Perché i negozi di Amazon ci raccontano il rapporto tra digitale e vita
Roma. Amazon, la più grande libreria del mondo, ha aperto la sua prima libreria lo scorso novembre, e chi ci è stato dice che poteva andare meglio. Libreria fisica, si intende, inaugurata a Seattle come il tempio in cui il digitale incontra il mondo reale, il “brick and mortar”, mattoni e malta, come dicono gli anglosassoni. L’incontro è stato un po’ farraginoso. I prezzi dei libri sugli scaffali sono sincronizzati con quelli del negozio digitale di Amazon, e dunque si possono vedere solo attraverso smartphone, e se per visitare la libreria sei costretto a tenere comunque gli occhi incollati a uno schermo il senso viene un po’ a mancare. Ma Amazon nonostante tutto ha raggiunto l’obiettivo, ha mostrato che l’unione dei due mondi è possibile, e ha deciso di rilanciare e di costruire altre 300-400 librerie fisiche in giro per l’America.
Lo ha detto tre giorni fa non un rappresentante di Amazon, ma il ceo di una società di centri commerciali che lavora con Amazon, che ha sollevato un polverone e si deve essere accorto ben presto di aver fatto la più grossa gaffe della sua vita. Amazon e il ceo si sono affrettati a smentire categoricamente. Ma poi la società di Seattle è tornata sui suoi passi: forse qualche libreria la costruiamo, ma non quattrocento. Ieri infine Jason Del Rey, gran esperto del sito Re/code, ha fatto lo scoop. Non solo Amazon costruirà nuove librerie “brick and mortar”, ma “le librerie sono solo l’inizio”. Del Rey racconta che Steve Kessel, capo del progetto Kindle, dirigente Amazon dal 1999 e fedelissimo di Jeff Bezos, lavora da anni e in segreto a un grande piano per il “ritorno al futuro” di Amazon nel mondo dei negozi fisici. Kessel sta lavorando per aprire non solo librerie, ma anche altri tipi di negozi per trasformare il gigante dell’ecommerce in un gigante del retail tradizionale.
Si tratterebbe di negozi alla Amazon, sempre Re/code ha svelato qualche mese fa il brevetto per locali altamente automatizzati, dove i pagamenti sono istantanei all’uscita, ma sarebbe comunque la dimostrazione che una certa dicotomia, quella tra digitale e reale, forse è davvero molto più esagerata del previsto. Ebook contro carta, news digitali contro giornali, streaming contro dischi musicali, Whatsapp contro le sane conversazioni a voce, Tinder contro i flirt al bancone del pub. Il mondo digitale è spesso considerato antitetico alla realtà, una “second life” (se qualcuno ricorda la moda che scoppiò qualche anno fa) che aliena e distrugge il vecchio mondo. Con il suo strepitoso ecommerce Amazon fa chiudere le grandi catene di librerie, internet manda in rovina i giornali cartacei, l’amore ai tempi di Tinder è una cosa fredda e incomprensibile che ci tiene a una spanna dallo schermo dello smartphone e ci impedisce di uscire fuori a cercare la vera anima gemella.
[**Video_box_2**]Ma poi arriva Amazon, che si mette ad aprire librerie e chissà quali altri negozi senza temere che il suo business digitale perfettamente efficiente sia danneggiato, ed ecco che la collaborazione tra digitale e reale può avere inizio. Dovevamo capirlo già da tempo leggendo i dati (gli ultimi vengono dalla Francia e sono stati pubblicati in italiano dal Post) sulle librerie indipendenti, che un po’ in tutto il mondo non solo sopravvivono ai tempi di Amazon, ma prosperano e si moltiplicano. I giornali stanno cercando nuovi modelli di integrazione, e i libri di carta non accennano a declinare. Non sappiamo che programmi abbia Amazon, ma di certo sappiamo che intende integrarsi con un mondo che finora aveva minacciato e a volte demonizzato, e che è sicura che farlo le porterà guadagni. C’è spazio per una collaborazione proficua tra digitale e vita.