Ma quale strumento per la decrescita, con la stampante 3d brindano (anche) i colossi dell'abbigliamento
L'hanno descritto come il futuro, l'oggetto che creava altri oggetti per tutti, in modo semplice e direttamente a casa. Doveva essere il mezzo per ridare centralità all'uomo, quello che interrompeva il circolo vizioso capitalista del progresso, perché "la crescita non crea posti di lavoro, li toglie, perché aumenta la produttività, aumenta l'innovazione, aumenta il lavoro delle macchine, della robotica" e di conseguenza la possibilità di lavorare. Parola di Beppe Grillo durante il #VinciamoNoi Tour, la campagna elettorale pentastellata per le elezioni europee. La stampante 3d – ossia un congegno che grazie a un software di elaborazione grafica tridimensionale stampa strati sottilissimi (si parla di pochi micrometri) di materiale che vengono sovrapposti come una sfoglia, per creare l'oggetto desiderato – doveva rivoluzionare tutto, essere il primo passo verso la decrescita controllata, non si sa poi se felice o meno, in ogni caso una mutazione radicale.
Doveva, potrà diventarlo, ma ancora non lo è. Le stampanti 3d stanno crescendo in numero, ma ancora non si sono diffuse in modo capillare, per farle funzionare non basta l'improvvisazione e per progettarci qualcosa sono necessarie buone, se non ottime, capacità di programmazione su tre dimensioni. A meno che non si acquistino kit di realizzazione preconfezionati da altri. Per ora ce ne sono diversi, molte volte realizzati da autodidatti o piccole aziende, ma nei prossimi mesi l'offerta potrebbe ampliarsi notevolmente e a entrare in scena potrebbero essere non solamente i cittadini tanto venerati dal leader a cinque stelle, ma i colossi che questa "tecnologia alla portata di tutti" doveva affossare.
La Nike ad esempio. Come riportato dal sito di informazione tecnologica GeekWire il direttore operativo dell'azienda di abbigliamento americana, Eric Spruck ha annunciato che la società sta realizzando kit speciali per la creazione domestica delle scarpe con il baffo. Quello che per ora sono solo prototipo potrebbe però diventare reale già nel 2017 al termine del progetto di ricerca che sta studiando nuovi materiali plastici – "che però assicurino un'ottima traspirazione del piede" sottolineano da Beaverton – per la realizzazioni delle tomaie.
Il progetto si chiama Flyknit e dovrebbe funzionare così: chiunque può collegarsi al sito dell'azienda, può personalizzare un modello già esistente cambiando colori, materiale e quant'altro, comprare il file (utilizzabile solo una volta poiché protetto da un sistema di decapitazione) e aspettare l'invio a domicilio delle materie prime, quindi collegarsi alla propria stampante 3d e aspettare che questa faccia il proprio lavoro. Oppure andare in un negozio Nike e stamparlo immediatamente sul posto.
[**Video_box_2**]Il procedimento è molto simile a quello già utilizzato per la creazione delle suole dalla stessa azienda, a cambiare sarebbe soltanto il riadattamento dei progetti 3d a macchinari tecnologicamente meno sofisticati di quelli utilizzati in fabbrica.
E Nike non è l'unica grande azienda a muoversi su questa strada. Anche Adidas ha creato un team di ricerca per studiare nuovi materiali per permettere la realizzazione domestica delle proprie calzature.