaume de Dordolot, trentenne belga che sta qui a San Francisco da qualche anno con la fidanzata milanese-californiana Maria Scarzella-Thorpe, e si è inventato non un coworking (stanzoni con postazioni in affitto, ce ne sono ormai migliaia) ma un più raro co-living, cioè un posto in cui lo startupper, sfinito dalle fatiche giornaliere, si possa anche riposare, pagando cifre umane.

 

Cucina e tavoloni e bagno in comune, wi-fi potente, affiliato ad Airbnb, Startup Basecamp è un grande loft al primo piano di una palazzina sgarrupata a Downtown, zona soprattutto di negozi di materassi, liquori, macchine, chiese (dunque tutti i bisogni basic dell’umanità). Ma naturalmente la gentrification qui sta arrivando selvaggia, il primo segnale inconfondibile è un barbiere hipster proprio sotto casa, all’angolo tra Bush e Sutter Street, con un cartello che dice che “I walk in sono benvenuti”, addirittura, cioè meglio se prenoti con la tua app, ma se ti presenti di persona non fa niente, ti perdoniamo (ci sono molti barboni, che insieme alle startup sono il landmark sanfranciscano, e addirittura degli eterosessuali).

 

Ma nella Startup Basecamp la vita scorre felice, in questo loftone con pavimento di quercia e soffitto altissimo a travi e lucernario e una grande cartina del Mondo, al centro un salone e living e poi sei camerette-cellette da api operaie. “Ah, un particolare”, mi dice il fondatore e boss Guillaume, su Skype quando sono ancora in Italia. “Non ci sono finestre”. Sulla porta di ogni stanza-celletta senza finestra c’è la foto dell’ape startuppara che la abiterà, più una piccola descrizione del suo abitante, sulla mia c’è la mia foto presa da Linkedin, e una frase: “Michele è qui per raccontare com’è vivere in Silicon Valley, è entusiasta di incontrare interessanti imprenditori”. Michele l’entusiasta nei prossimi giorni racconterà com’è vivere nell’alveare per startupper ragazzini (hanno tutti meno di trent’anni, è un esperimento anche sociale. Un grande fratello startupparo, ne verrà fuori un format, forse).

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