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7.000 dollari per uno stage ad Apple. Ma nessuno lo potrà mai sapere

Eugenio Cau
Un'intervista di Business Insider racconta le paghe faraoniche e i trattamenti speciali nell'azienda più ricca del mondo. Ma dall'ossessione per la segretezza alla fedeltà maniacale, non tutto luccica alla corte di Tim Cook

Ad Apple, essere assunti anche soltanto per uno stage è come conquistare il biglietto dorato per entrare nella Fabbrica di cioccolato. Entri in un mondo ricchissimo e luccicante, che però al tempo stesso è pieno di lati controversi. Due giorni fa Business Insider ha pubblicato un’intervista con un ex stagista di Apple, che per la prima volta snocciola in maniera chiara numeri, stipendi, trattamento, cultura industriale degli stagisti e dipendenti della corte di Tim Cook.

 

Al contrario di quello che avviene con Google e con altre compagnie della Silicon Valley, il colloquio per entrare ad Apple non è un’ordalia di domande trabocchetto, quesiti controintuitivi e quiz che mettono alla prova la logica comune. Brad, questo il nome di fantasia dell’ex stagista che vuole rimanere anonimo, ha detto a Lisa Eadicicco di Business Insider che il suo colloquio di lavoro è consistito in una chiacchierata di un paio d’ore sulle sue esperienze lavorative precedenti. Una volta assunto, Brad ha iniziato il tour nella Fabbrica di cioccolato.

 

Il numero più importante è 6.700 dollari. E’ lo stipendio mensile medio di uno stagista di Apple – non di un dirigente: di uno stagista appena arrivato in azienda. 38 dollari all’ora è la paga oraria, che però aumenta del 50 per cento con gli straordinari – e gli stagisti di Apple di straordinari ne fanno parecchi. Questo permette agli “intern” di risparmiare per il futuro, anche perché non devono pensare a pagare l’alloggio: Apple fornisce agli stagisti un posto letto nella Bay Area in camera con dei colleghi, e se la sistemazione non aggrada il nuovo arrivato, mette a disposizione un bonus da 1.000 dollari al mese per pagare un affitto personale. Cupertino si prodiga anche per rendere il trasferimento in California il più gradevole possibile, e dà ai neoassunti 3.000 dollari per coprire il costo dei biglietti aerei, la spedizione dei bagagli e spese simili.

 

Gli stagisti, inoltre, hanno la possibilità di conoscere di persona tutti i grandi manager che il mondo tratta come dèi pagani, dal ceo Tim Cook al designer Jony Ive, in una serie di conferenze organizzate settimanalmente. La famigliarità è tale che nei corridoi di Cupertino ancora tutti parlano del compianto fondatore chiamandolo semplicemente per nome: Steve.

 

[**Video_box_2**]Ma il quartier generale di Apple non è soltanto un luogo di delizie e paghe faraoniche. La cultura della segretezza è asfissiante, e dall’intervista di Business Insider, in cui pure Brad esprime continuo entusiasmo, si percepiscono alcuni tratti controversi. Anzitutto perché i dipendenti Apple avrà anche conquistato il lavoro dei sogni, ma sfortunatamente non ne potranno parlare con nessuno. Né con gli amici, né con la famiglia, certamente non su Facebook. Nessuno deve sapere quello che sta succedendo dentro ad Apple, è vietato fare fotografie dentro al campus, e le regole sulla segretezza sono strettissime. L’accesso a certe aree del campus è vietato, e in alcuni casi la regola della segretezza vale anche tra dipendenti di diversi dipartimenti. Soprattutto, spesso gli ingegneri non sanno a che progetto stanno lavorando fino a che il ceo non lo presenta sul palco del keynote. Brad cita la testimonianza di un ingegnere che nel 2010 lavorò per due anni allo schermo del primo iPad senza sapere per cosa sarebbe servito: “Non sapevano se lo schermo serviva per un grande telefono o per un piccolo portatile. Non ne avevano idea. E’ stato solo quando Steve Jobs è salito sul palco e ha mostrato l’iPad che hanno capito che era su questo che avevano lavorato negli ultimi due anni”. La segretezza è tale che i dipendenti imparano un apposito “secrecy training” per imparare a gestire le informazioni.

 

Questo fa di Apple un’azienda meravigliosa e segreta, un microcosmo chiuso in se stesso nel quale si perde contezza della vita al di fuori. La fedeltà dei dipendenti per l’azienda è leggendaria, al contrario di tutti gli altri giganti della Silicon Valley, dove il ricambio è continuo, chi lavora ad Apple tende a rimanervi per tutta la vita, e a venerare la compagnia e le sue divinità. I dipendenti non cercano altri lavori, nemmeno ci pensano, tutto quello che vogliono è già dentro ad Apple. Ci sono ottime giustificazioni, dice Brad a Business Insider: “Vedi gente che va al lavoro con macchine sportive, e sono semplici ingegneri, non manager importanti. E’ facile capire perché vogliono rimanere”.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.