Che ne sarà dell'umanità, ora che i nerd fanno sesso coi robot?
Non sanno ancora prepararci il caffè ma gli automi sono già diventati i disruptor delle bambole gonfiabili. E' il capovolgimento delle teorie di Marcuse
I robot non sono ancora in grado di farci un caffè ma c’è qualcuno che ha iniziato a farci sesso. Più che alla “Dolores” di Westworld somigliano a un manichino di Zara, seppur con zone del corpo che vibrano e si riscaldano per darci l’illusione d’intimità. Sanno riconoscere il nostro volto, rispondere alla nostra voce, imparare ciò che ci piace. La loro autocoscienza è ancora lontana ma già aprono il dibattito pubblico sulle implicazioni morali del possedere qualcosa (o qualcuno?). Oggi sono la disruption delle bambole gonfiabili, ma domani potrebbero mandare in pensione mogli e fidanzate (il mercato è, guarda un po’, prevalentemente maschile).
Ogni pregiudizio sul tipo di cliente è confermato: non è esattamente il maschio alpha a infilarsi un robot nel letto da impostare in modalità frigida o bollente, a seconda dell’umore della serata. Dai servizi realizzati da Times e Guardian sappiamo che gli user e i creatori si somigliano. Sono per lo più nerd, quarantenni vergini, gente che vive con la madre e che costruisce la propria fidanzata nel garage. Spesso i freak sono l’avanguardia, quindi si immagina già come ci comporteremo noi che ancora perdiamo tempo a flirtare, organizzare incontri, uscire a cena. In fondo le applicazioni per incontri sessuali hanno ridotto al minimo la socialità, facciamo un passo in più ed eliminiamola totalmente.
È ancora presto. Le bambole in commercio non sanno ancora camminare ma sanno fare l’occhiolino. Non possono portarci una birra ma possono ridere alle nostre battute, se le capiscono. La tecnologia è ancora costosa, ma per fortuna è un campo in cui si può rimanere a letto tutta la giornata e aver successo. Già così questi giocattoli paralitici per adulti costano tra i 5 mila e i 50 mila dollari. Soldi ben spesi se consideriamo che non si lamentano e che sono sempre disponibili. Si contano più forme di capezzoli che tipi di vagine, il che anticipa il tipo di sesso post genitale e inorganico che ci aspetta. Lo usi quando ne hai bisogno e poi lo spegni: una spugnetta e torna come nuovo. Un bordello a Barcellona a marzo offriva le LumiDolls “disinfettate con uno speciale antibatterico prima e dopo l’uso”. Come le attrezzature delle migliori palestre. Erotico. Peccato abbia chiuso nel giro di un mese.
Per quanto gli ingegneri si sforzino, i risultati non sembrano poi tanto diversi dal Cicciobello che ci sorprendeva sbrodolando, o da quel cane che vendono gli indiani insieme agli accendini, quello che ti canta “I'm gonna getcha good” di Shania Twain. Tuttavia sappiamo che da qui a quindici anni, o forse meno, potremmo ritrovarci con una copia perfetta di una modella o di una pornostar, tutta silicone e microchip. Quanto tempo passerà prima di poter avere la copia robotica del nostro capo da violentare? Chi può mai opporsi a questa meraviglia. Risposta: psicologi e femministe.
I robot non sanno ancora muovere bene la bocca e gli americani già pensano alle discriminazioni sessuali. C’è un report di maggio della Responsabile Robotics che si interroga sull'impatto che avranno i robot sulla nostra vita sessuale, sulla percezione di genere, se ci ritroveremo socialmente isolati, se diminuiranno i crimini sessuali. Kathleen Richardson, ricercatrice in Etica della robotica alla De Montfort University di Leicester, lancia petizioni contro la vendita dei robot a scopo sessuale perché aprono la strada alla schiavitù e allo stupro, rafforzando l’idea di reificazione della donna. Oggi chiederci se il sesso coi robot sia consensuale ci fa ridere quanto chiederci se il nostro rasoio voglia raderci o lo stiamo costringendo a farlo. Un giorno forse avrà diritti anche quello e ci chiederemo se sogna pecore elettriche. Oggi no.
Nessuno sembra chiedersi che ne sarà di noi quando i robot, arrivati a un punto tale di sofisticazione, decideranno che saremo obsoleti. Gli hacker russi e cinesi li riprogrammeranno per ucciderci, o peggio, per rompere le balle e lamentarsi di continuo. Dopo il matrimonio in ogni caso non sapremo che farcene, cercheremo nuove relazioni col microonde dotato d'intelligenza artificiale, l’unico che ci capisce. O con la nostra auto, per fuggire al lavoro, lasciando l'androide a casa a tradirci col robot del vicino. L'unico con cui non dover fingere orgasmi e pace dei sensori.
Herbert Marcuse immaginava un mondo in cui gli uomini si sarebbero rilassati con un cocktail in riva al mare e dedicati al piacere dei sensi e le macchine avrebbero lavorato per loro. Invece è più verosimile immaginare una profezia inversa: avremo un mondo in cui le macchine scopano al nostro posto mentre noi cerchiamo di lavorare ossessivamente. Probabilmente senza riuscirci.