Mark Zuckerberg (foto LaPresse)

Zuckerberg si prepara alle elezioni del 2020

Michele Masneri

Intanto vara il suo personale governo tecnico

Non è più tanto questione del “se”, ma del “quando” e soprattutto del “come” Mark Zuckerberg scenderà in campo. Mentre il presidente ufficiale degli Stati Uniti più incredibile della storia sta per prestare giuramento, annunciando la sua sgangherata elitistica squadra, Facebook non perde tempo e nel giro di dieci giorni ha annunciato prima un meccanismo societario che mantiene il controllo del suo padrone anche nel caso questo “dovesse prestare servizio governativo”; poi che Zuck ha improvvisamente ritrovato la fede (in una nazione che non tollera presidenti atei); e infine che visiterà 30 stati americani (20 li ha già visitati in passato) per capire la pancia del paese. Ma, cosa più interessante, Facebook sta mettendo su, tra le righe, anche la sua squadra di governo: niente di ufficiale, ma una serie di nomine interessanti. L’ultima è quella annunciata venerdì scorso e che potremmo chiamare il ministro dell’Istruzione: si tratta di Campbell Brown, volto televisivo noto, Nbc e Cnn, poi diventata una paladina della riforma dell’Istruzione, tema tanto caro a Zuckerberg. Ufficialmente il suo ruolo è quello di “capo delle relazioni con i media” ma il fatto che sia una delle più famose paladine della riforma dell’Istruzione segue una logica. Del resto già nel 2013 Zuck aveva messo su una onlus chiamata FWD.us, guidata dal suo ex compagno di stanza a Harvard, Joe Green, un altro che potrebbe far parte del suo team, sul tema dell’immigrazione: la fondazione riceve donazioni da Yahoo, Google, Netflix. La ragione sociale è “promuovere politiche che mantengano gli Usa e i loro cittadini a livello globale, soprattutto riforme dell’immigrazione e dell’educazione”.

Un altro pallino, il più importante di Zuck è poi la Sanità: il San Francisco Magazine mette in copertina questo mese la coppia Chan-Zuckerberg come due supereroi, dopo la costituzione del Biohub, mega centro di ricerca interamente finanziato dalla famiglia, con dotazione di 3 miliardi di dollari affidata a Joseph DeRisi, direttore del centro di biochimica della University of California-San Francisco, uno degli scienziati più importanti d’America. E’ lui a guidare questa specie di maxi ministero della Sanità che ha l’obiettivo molto semplice e vagamente ambizioso di “sconfiggere tutte le malattie” in 83 anni, cioè entro la fine del secolo. Sbertucciato da molti, lo scienziato racconta che i costi della ricerca attuali, se incrociati con le tecnologie migliori disponibili, possono diminuire molto, e che le scoperte mediche possono essere anche migliaia di volte più veloci che in passato (soprattutto, il “ministero Zuck” non ha i costi di personale né le lungaggini burocratiche di un apparato statale). Per la loro fondazione gli Zuckerberg hanno appena annunciato poi di aver messo come capo operativo Brian Pinkerton, ex capo ingegnere degli algoritmi di Amazon, e se si mettono insieme Stanford e Berkeley cioè due dei migliori centri di ricerca, insieme con i migliori programmatori del mondo, è possibile immaginare la Silicon Valley come l’ospedale più efficiente del globo. Qualcosa è cambiato alla Silicon Valley Sia per la Silicon Valley che per i suoi unicorni pare insomma cominciata una fase 2: messi da parte i progetti separatisti, le visioni infantili-insulari, perché ci si dovrebbe limitare a governare la California quando si può avere l’America?

E non c’è dubbio che Zuck potrebbe essere il candidato perfetto per le elezioni 2020, è bianco, è etero, ha una famiglia, sa stare in pubblico, ha uso di mondo, non ha accenti strani come Peter Thiel o tic nervosi come Elon Musk, ha il piccolo vantaggio di avere 1,8 miliardi di elettori quantomeno potenziali cioè gli abbonati a Facebook. E anche i suoi amici siliconvallici potrebbero essere ricicciati in un governo Zuck: Peter Thiel sarebbe il Gianni Letta che tratta con la politica (il fondatore di Paypal, mente raffinatissima politica e libertaria, lavora oggi con Trump); Musk, col pallino dell’auto e della batteria elettrica, oltre che di treni e missili, potrebbe essere un ottimo ministro delle infrastrutture. Allo Sviluppo economico potrebbe mettere Evan Spiegel, fondatore di Snapchat, un Calenda californiano, figlio di professionisti losangelini che pare abbia fondato la sua startup perché i genitori non gli compravano la Bmw. Scherzi a parte, è chiaro però che qualcosa è cambiato in Silicon Valley; anche prima dell’insediamento di Trump. A settembre, alla presentazione di Biohub, Zuck ha detto ai presenti (tra cui Bill Gates, il suo Mattarella, mentore spirituale), che “si può prendere l’esistente e renderlo migliore: che sia un codice, una tecnologia, un’azienda. O un governo”.

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