Un Innovation hub di Enel nella Silicon Valley per trovare le startup del futuro
Un modo per scovare le nuove aziende che collaboreranno con il gruppo per lo sviluppo di progetti commerciali negli Stati Uniti e a livello internazionale
San Francisco. A Berkeley, nell’università dove cinquant’anni fa cominciava la contestazione globale (con un anno di anticipo sul ’68 europeo, erano già avanti), arriva Enel e tra gli studenti apre il suo incubatore di startup. Una mattina di marzo ecco che al quarto piano dell’università, allo University of California Center for Information and Technology Research in the Interest of Society (Citris), Enel apre il suo Innovation hub fisicamente “in mezzo” e in ascolto rispetto alla comunità di startupper (molti ricercatori che hanno la postazione lì accanto, con la consueta distesa di peluche, mug da collezione, gagliardetti, arrivano incuriositi da questo avamposto italiano).
L’idea di questo hub è di individuare le start-up che collaboreranno con il gruppo per lo sviluppo di progetti commerciali negli Stati Uniti e a livello internazionale, offrendo loro un programma di accelerazione e accesso a risorse umane e tecnologiche, ai laboratori, alla rete di fondi di venture capital e a un mercato potenziale di oltre trenta paesi. Questo hub è il secondo di Enel dopo quello di Tel Aviv: l’azienda nel 2016 ha incontrato 1.550 startup e ha aperto 80 progetti di collaborazione in molti dei trenta paesi in cui è presente. Dai droni alla cyber security, al più ovvio solare. Aziende americane ma anche italiane con sede in Usa come Archon (che sviluppa software per droni in grado di auto-ricaricarsi), tutte presenti nel tour californiano di Enel.
L’hub sarà “un luogo a elevata concentrazione di imprese dirompenti e innovative. Una importante tappa per Enel”, ha detto Ernesto Ciorra, responsabile Innovazione e sostenibilità dell’azienda, tagliando il nastro insieme al Console d’Italia Lorenzo Ortona. “Vorremmo creare un centro permanente per l’innovazione italiana come già hanno in Silicon Valley i più importanti paesi europei”, dice Ortona. Francia, Germania e Svizzera hanno infatti un loro “acceleratore nazionale in funzione”, l’Italia per ora no. “Quella di Enel può essere un’opportunità e una base di partenza”, dice il console. “La nostra forte presenza qui negli Stati Uniti può essere sostenuta solo lavorando a stretto contatto con un’importante istituzione accademica come Uc Berkeley”, ha detto Francesco Venturini, responsabile Energie Rinnovabili di Enel (il gruppo è attivo in America con la controllata Green Power North America, con oltre cento impianti in ventitré stati).
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