Robin Wright e Kevin Spacey alla premiere per la terza stagione di “House of Cards” lo scorso febbraio a Londra. La serie tv prodotta da Netflix manca nel catalogo italiano (foto LaPresse)

Consigli per Netflix Italia: prendi spunto da Netflix

Eugenio Cau
Netflix ha appena fatto il suo debutto in Italia (oggi, con tre modalità di abbonamento), e ha già il problema di un’asticella delle aspettative puntata troppo in alto

Netflix ha appena fatto il suo debutto in Italia (oggi, con tre modalità di abbonamento), e ha già il problema di un’asticella delle aspettative puntata troppo in alto. Succede, quando tutti ti indicano da anni come il servizio che rivoluzionerà il mercato televisivo mondiale (in America è successo) e quando ti fai attendere per anni. Nel tempo si sono sentite decine di indiscrezioni, rivelatesi puntualmente false: Netflix arriva in Italia a metà 2014! Natale 2014! Inizio 2015! Così, quando Netflix finalmente è arrivato, la prima cosa che tutti si sono chiesti è stata: dov’è “House of Cards”?

 

La serie tv con Kevin Spacey che è stata prodotta da Netflix e che è diventata il simbolo della società non sarà nel catalogo italiano: è un’esclusiva Sky, lo sapevamo da un po’, ma non trovarla al momento dell’iscrizione non ci ha fatto meno male. Forse proprio per questo all’ultimo momento Netflix Italia ha recuperato da Mediaset l’altra sua serie-franchigia, “Orange is the new black”, riottenendo i diritti per trasmetterla in contemporanea con l’emittente italiana, e in questo modo attenuando, almeno un pochino, il dispiacere.

 

Ma l’asticella delle aspettative è alta anche perché Netflix ha stabilito lo standard aureo per qualsiasi altro servizio di streaming, e perché il “modello Netflix” è diventato un marchio da esportare e copiare. Lo dice la Rai, il cui direttore generale Antonio Campo all’Orto sta pensando, scrive Repubblica, a un servizio di streaming on demand che può essere definito senza esitazioni come “modello Netflix”. La Rai inoltre già da alcuni mesi ha stretto un accordo con Google per distribuire alcuni dei suoi contenuti su Google Play, il servizio di streaming di Mountain View. Un accordo con Google l’ha annunciato oggi Mediaset (con una scelta di date che è a dir poco strategica), che pone fine a un lunghissimo contenzioso sui video pirata e sigla una partnership strategica con YouTube e Google Play. Qui non si parla esplicitamente di “modello Netflix” (Mediaset ce l’ha già, la sua Netflix: si chiama Infinity) ma le tempistiche dell’annuncio e l’insistenza sullo streaming sono indicative.

 

L’ammissione definitiva dell’espansione del modello Netflix arriva però dall’America, dove mercoledì YouTube ha annunciato la fine di un’èra: il sito di video gratuiti e finanziati da pubblicità aprirà il proprio servizio di streaming on demand, senza pubblicità e a pagamento. Si chiama YouTube Red, avrà costi simili a quelli di Netflix (9 dollari e 99 al mese) e produrrà contenuti originali come Netflix, per ora programmi in cui alcuni famosi youtuber sono i protagonisti. Al modello Netflix apre anche Disney: il gigante americano dell’intrattenimento ha annunciato giusto ieri che nei prossimi mesi lancerà in Europa il suo servizio di streaming à la Netflix, che si chiama DisneyLife e dovrebbe arrivare in Italia nel 2016. Questo senza considerare i moltissimi servizi che fanno concorrenza a Netflix già da anni (in America: Amazon Prime Video, Hulu, Hbo Now e altri; in Italia: Infinity si Mediaset, Sky online, Chili tv, Tim Vision e altri). Netflix ha indicato la strada, ma ora la situazione è diventata decisamente affollata.

 

[**Video_box_2**]Ma il modello Netflix che tutti rincorrono non è semplicemente fatto di video in streaming offerti con un canone mensile. Il modello Netflix è un catalogo sterminato, capace di riempirti le serate e di confonderti per la scelta eccezionale dei film, dei documentari, dei cartoni animati e delle serie disponibili. E’ una serie di contenuti originali capaci di vincere premi Emmy a ripetizione. E’ l’idea di avere qualsiasi cosa a portata di dito, di avere possibilità enciclopediche, di poter scoprire sempre nuove gemme nascoste. E il problema è che per ora buona parte di tutto questo è assente nella versione italiana di Netflix. Il catalogo è ampio, ma se ne vede in fretta la fine, e i contenuti prodotti in Italia per ora sono pochi e tendenzialmente già visti. Se poi si escludono i prodotti americani poco appetibili per il pubblico medio italiano (difficile, per esempio, che l’ottimo “Unbreakable Kimmy Schmidt” abbia successo qui da noi), la scelta si riduce ulteriormente. E poi, ovviamente, non c’è “House of Cards”. A Netflix Italia sembra mancare, per ora, quell’ingrediente segreto che ha reso il modello Netflix il migliore del mondo. E’ un problema che esiste in molti mercati non americani: in Francia, per esempio, Netflix sta andando maluccio. E’ presto per dare giudizi. Il catalogo italiano sicuramente si amplierà, e Netflix Italia ha ben chiaro quale modello seguire, ce l’ha in casa.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.