Cuore in Italia, portafoglio nella Silicon Valley. Viaggio tra le nostre start-up di San Francisco
San Francisco. Si arriva al consolato italiano dalle parti di Pacific Heights naturalmente in Uber, a chilometri zero, perché la società ha sede qui in città e i tassisti, sparuti, sono ormai quasi un'attrazione turistica. Qualche giorno fa la compagnia locale di taxi è fallita, nessuno ha attaccato i concorrenti, c'è la consapevolezza di far parte di un business sconfitto dal tempo.
Il dinamico console generale d'Italia, Mauro Battocchi, è un punto di riferimento nell'ecosistema più tecnologico d'America. "Tra un po' arriverà l'automobile autonoma, la self driving car", dice. "La combinazione tra l'auto autonoma e i servizi Uber porterà a un concetto di trasporto completamente diverso". Ancora una rivoluzione in California, e "non è un caso. Questo è un laboratorio del futuro, anzi del presente" dice Battocchi. Secondo l'Economist "il capitalismo ha un nuovo hub; non più Wall Street ma la Silicon Valley".
Qui oggi arrivano il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il presidente di Cassa Depositi e prestiti Claudio Costamagna, per partecipare a un mega incontro coi colossi farmaceutici, e poi con i guru della Silicon Valley: Google, Apple, Tesla, AirBnb. Nella città di Uber, della sharing economy e del futuro già presente, il consolato opera come "connettore per le aziende italiane che vogliono fare scouting di tecnologia, che li aiuti a stare al passo con la rivoluzione digitale in corso", dice Battocchi. Ma la relazione con l'Italia è anche e soprattutto simmetrica: "Aiutare le start-up italiane che vogliono crescere qui". "E non è facile, per tanti motivi", spiega il console. "Intanto l'ambiente è estremamente competitivo". "Però alcuni ce la fanno. Mi viene in mente Andrea Calcagno della start-up Cloud4Wi, che sfrutta il cloud per fornire servizi wi-fi innovativi". "La società ha ricevuto un round di finanziamento da 4 milioni di dollari da United Ventures, la più grande società di venture capital italiano dedicata alle tecnologie digitali, proprio per svilupparsi qui", dice il console. "Ora sta crescendo molto rapidamente qui, ma la cosa bella è che ha mantenuto in Italia il suo centro di ricerca e sviluppo". Cloud4Wi ha infatti il suo centro a Pisa; ma se il cuore è in Italia, il portafoglio è nella Silicon Valley. E pare un modello destinato a funzionare. "Qui gli ingegneri infatti sono troppo cari, vogliono troppi benefit, i più bravi se li rubano tutti Google e Apple", scherza il diplomatico.
Così molti stanno studiando questo modello duale. "Se il tuo prodotto viene validato qui", continua Battocchi, "c'è un mercato di 350 milioni di clienti pronto, che si affaccia su quello globale". "Poi ci sono i servizi finanziari, c'è il venture capital che in Italia è meno presente, e le start-up possono arrivare all'exit, cioè alla vendita, che in Italia è molto più difficile". Adesso a San Francisco "abbiamo una settantina di start-up italiane e una decina di queste segue questo modello", dice il console. "Il capostipite si chiama Fabrizio Capobianco, che dieci anni fa ha creato la società Funanbol, settanta ingegneri nella sede di Pavia". Funambol vende alle compagnie telefoniche un software per il personal cloud, la famosa nuvola. Adesso Capobianco ha una sua seconda società, si chiama Tok.Tv, una piattaforma che è stata comprata anche dalla Juventus per condividere a distanza le partite di calcio, una sorta di Facebook della partita. "Anche stavolta assume in Italia, ma cresce da qui. Perché è qui la prospettiva globale". Oltre al mercato, la Bay Area di San Francisco continua ad alimentare innovazione per poca burocrazia, spirito libero e "forte senso della libertà personale e imprenditoriale che deriva dalla corsa all'oro, che qui è nata", racconta Battocchi. Lo spirito italiano mischiato all'aria californiana ha sempre dato buoni frutti, da Amadeo Pietro Giannini, fondatore della Bank of America, a "Larry Sonsini, avvocato d'affari italoamericano che si è inventato un modo ante litteram per incubare le aziende della new economy: negli anni Sessanta, mentre nasceva l'industria dei semiconduttori, ha creato le condizioni migliori per giovani che avessero voglia di fare (tra questi giovani c'era Steve Jobs, e Sonsini ha portato in Borsa Google e Apple)".
[**Video_box_2**]Per avvicinare ancora di più Italia e California, oggi il ministero dell'Istruzione sta per lanciare un progetto che si chiama "Go for It", che prevede un semestre di stage per laureandi e dottorandi italiani nelle aziende della Silicon Valley. Circa 3 milioni di risorse già stanziate, confermano dal ministero, per portare 80 ragazzi italiani in Silicon Valley ogni anno. Intanto però, per studenti o imprenditori, arrivarci è sempre difficoltoso: sul sito, quasi duemilacinquecento firme chiedono un collegamento diretto dall'Italia con San Francisco. Per ora occorre partire da Zurigo o Francoforte. Siamo gli unici del G8 a non avere un volo diretto. Forse servirebbe una qualche Uber dei cieli.