Le nuove idee di Uber per trasportare il mondo
Roma. Uberworld e Uberville. Per una coincidenza interessante, ieri il più importante magazine britannico, l’Economist, e un’influente rivista online dedicata alla tecnologia, The Verge, hanno pubblicato due lunghissimi reportage (l’Economist vi ha anche dedicato la copertina) sul medesimo tema: Uber è pronto a conquistare il mondo. Che la compagnia di trasporti con app fondata da Travis Kalanick, oltre che la startup più grande della storia (70 miliardi di dollari di valore stimato) fosse anche una delle più fameliche, è noto da tempo. Le sue lotte con le amministrazioni cittadine, la sua espansione eccezionale, le sue rivalità (se ne sta per aprire una con Google) e le sue guerre commerciali (quella in Cina si è appena conclusa con un accordo con Didi Chuxing) sono famose. Ma la vicenda di Altamonte Springs, sobborgo di Orlando, in Florida, mostra come le ambizioni della startup vadano ben oltre. Grazie all’attività di un sindaco ambizioso, scrive The Verge, lo scorso marzo Altamonte è diventata una delle prime località al mondo in cui i trasporti pubblici sono stati in un certo senso esternalizzati a Uber. Grazie a un accordo con l’amministrazione cittadina, che sovvenziona parte delle tariffe, Uber offre ad Altamonte corse a prezzi che fanno concorrenza agli autobus.
La cittadina, che è un grande sobborgo allungato su una strada e privo di un vero centro, ha storicamente dei trasporti pubblici inefficienti, e grazie all’accordo con Uber il sindaco è riuscito a facilitare la vita dei cittadini. Autobus e treni esistono ancora, ma sono molto meno utilizzati e la città risparmia sull’acquisto di nuovi mezzi e sulla costruzione di stazioni e depositi. Il boom delle corse con Uber dimostra che i cittadini apprezzano, nonostante alcuni problemi di accessibilità (Uber non ha l’obbligo di dotare le sue macchine di servizi per disabili, e le persone senza smartphone o carta di credito non possono usare il servizio). Altamonte è diventata una delle prime città a fare affidamento su Uber per i suoi trasporti (altri cinque centri della zona hanno seguito l’esempio; ci sono inoltre accordi di minor peso con grandi città, come San Francisco, Dallas, Pittsburgh), e soprattutto è l’esempio di un modello di espansione che si diffonde, come racconta l’Economist, all’intero settore dei trasporti.
Uber non vuole (solo) sostituire i taxi, vuole diventare il metodo standard con cui sono trasportati persone e merci nel mondo. Già adesso, in America, spostarsi con il servizio UberX ha un costo per chilometro che è circa la metà rispetto all’uso di una automobile propria, e nel suo costante abbassamento dei prezzi Uber ha chiaro in mente il modello Amazon, spiega il magazine britannico: occupare il mercato grazie a prezzi imbattibili, anche a costo di subìre perdite. I passivi della società sono rilevanti (1,3 miliardi di dollari quest’anno, secondo report non confermati circolati sui media), ma come è avvenuto negli anni ruggenti di Amazon, gli investitori sostengono Kalanick perché convinti di avere trovato il prossimo dominatore di un mercato, quello dei trasporti, che vale diecimila miliardi di dollari solo per la parte degli spostamenti personali, secondo una stima di Morgan Stanley. Il fulcro di questa crescita, che consentirà l’abbassamento dei prezzi più significativo, saranno le macchine che si guidano da sole. Uber ha già annunciato un progetto pilota a Pittsburgh. Ma la concorrenza è altissima e, come ammette Kalanick parlando all’Economist, potrebbe essere questo il campo in cui il disruptor rischia di essere a sua volta rottamato.