foto di kusabi via Flickr

Il taxi fantasma arriva a San Francisco

Michele Masneri

La fine del tassinaro fisico, inteso anche come Uberista, è vicina

San Francisco. E’ arrivato un taxi, e alla guida non c’era nessuno. Non serve ripescare l’antico scherzo di Fortebraccio per l’Unità, riferita all’onorevole Cariglia. Qui parliamo di cose serie: la fine del tassinaro fisico, inteso anche come Uberista. È vicina. Da ieri infatti per San Francisco hanno cominciato a circolare vetture Uber prive di conducente. Si tratta di suv Volvo XC90 grigi metallizzati, accessoriati con le tecnologie Uber di terza generazione, chiamate Advanced Technologies Group (ATG), e riconoscibili da una specie di grande porta-sci sul tetto che raduna tutti i sensori e radar e gps del caso. Per adesso non è possibile prenotare il taxi che si guida da solo (mannaggia), ma si tratta solo di essere fortunati, chi infatti “chiama” un Uber X, cioè la versione classica del passaggio, potrà imbattersi nel suvvone senza pilota che si aggira come Kit, l’auto inquietante di Supercar, indimenticata serie anni Novanta.

  

 

Finora il taxi fantasma era disponibile solo a Pittsburgh, ma adesso arriva anche nella città madre di Uber, dove già i tassisti classici gialli sono stati sterminati, e dove adesso anche i poveri uberisti, categoria di lavoratori molto disintermediata, appena nata e fiorente, rischia già di scomparire. La società assicura che per il momento ci sarà comunque un pilota nella macchina, per sopperire ad eventuali carenze. Ma non guiderà, sarà lì solo a fare non si sa cosa: e si tratterà più che altro dunque di un ammortizzatore psicologico e sociale, come i piloti della linea C della metropolitana romana driverless, che appunto, stanno in cabina di pilotaggio, pur senza pilotare (ma l’uberista di sostegno non potrà neanche scioperare, questo è certo).

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