La sopravvivenza dello stato prevale sempre
Il caso Apple, il terrorismo, il nuovo Patriot Act e poi il caos grillino. Girotondo di opinioni
La contraddizione tra sicurezza e privacy è solo apparente. E’ possibile uscirne con una constatazione di fatto. Ci sono interessi superiori a quelli di un’azienda privata o di un cittadino, anche se questi vengono presentati come la difesa della riservatezza del cittadino. La sopravvivenza di uno stato e delle istituzioni statali a mio avviso prevale sull’interesse del singolo. Questo vale anche nei casi di terrorismo nazionale o internazionale come quello trattato nella disputa intorno ad Apple, che rappresentano pericoli esiziali per la sicurezza di uno stato.
La privacy è un valore non negoziabile, ma quando diventa una pretesa intransigente si trasforma in un’ipocrisia. C’è un’evidente prevalenza dei valori, che deve essere valutata caso per caso ma non può essere negata. Questa prevalenza dei valori può essere messa in luce da un esempio: nel 1945, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano l’unica potenza a possedere la bomba atomica. Gli scienziati che vi avevano lavorato possedevano segreti che avrebbero messo in pericolo un’intera nazione. In casi come questo, lo stato ha una superiore capacità e potestà d’intervento. Né Apple né nessun altro possono arrogarsi il diritto di gestire a proprio piacimento un segreto che può mettere in pericolo la nazione.
Apple non vive in un universo sovranazionale. Nasce nell’ambito di un’istituzione statuale e a essa deve rispondere. Mantenere il segreto su determinati aspetti legati alla sicurezza nazionale può provocare danni gravissimi alle istituzioni e ai cittadini, e una società privata non può comportarsi come un padreterno decidendo il destino degli altri. Il problema si pone semmai sul lato delle garanzie: chi deve decidere se l’interesse nazionale sovrasta ogni altra esigenza? A mio avviso deve essere l’organo supremo della magistratura, la Corte Suprema per gli Stati Uniti o la Consulta per l’Italia. A partire dal 2013, il cosiddetto scandalo Datagate ha indebolito presso il pubblico la consapevolezza della necessaria prevalenza della ragione di stato, mostrando che i segreti di una nazione possono essere in qualche modo accessibili e propalabili. Ma le informazioni diffuse da Snowden e compagnia non erano nemmeno qualificabili come notizie. I possibili nuovi casi di terrorismo invece lo sono.
Mario Mori è generale, ex comandante del Ros e direttore del Sisde
(testo raccolto dalla redazione)