In Russia arriveranno i poliziotti RoboCop?
Dopo la violenza delle ultime manifestazioni la Pravda ha proposto l'utilizzo di robot autoguidati che permetterebbero di colpire i manifestanti non autorizzati “senza mettere a rischio gli agenti”. Sistemi simili sono già stati testati dalle forze armate russe
In Russia potrebbe presto arrivare RoboCop. E non è fantascienza. Dopo le ultime proteste anti-Putin e le lamentele del ministero dell’Interno russo per la violenza degli scontri, la Komsomolskaya Pravda ha infatti proposto di utilizzare contro i manifestanti veicoli robot senza pilota. Non ancora cyborg mezzi poliziotti e mezzi robot, come nel film-culto di Paul Verhoeven del 1987, ma in ogni caso sistemi tecnologici autoguidati armati di idranti, lanciagas lacrimogeni, bombe assordanti e illuminanti che permetterebbero di colpire i manifestanti non autorizzati “senza mettere a rischio gli agenti”.
“Dare calci a un robot non ha conseguenze e ti fa male ai piedi”, è la sarcastica notazione di quello che dopo essere stato in epoca sovietica l'organo ufficiale della gioventù comunista è tuttora il quotidiano più venduto anche nella Russia putiniana. “Se le provocazioni iniziano a farsi più frequenti, useremo l'intero arsenale a nostra disposizione", aveva minacciato il sottosegretario del ministero degli Interni Igor Zubov, citato dall'agenzia Tass in una intervista in cui ha denunciato che domenica un agente colpito aveva riportato un trauma cranico. "Io e la Guardia nazionale trarremo le conclusioni appropriate da questo", aveva aggiunto.
Isterismi autoritari a parte, l'idea del “RoboCop” si inserisce in quello stesso filone di riduzione del rischio per soldati e poliziotti che ha visto di recente il grande sviluppo dei droni. Accanto agli aerei senza pilota la Russia sta cercando da tempo di sviluppare il percorso del robot combattente e armato, che la stampa mondiale ha già ribattezzato “Iron Man” o “Ivan the Terminator”. Le forze armate russe sta già sperimentando l'Uran-6, detonatore controllabile a distanza per far esplodere le mine; ed anche l'Uran-14, carro armato-lanciafiamme che “spara” attraverso una sorta di coda di scorpione. Per non parlare del “Robot da battaglia” Uran-9: un carro armato senza pilota in grado di sparare 400 colpi al minuto.
E tutto questo nonostante luogo comune vuole che siano gli Stati Uniti il paese all’avanguardia della robotica e della tecnologia. Spesso con notizie abbastanza inquietanti. Come Elon Musk che ha fondato Neuralink con l'obiettivo di impiantare microchip nel cervello umano e permettergli perfino di scaricare file. O come nel rapporto di Daron Acemoğlu del Mit e di Pascual Restrepo della Boston University secondo cui tra 1999 e 2007 ogni robot aggiunto in un distretto industriale negli Stati Uniti ha ridotto l'occupazione nell'area di almeno tre lavoratori e ha abbassato complessivamente le retribuzioni di una percentuale tra lo 0,25 e lo 0,5. O come la Danimarca che ha appena deciso di aprire un'ambasciata nella Silicon Valley: sull'assunto che comunque le major tecnologiche hanno ormai per essa più importanza che non la maggior parte degli stati.
Icona della superiorità tecnologica anglo-sassone, però, il robot è denominato con una parola di origine slava. Robota significa infatti in ceco “lavoro presante” o “lavoro forzato” e in polacco “lavoro”, che si dice “rabota” in russo e in ucraino,. Mentre “robotnik” in polacco è l’”operaio". E il termine lo lanciò nel 1920 lo scrittore ceco Karel Čapek nel suo dramma teatrale “I robot universali di Rossuim – R.U.R.”: storia appunto di uno scienziato che inventa questi esseri artificiali per affrancare l'uomo dalla fatica, salvo invece avere l'effetto di farlo scivolare nell'apatia e nell'indolenza. Alla fine i Robot ne prendono quindi il posto e conquistano la Terra: ma hanno il problema di riprodursi, fino a quando un robot maschio e un robot femmina non si innamorano e sperimentano la tecnica umana per fare figli.