E' iniziata la guerra tra Google e Uber, nuovo scontro di giganti tech
Roma. Nella Silicon Valley la rivalità tra compagnie tecnologiche è spesso materia di mitologia. Colossi tech guidati da amministratori carismatici cozzano tra loro per il predominio di un mercato o di un settore, e la lista delle vittime del processo di disruption è altissima anche tra le stesse società della Valley. L’espansione tentacolare dei giganti tecnologici porta invariabilmente le società sulla rotta di collisione, e in quel caso non c’è alleanza o amicizia che tenga. Google, un peso massimo da decenni che da poco si è trasformato nel conglomerato Alphabet, e Uber, gigante in fieri, per anni sono stati due alleati di fatto. Ma appunto, nessuna alleanza resiste quando gli interessi iniziano a confliggere, e nella Valley questo è un fatto quasi fisiologico.
Il Wall Street Journal ha scritto ieri che Google, attraverso la sua app di proprietà Waze, intende avviare a San Francisco un progetto pilota di carpooling, entrando di peso in un mercato finora dominato da Uber. Google, che già da maggio scorso ha iniziato a utilizzare la app di Waze per organizzare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti suoi e di altre compagnie vicine, con il suo carpooling intende creare un sistema di passaggi in macchina a pagamento, e non un servizio di taxi come quello di Uber (che pure in America ha anche servizi di carpooling), ma la strada verso una concorrenza diretta sembra segnata. Nel 2013, Google aveva investito 258 milioni di dollari in Uber, e la vicinanza tra le due compagnie è da sempre serrata. Uber usa in gran parte del mondo le mappe di Google e di Waze come fondamento del suo servizio, mentre la compagnia di Mountain View ha integrato la possibilità di prenotare corse di Uber in alcune delle sue app. Ma il ceo Travis Kalanick, vuole che Uber sia più di una società multimiliardaria di corse di taxi, mentre Google mostra da tempo interesse nell’espansione nel settore dei trasporti (interesse equanime all’espansione in infiniti altri settori).
Così, giusto qualche settimana fa Uber ha reso noto il suo interesse per un altro settore finora dominato da Mountain View, quello delle auto senza pilota. Mentre Google ancora testa i suoi prototipi, Uber ha annunciato che inizierà a breve un progetto pilota di servizio taxi con auto che si guidano da sole (ma con un assistente umano che vigila sul comportamento della macchina) a Pittsburgh. Kalanick ha menato un altro fendente a luglio, quando il Financial Times, ampliando indiscrezioni che circolavano da tempo, ha rivelato che Uber ha investito 500 milioni di dollari nella costruzione di un suo servizio di mappe per ridurre l’affidamento su quelle del neorivale. Entrambe le compagnie, inoltre, sono concorrenti nel settore delle consegne a domicilio, dove hanno inaugurato i rispettivi servizi.
L’atto che forse costituisce la vera dichiarazione di guerra è avvenuto lunedì di questa settimana, quando è stato annunciato che David Drummond, senior vice president di Alphabet che sedeva nel consiglio di amministrazione di Uber dai tempi dell’investimento del 2013, ha lasciato il suo posto perché la sua posizione non era più sostenibile e perché da tempo, ha scritto il sito The Information, la dirigenza di Uber limitava il suo accesso alle informazioni strategiche. Uber, inoltre, contende a Google i suoi migliori ingegneri, e tanto a capo del progetto di auto che si guida da sola quanto di quello delle mappe ci sono manager sottratti a suon di bonus a Mountain View.
Negli anni Novanta, Microsoft salvò Apple da un periodo di estrema difficoltà con un investimento di milioni di dollari, per poi vedersi sottrarre negli anni successivi ampie quote di mercato da parte di Steve Jobs, e da allora la competizione è stata feroce. Più di recente, alla fine degli anni Duemila, Eric Schmidt, al tempo ceo di Google, sedeva nel consiglio di amministrazione di Cupertino, finché l’inizio della competizione durissima nel settore dei sistemi operativi mobile tra Apple e Google non gli ha consigliato di cambiare aria, e oggi i due giganti si contendono il primato sugli smartphone. E’ una costante quasi inevitabile. Nella Silicon Valley, le alleanze sono fatte per rompersi.