Banda larga per tutti entro il 2020, dice Renzi. Il gap con l'Europa però è ancora molto ampio
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato oggi il piano del governo sulla Banda larga. "Da qui al 2020", l'obiettivo è "coprire il 100 per cento a 30 mega byte per secondo e arrivare al 50 per cento di abbonamenti che arrivino a 100 mega byte per secondo". La situazione di partenza è però fortemente deficitaria: 54esima paese al mondo per velocità di connessione, 6,4 megabyte per secondo, secondo l'ultimo report di Akamai sullo stato di internet. Peggio di noi in Europa solo la Turchia. Ora però c'è un piano e una scadenza per cercare di colmare il gap. "Da qui al 2020", l'obiettivo è "coprire il 100 per cento a 30 mega byte per secondo e arrivare al 50 per cento di abbonamenti che arrivino a 100 mega byte per secondo", ha detto Matteo Renzi presentando il piano sulla banda larga.
"Stiamo dialogando con tutti, sarebbe fantastico se anche Telecom volesse partecipare", ha dichiarato l'amministratore delegato di Enel, Francesco Starace. L'accordo di Enel con Wind e Vodafone però ha motivato la reazione preventiva dei dipendenti di Telecom Italia. Il sindacato Cgil ha avvertito che demandare la gestione del piano banda larga a Enel rischia di ridurre il carico di lavoro per Telecom Italia con la prospettiva negativa di comportare esuberi. L'ad Flavio Cattaneo, nominato in sostituzione di Marco Patuano, inviso al primo azionista di Telecom, la francese Vivendi, non ha ancora incontrato le organizzazioni sindacali e non si conoscono le sue intenzioni circa il collocamento dei 66mila dipendenti Telecom.
I progetti del governo partono innanzitutto da un nuovo piano infrastrutturale nel quale pubblico e privato coopereranno per fornire al paese le basi minime sulle quali costruire il nuovo sistema di comunicazione informatica. "Qui abbiamo i sindaci che rappresentano i territori che per primi usufruiranno di un progetto che Enel insieme ad alcune importanti aziende private andranno a realizzare in 224 città". Ristrutturare le infrastrutture è il punto attorno al quale si deve muovere con urgenza l'esecutivo e chi con esso lavorerà. La fibra ottica nel nostro paese nel 2015 raggiungeva soltanto il 17 per cento degli italiani, 35 centri urbani (soprattutto nel nord) e circa il 9 per cento della superficie abitata.
Privati e pubblico dovrebbero spartirsi i compiti di adeguamento infrastrutturale. Enel assieme agli altri operatori telefonici già presenti nel mercato italiano agiranno soprattutto nei grandi centri urbani, mentre il governo ha già stanziato quattro miliardi di euro per portare le risorse di connettività a banda larga dove gli imprenditori privati difficilmente sarebbero interessati ad investire, ossia in tutte quelle zone a scarsa densità abitativa sulla pedemontana alpina e lungo la dorsale appenninica e preapenninica. Di questi 4 miliardi 2,6 saranno presi dal Fondo Sviluppo e coesione, 1,6 invece arriveranno dai fondi europei gestiti dalle regioni.
Passi avanti significativi rispetto al vuoto programmatico degli ultimi anni. Ma che potrebbero essere resi meno fruttuosi per i privati dopo l'annuncio della partnership tra Eutelsat e ViaSat che sono pronti a creare una joint-venture per la banda larga in Europa. Una collaborazione che va avanti da circa un decennio ma che si rafforzerà nei prossimi mesi con lo sviluppo di un sistema di commercializzazione di connettività ad alta velocità via satellite. “Con il satellite Ka-Sat abbiamo costruito una piattaforma di connettività broadband performante e potente per l’Europa", ha detto il presidente e eco di Eutelsat Michel de Rosen. Il lancio di questa nuova piattaforma avverrà entro il 2020, ma fonti interne alle due aziende parlano di una sensibile accelerazione del progetto per poter essere operativi già entro li primi mesi del 2019.